domenica 8 marzo 2015

E’ sbagliato praticare lo Yoga?

                Ho bisogno di sapere quale grado di pericolosità ha per un cristiano la pratica dello Yoga. In cosa può compromettermi dall’essere cristiano? Lei sa che questa pratica si offre liberamente in parrocchie, scuole, etc. Ed inoltre sono raccomandate da sacerdoti cattolici (per esempio, Padre Antony de Mello e Padre Ignazio Larrañaga), che promuovono esercizi di Yoga per entrare in preghiera con Dio? Cosa mi può consigliare?
                La saluto in Cristo Gesù.


Stimato amico:

                Certo che sono cosciente della diffusione della pratica dello yoga in ambienti cattolici. Anche se ho comunque serie riserve al riguardo. Di seguito le spiegherò il perché.

1. Cos’è lo Yoga


                Nel pensiero tradizionale indù lo yoga è un insieme di tecniche di ascesi e metodi di meditazione per raggiungere l’unione con la divinità o col divino; può anche descriversi come un insieme di tecniche ed esercizi di ascetismo e dominio di se, che comprende dagli esercizi e metodi fisici, ginnastici, corporali, respiratori, etc., più o meno naturali, fino a complicate pratiche e procedimenti di concentrazione mentale o meditazione, posture, etc.; tutto questo mescolato con idee filosofico-religiose proprie dell’induismo, con la pretesa di giungere ad una mistica o unione col divino. Ci sono varie forme di yoga: la classica (esposto da Patagnjali), la buddista, la jaina. Nel suo aspetto tecnico ha bisogno di un’iniziazione, quindi non si può apprendere da soli, ma si deve avere un maestro, un guru[1].

                «Le tecniche dello yoga consistono nel sopprimere gli stati di coscienza, calmare le vibrazioni mentali e rimpiazzarle con un’esperienza intuitiva, extra-razionale»[2].
                Per questo, lo yoga deve passare attraverso otto tappe che segnalo perché sono importanti per fare un giudizio morale[3]:
                1º Il freno di se stessi (yama), che implica la disciplina delle emozioni e delle passioni, un vivere semplice, laborioso, onesto, morigerato, etc.
                2º Il freno della mente (niyama), ottenuto attraverso un opportuno regime di lavaggi interni, cercando la purificazione fisica (senza questo non potrebbe sopportare i difficili esercizi degli stadi seguenti).
                3º Le posture ed attitudini (âsana e mudrâ) che sono molto numerose (alcune conosciute come quella «del loto», nella quale si è soliti raffigurare Budda; quella «dell’albero», nella quale ci si sostiene con un solo piede, avendo l’altro appoggiato con la pianta sull’interiore della coscia; quella «del sostenersi sulla testa»; etc.). Molti credono erroneamente che tutto lo yoga si reduce a questo, cioè, fanno di esso un metodo di ginnastica.
                4º Gli esercizi di respirazione (prânâyâma) con le loro tre tappe (inspirazione, respirazione e arresto del respiro per un tempo determinato).
                5º l’astrarre i sensi dal mondo esteriore (pratyâhâra).
                6º La concentrazione della mente (dhâranâ) che permettono di mantenere la mente fissa su di un determinato argomento, senza possibilità di distrazione.
                7º Controllo della volontà (dhyâna). E’ uno stato di totale alienamento da ogni sensazione, di calma interiore senza alcun pensiero.
                8º L’estasi (samâdhi) o isolamento del vero Io dagli illusori veli dell’apparenza (mâyâ). Punta alla conoscenza del vero Io mediante l’estinzione dell’individualità attraverso una straordinaria concentrazione di pensiero.
                Si è soliti dire che queste tappe sono accompagnate da poteri straordinari e da conoscenze sovrumane che corrisponderebbero al contatto dello yogui con la «Verità»; o almeno si possono manifestare poteri telepatici o fenomeni simili.

2. Problemi medici

                Come si vede per quello che è stato detto prima lo Yoga mescola principi dell’ordine filosofico e religioso con elementi fisici (posture, metodi di rilassamento, di concentrazione, etc.). E’ possibile separare la metodologia di autodominio corporale dai suoi principi filosofici? In una certa misura è innegabile. Supponendo che una persona usa lo yoga solo come esercizio fisico e di meditazione, può questo comprometterlo? Come scriveva Carlo Rizzo (che è stato docente nella cattedra di Malattie Nervose e Mentali all’Università di Roma negli anni sessanta) per realizzare adeguatamente il metodo fisico che lo yoga insegna nei suoi primi stadi è necessario essere giovane ed inoltre essere esenti da malattie cardio-respiratorie o pleuro-polmonari, altrimenti alcuni esercizi non potranno essere compiuti con la necessaria intensità e perseveranza, risultando dannosi per l’organismo dell’apprendista. Ma, soprattutto, questo medico aveva importanti riserve dal punto di vista psichiatrico rispetto agli ultimi stadi yogici, per quanto tali esperimenti di autodominio avrebbero potuto favorire – in individui giovani, immaturi o costituzionalmente provvisti di un sistema nervoso poco solido – la comparsa di manifestazioni psicopatologiche (di tipo isterico o psicastenico)[4].
                In quanto a coloro che si limitano ad usare dello yoga quello che si prescrive per la terza o quarta tappa, si deve solo dire che si tratta di un comportamento superficiale che non può essere considerato propriamente yoga.

3. Problemi filosofici e teologici

                Si devono segnalare alcuni dubbi totalmente giustificati imposti dall’uso dello yoga da parte di un cristiano.

                1) Innanzitutto, «nelle idee e tecniche dello yoga nelle sue varie scuole e forme, insieme a elementi naturali (affermazioni o pratiche che possono essere utili per il dominio di sé o per la preghiera), si trovano elementi che difficilmente si possono considerare validi, neanche naturalmente (per esempio, la tendenza al panteismo, la dissoluzione della persona e dell’attività personale come meta ideale della “mistica”, spiegazioni confuse ed equivoche sulla natura umana e sulle sue relazioni con il resto della realtà, sottovalutazione di aspetti di questo mondo, etc.)»[5].
                E’ certo che si possono separare gli esercizi fisici e psichici dello yoga dalle idee di fondo del pensiero yoga. Ma questo non è sempre facile da fare, e si deve specialmente avere in conto che la maggioranza degli autori che divulgano le pratiche di yoga partecipano anche alle idee erronee che vi stanno sotto.

                2) Se non è immorale, è almeno senza dubbio molto pericoloso ricorrere alla tecnica yoga per acquisire (credendo di conseguire in questo modo) qualche potere mentale come la telepatia o alcuni dei fenomeni relazionati. Questo è giocare col fuoco ed esporsi allo svegliare qualche tendenza isterica o paranoica.

                3) Che dire dell’uso delle tecniche di yoga come aiuti per la preghiera cristiana? Mi sembra che il possibile uso erroneo di queste tecniche (come di qualsiasi altra ispirata dalle mode orientalizzanti) rimane sufficientemente avvertita nella Lettera della Congregazione per la Dottrina la Fede, riguardo a «alcuni aspetti della meditazione cristiana». Questo documento risponde al valore che possano avere  per i cristiani forme di meditazione o metodi orientali. In una nota chiarisce che «Con l’espressione “metodi orientali” s’intendono i metodi ispirati nell’Induismo e Buddismo, come lo “Zen”, la “meditazione trascendentale” o lo “Yoga”. Si tratta, quindi, di metodi di meditazione dell’Estremo Oriente non cristiani che, non poche volte oggi giorno, sono utilizzati anche da alcuni cristiani nella loro meditazione»[6].


                Tra le altre cose, il Documento ripassa brevemente la storia dei metodi erronei di preghiera che dai primi secoli cercano di prendere piede nella spiritualità cristiana[7]: «Già nei primi secoli s’insinuarono nella Chiesa modi erronei di preghiera, dei quali si trovano tracce in alcuni testi del Nuovo Testamento (cfr. 1 Gv 4, 3; 1 Tm 1, 3-7 y 4, 3-4). Poco dopo, appaiono due deviazioni fondamentali delle quali si occuparono i Padri della Chiesa: la pseudo-gnosi ed il mesalianesimo. Da questa primitiva esperienza cristiana e dall’atteggiamento dei Padri si può imparare molto per affrontare la problematica contemporanea».
                Per prima menziona la gnosi spuria: «Contro la deviazione della pseudo-gnosi[8], i Padri affermano che la materia è stata creata da Dio e, come tale, non è cattiva. Inoltre sostengono che la grazia, il cui principio è sempre lo Spirito Santo, non è un bene proprio dell’anima, ma deve implorarsi a Dio come dono. Per questo, l’illuminazione o conoscenza superiore dello Spirito –«gnosi»– non rende superflua la fede cristiana. Infine, per i Padri, il segno autentico di una conoscenza superiore, frutto della preghiera, è sempre l’amore cristiano».
                La seconda deviazione è il mesalianesimo: «I falsi cristiani del secolo IV identificavano la grazia dello Spirito Santo con l’esperienza psicologica della sua presenza nell’anima. Contro di essi i Padri hanno insistito che l’unione dell’anima che prega Dio ha luogo nel mistero; in particolare, per mezzo dei sacramenti della Chiesa. Questa unione si può realizzare anche attraverso esperienze di afflizione e perfino di desolazione. Contrariamente all’opinione dei messaliani, queste non sono necessariamente un segno dell’abbandono dell’anima da parte dello Spirito. Come sempre hanno riconosciuto i maestri spirituali, possono essere al contrario una partecipazione autentica dello stato di abbandono di Nostro Signore nella Croce, il quale rimane sempre come Modello e Mediatore della preghiera».
                Oggi nuovamente riappaiono: «Forme erronee, che risorgono sporadicamente lungo la storia a margine della preghiera della Chiesa, sembrano oggi impressionare nuovamente molti cristiani, che si dedicano ad esse come rimedio –psicologico o spirituale– e come rapido procedimento per trovare Dio».

                Guardando, quindi, l’espansione della moda orientalista nei nostri giorni, continua: «Con l’attuale diffusione dei metodi orientali di meditazione nel mondo cristiano e nelle comunità ecclesiastiche, ci troviamo di fronte ad un acuto rinnovamento del tentativo, non esente da rischi ed errori, di fondere la meditazione cristiana con quella non cristiana. Le proposte in questo senso sono numerose e più o meno radicali: alcune utilizzano metodi orientali con l’unico fine di raggiungere la preparazione psicofisica per una contemplazione realmente cristiana; altre vanno più in là e cercano di originare, con diverse tecniche, esperienze spirituali analoghe a quelle che si menzionano negli scritti di certi mistici cattolici; altre addirittura non hanno paura di collocare quell’assoluto senza immagini e concetti, proprio della teoria buddista, nello stesso piano della maestà di Dio, rivelata in Cristo, che si eleva in cima alla realtà finita. Per il fine, si servono di una «teologia negativa» che supera qualsiasi affermazione che abbia qualche contenuto su Dio, negando che le cose del mondo possano essere un segno che rimando all’infinitezza di Dio. Per questo, propongono di abbandonare non solo la meditazione delle opere salvifiche che il Dio dell’Antica e Nuova Alleanza ha realizzato nella storia, ma anche della stessa idea di Dio, Uno e Trino, che è Amore, in favore di un’immersione «nell’abisso indeterminato della divinità». Queste proposte o altre analoghe di armonizzazione tra meditazione cristiana e tecniche orientali dovranno essere continuamente vagliate con un attento discernimento di contenuti e di metodo, per evitare la caduta in un pericoloso sincretismo».

                Purtroppo molti autori cattolici sono rimasti affascinati dalla moda orientale e pretendendo di utilizzare solo la metodologia orientale hanno finito con l’assimilare anche i loro principi filosofici erronei. Un esempio sufficiente è il gesuita Anthony de Mello, la cui opera è stata oggetto di una «Notificazione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede», datata 24 giugno 1998. Quest’autore, dice il suddetto documento «sostituisce la rivelazione avvenuta in Cristo con un’intenzione di Dio senza forma né immagini, fino a giungere di parlare di Dio come di un puro vuoto». La Congregazione per la Dottrina della Fede ha segnalato che queste «posizioni... sono incompatibili con la fede cattolica e possono causare un grave danno».

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                Che dire a chi si considera capace di astrarre i meccanismi fisici di rilassamento e concentrazione da tutto l’insieme di elementi equivoci filosofici, religiosi e morali che sono dietro l’autentico yoga, in ordine ad usarli solamente come aiuti del suo metodo di studio o di preghiera? Si deve dir loro che la morale non può mettere più obiezioni che quelle sopra indicate; ma l’esperienza dimostra che, in pratica, quelli che sono capaci di non rimanere invischiati nel pensiero pseudo-orientalista sono meno di quelli che si avventurano in esso.

Bibliografia per approfondire:
                Delahoutre, Michel, Yoga, in: Diccionario de las religiones, Herder, Barcelona 1987, 1845-1847.
                Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera su alcuni aspetti della meditazione cristiana, 1989.
                Roger Rivière, J., Yoga, G.E.R., tomo 23, 802-803.
                Rizzo, Carlo, El Yoga, en: AA.VV., Cien problemas de conciencia, Diffusione, Buenos Aires 1962 (ha importanti osservazioni mediche).


Autore: P. Miguel Angel Fuentes, IVE
Traduzione: Nicola Vincentini


[1] Cf. J. Roger Rivière, Yoga, nella Grande Enciclopedia Rialp, t. 23, pp. 802-803.
[2] Cf. J. Roger Rivière, p. 803.
[3] Cf. Carlo Rizzo, El Yoga, en: AA.VV., Cien problemas de conciencia, Diffusione, Bs.As. 1962, pp. 305-317.
[4] Cf. Carlo Rizzo, loc. cit., pp. 313-314.
[5] Cf. J. Roger Rivière, p. 802.
[6] Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera su alcuni aspetti della meditazione cristiana, 1989, Introduzione, nota 1.
[7] Ibid., n. 8-12;
[8] La pseudo-gnosi considerava la materia come qualcosa di impuro, degradato, che avvolgeva l’anima in un’ignoranza dalla quale doveva liberarsi attraverso la preghiera; in questo modo, l’anima si elevava alla vera conoscenza superiore e, pertanto, alla purezza. Certamente, non tutti potranno raggiungerla, ma solo gli uomini veramente spirituali; per i semplici credenti bastavano la fede e l’osservanza dei comandamenti di Cristo.

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