mercoledì 23 gennaio 2013


Come dobbiamo considerare il problema dell'omosessualità?


Come dobbiamo considerare il problema dell’omosessualità e qual è la maniera corretta e cristiana di trattare le persone omosessuali? 


In questo articolo prendiamo spunto di una delle risposte del teologo P.Miguel Angel Fuentes alle domande che li vengono rivolte nel sito “Teologo responde”. 

Ringraziamo Tullia Trevisan per il suo lavoro di traduzione di questo articolo.




  
1. Natura del fenomeno

Il Catechismo della Chiesa Cattolica definisce il fenomeno dell’ omosessualità come “le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso” (CCC n. 2357).
Questa deviazione può rispondere a cause puramente morali o cause psicologiche. Le origini del fenomeno della persona omosessuale non sono del tutto chiare: ci sono diverse ipotesi. La più plausibile indica che si possono avere delle predisposizioni organiche e funzionali e l’ origine si riferisce di solito a un’intricata rete di relazioni affettive e sociali. Sono stati studiati gli eventuali fattori di eredità, sociologici e ormonali; ma quello che risulta essere più preponderante è il clima educativo famigliare, specialmente del periodo che va dai 6 ai 12 anni. Il dinamismo originale della deviazione omosessuale sembrerebbe consistere in un fallimento di identificazione affettiva del bambino e della bambina. 


2. Giudizio morale

Bisogna operare un giudizio diverso tra la tendenza e l’atto.

1º L’atto omosessuale

Per atto omosessuale intendiamo non solo gli atti  sessuali consumati ma anche gli atti del desiderio e del pensiero pienamente acconsentito. Questi sono intrinsecamente disordinati e cattivi. Lo insegna la Sacra Scrittura, il Magistero e la ragione.

-La Sacra Scrittura ha numerosi testi a riguardo:  “Non ti accosterai come un uomo con una donna; è abominevole (Lev 18,22); Ugualmente gli uomini abbandonando l’uso naturale della donna arderanno l’uno per l’atro, commettendo l’infamia di uomo con uomo, ricevendo in se stesso la paga meritata del proprio smarrimento (Rom 1,27); Non vi ingannate! Né gli impuri...né gli effeminati, né gli omosessuali...erediteranno il Regno di Dio (1 Cor 6,9-10).

-Il Magistero si è pronunciato in distinte occasioni, alcune volte analizzando direttamente il tema, come la Dichiarazione  sulla  Persona umana. Nella Sacra Scrittura sono considerati come gravi depravazioni e sono presentati come la triste conseguenza della repulsione di Dio (cf. Rom 1,24-27).
Questo giudizio della Scrittura non conclude affermando che tutti quelli che soffrono di questa anomalia sono del tutto responsabili delle loro manifestazioni, però attesta che “gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e non possono ricevere approvazione in ogni caso” (Persona umana, n. 8).  Lo si può trovare anche nel “Catechismo della Chiesa Cattolica” e in altri documenti. Altre volte il Magistero è intervenuto condannando gli errori di alcuni moralisti su questo punto. Come per esempio gli errori di J.J. McNeill, Charles Curran, André Guindon.

             -La stessa ragione che è filosofica e teologica dimostra che è illecito attuare questi atti, in quanto percepiamo che:
                a) Sono incapaci della finalità procreativa che è propria dell’atto sessuale umano (finalità che non può essere esclusa volontariamente) (Cfr. Humanae vitae, 14)
                b) Negano la complementarietà tra l’uomo e la donna, la quale è inscritta nella stessa Natura: non solo perché uomo e donna sono complementari genitalmente ma anche perché lo sono germinalmente (le cellule sessuali sono complementari: ovuli e spermatozoi) e psicologicamente.
             c) Negano la saggezza creatrice di Dio: quindi negando l’unico che è esplicitamente scritto nella natura dell’uomo, nega il piano di Dio della creazione.
               d) Negano l’ auto-donazione che è l’ultima ragione dell’uso del sesso. L’atto sessuale è soprattutto più di una ricerca di autocompiacimento, in quanto è una donazione di sé.
                e) Sono atti antisociali: perché non contribuiscono con la generazione dei nuovi figli per la società. Il sesso si ordina per la perpetuazione della specie. Se la pratica omosessuale fosse lecita e tutti la praticassero equivarrebbe al suicidio dell’intera società.


                2º La tendenza omosessuale

Su questo tema bisogna evitare diversi equivoci. Fondamentalmente bisogna dire che, mentre la tendenza omosessuale non è consentita, non costituisce alcun peccato, però allo stesso tempo bisogna anche affermare che essa stessa tende come fine a un atto disordinato: è un disordine.

Prima di tutto, diciamo che può non costituire un peccato. Così insegna il Magistero: “Un numero considerevole di uomini e donne presentano tendenze omosessuali istintive. Non scelgono la condizione omosessuale: questo significa per molti di loro una prova autentica”. Allo stesso tempo però bisogna ricordare che è una tendenza oggettivamente disordinata: “La particolare inclinazione della persona omosessuale anche se non è peccato, costituisce comunque una tendenza più o meno forte verso un comportamento intrinsecamente cattivo da un punto di vista morale. Per questo motivo l’ inclinazione stessa deve essere considerata oggettivamente disordinata (Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sull’attenzione pastorale alle persone omosessuali, n.3).

Di conseguenza queste persone sono chiamate a vivere la castità in un modo totale e a unire la sofferenza causata per la loro tendenza alla croce di Cristo. (Cfr. CCC n. 2358)


3. Le attitudini sociali con le persone omosessuali

          Insegna il Catechismo: le persone omosessuali “devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione” (CCC n.2358). Queste persone hanno diritti fondamentali: diritto al lavoro, alla casa ecc. Questi diritti comunque non sono assoluti; possono essere limitati dall’Autorità a causa dei comportamenti esterni oggettivamente disordinati che vanno contro il bene comune o contro quelli più deboli (fisicamente e moralmente). Questa riduzione dei diritti non assoluti si pratica in molti casi: in determinate malattie contagiose, malattie mentali, individui socialmente pericolosi ecc. Quindi esiste una discriminazione giusta: “Esistono ambiti nei quali non c’è una discriminazione ingiusta quando si tiene conto la tendenza sessuale: per esempio nell'adozione custodita dei bambini, nel fatto di essere professori o istruttori dello sport e nel servizio militare”.

Alcuni omosessuali dichiarati pubblicamente ritengono che dovrebbero avere un’approvazione pubblica. Costoro usano normalmente lo slogan della discriminazione sociale come arma politica per manipolare la società e la stessa Chiesa. L’ultimo obiettivo di costoro non è quello di trovare una sistemazione nella società dove poter vivere castamente, ma vorrebbero l’approvazione dei loro comportamenti omosessuali nell'ambito giuridico-sociale e l’equiparazione della coabitazione omosessuale con il matrimonio eterosessuale, incluso il “diritto” a sposarsi con persone dello stesso sesso. Giovanni Paolo II dice rispetto a questo: “Ciò che non deve essere ammissibile è l’approvazione della pratica giuridica della pratica omosessuale. Bisogna essere comprensibili nei confronti di chi pecca, ma a chi non è capace di liberarsi da questa tendenza  non vanno  sminuite le esigenze della norma morale. Cristo ha perdonato la donna adultera, salvandola dalla lapidazione (Jn 8,1-11), però, allo stesso tempo le disse: Va e da questo momento non peccare più”. Riferendosi alla risoluzione del Parlamento Europeo su questo tema, aggiunse: “Il Parlamento ha conferito indebitamente un valore istituzionale ai comportamenti devianti, ovvero non conformi al piano di Dio; esistono le debolezze ma il Parlamento facendo questo ha assecondato le debolezze dell’ uomo” (Giovanni Paolo II, Angelus del 20 Febbraio 1994)


Fonte: Teologo responde, P. Miguel Angel Fuentes, IVE
Traduzione: Tullia Trevisan

1 commento:

  1. Vi ringrazio tanto per questo post! Serve tanto nella società di oggi.Serve a fare chiarezza, perchè uno dei problemi fondamentali è che anche tra i giovanissimi (15-18 anni) si sta diffondendo una cultura dell'ambiguità tremenda. Cioè confusione di ruoli e un falso buonismo che asseconda ogni pulsione in nome della libertà individuale. La cultura della società non aiuta e le famiglie si trovano impreparate a gestire la situazione. Per questo alla fine succede che spesso i genitori appoggiano e incoraggiano certi atteggiamenti in ragazzi troppo giovani per avere già completa e matura la loro identità invece di amarli e stargli vicino illuminando le loro condotte e i loro dubbi. Il problema è grave e reale, soprattutto nelle grandi città. C'è bisogno di chiarezza e schiettezza con i ragazzi. Non si può dire ad un figlio "fai come ti senti". Il Signore e Maria S.S. aiutino noi giovani a camminare nella Verità!

    Elena

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