venerdì 4 gennaio 2013


Al giudizio sarò solo con Dio
(Parte III)


Il giorno seguente, 21 gennaio 1859, doveva essere l'ultimo della vita di Michele Magone. Le sue condizioni sono talmente peggiorate che non può nemmeno alzarsi per fare la Comunione.
La mamma comincia a preoccuparsi.
-Ti senti molto male, Michele?
-Non riesco più a respirare. Ho tossito tutta la notte. Sono così stanco!
Verso le due pomeridiane, la malattia si aggrava ancor di più. Don Bosco viene a trovare il piccolo malato e vede che ha il fazzoletto macchiato di sangue.
-È grave, - dice all'infermiere. - Sputa sangue. Bisogna chiamare subito il medico.
- Mamma, - domanda Michele, - cos'ha detto don Bosco? Perché mi ha preso il fazzoletto?
- Abbiamo paura che la malattia sia piuttosto seria.

E dopo un istante, quella madre veramente cristiana aggiunge:
-Mentre aspettiamo il dottore, non vorresti confessarti?
-Sì, mamma. Mi sono appena confessato e comunicato ieri, ma mi confesserò di nuovo volentieri. Lasciami un momento con don Bosco.
Dopo la confessione si sente così sollevato che quasi gli vien voglia di scherzare.
-Che cosa preferisci, - gli domanda don Bosco: - guarire o andare in paradiso?
-Il Signore sa ciò che è meglio per me. Sia fatta la sua volontà.
-Ma se il Signore ti lasciasse libero di scegliere la guarigione o il paradiso, che cosa sceglieresti?
-Chi sarebbe così sciocco da non scegliere il paradiso?
-Andresti dunque volentieri in paradiso?
-Con tutto il cuore è la grazia che domando continuamente al Signore.
-E quando vorresti andarci?
-Anche subito, se tale è la volontà di Dio.
-Bravo, Michele. Ripeti dunque con me: Sia fatta la volontà di Dio in ogni cosa.

Poco dopo arriva il dottore. Uno sguardo basta a convincerlo della gravità estrema della malattia.
-Tenteremo di fargli un salasso, - dice. - C'è una pericolosa emorragia che minaccia di soffocarlo.
 Ma Michele non ne trae alcun sollievo e continua anzi a peggiorare. Il dottore fa ricorso a tutti i rimedi in uso a quel tempo: salassi, impiastri, cataplasmi e pozioni, ma invano. Alla fine deve darsi per vinto. Non c'è più nulla da fare: ci vorrebbe un miracolo.
Michele è il primo ad accorgersene. Alle nove di sera bisbiglia all'orecchio di don Bosco:
-Sono alla fine. Vorrei comunicarmi un'ultima volta prima di morire.
Viene subito accontentato e, dopo un fervoroso ringraziamento, dice:
-Nella massima di domenica scorsa c'era uno sbaglio. Al giudizio non sarò solo con Dio: ci sarà anche la Madonna, e mi proteggerà. Non ho più paura. Sono pronto a partire ad ogni istante. La Madonna è con me.
Michele sembra adesso più sollevato, tanto che don Bosco persuade la mamma a riposare un poco nella stanza vicina.
-Vorresti ricevere l'Estrema Unzione? -manda don Bosco.
-Sì, volentieri.

Michele conserva una perfetta lucidità di mente e risponde a tutte le preghiere. All'unzione della bocca dice:
-Mio Dio, perché non mi hai fatto inaridire la lingua la prima volta che l'ho usata per offenderti? Come sarei più contento adesso! Quanti peccati in meno avrei sulla coscienza!
E all'unzione delle mani:
-Quanti pugni ho dato con queste mani! Mio Dio, perdonami ed aiuta i miei compagni ad essere migliori di me.
-Devo chiamare tua mamma? - gli domanda don Bosco.
-No. Soffrirebbe troppo a vedermi morire. In cielo pregherò per lei. Quanto le voglio bene!
-Ora ti darò la benedizione papale con l'indulgenza plenaria, e poi cercherai di riposare.

Michele risponde alle preghiere e riceve questa ultima benedizione con la più viva fede. Nella sua biografia, don Bosco descrive così gli ultimi momenti di Michele:
“Le sue sofferenze gli procuravano gioia e piacere. Aveva spesso pregato il Signore di lasciargli fare il purgatorio in questa vita, in modo da volare in paradiso subito dopo morte. Questo pensiero gli faceva sopportare tutto con gioia.
Non so come definire la morte di Michele: la chiamerei un sonno lieto che porta un'anima dai dolori di questa vita alla beata eternità ”.

In cielo egli prega certamente per noi e per tutti i monelli che forse gareggiano in prodezze con la Mano Nera di Carmagnola.
Ti aiuti il suo esempio a fare dell'avventura meravigliosa della tua vita qualcosa di buono e di grande. E perché non potresti farti santo anche tu?
Come lui. 

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