martedì 30 settembre 2014

Il Peccato Mortale: Un Dialogo Socratico

Dialogo  sul peccato mortale tra Sam, un protestante, e Justin, un cattolico


Sam: Che cosa intendete voi cattolici quando dite “peccato mortale”?
Justin: Ah, bella domanda! Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice al paragrafo 1857: “Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: ‘è peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso’”.
Sam: Ci sono delle basi bibliche per questo?
Justin: Certamente, apri la prima lettera di Giovanni, capitolo 5, versetto 16. Giovanni scrive: “Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non è mortale, preghi, e Dio gli darà la vita: a coloro, cioè, il cui peccato non è mortale. C’è infatti un peccato che è mortale; non dico di pregare riguardo a questo peccato. Ogni iniquità è peccato, ma c'è un peccato che non è mortale”.
Sam: La mia traduzione non dice “mortale”, ma dice “che conduce alla morte”.
Justin: Ok, ma cerchiamo di non fissarci sulla terminologia, è la realtà a cui si riferisce che ci interessa realmente. Quello che voglio dire citando quel verso è che la Bibbia fa una distinzione tra un peccato che è meno grave e un peccato che è grave, mortale, che conduce alla morte.
Sam: Ma io non credo che possa esistere un peccato mortale, Justin, non credo che un cristiano possa perdere la propria salvezza. Un Padre non rifiuta i suoi figli.
Justin: Vero, ma il figlio può rifiutare il padre, giusto? Il figliol prodigo, anche dopo essere stato perdonato e dopo essere tornato a casa dalla sua famiglia, poteva decidere di andarsene di nuovo, giusto?
Sam: Sì, suppongo.
Justin: Lo supponi? Quindi è possibile che potrebbe essere impossibile per il figlio rifiutare il padre una seconda volta?
Sam: Ok, va bene, potrebbe averlo rifiutato un’altra volta. Ma la cosa che mi preoccupa di voi cattolici è che sembra che pensiate di poter perdere la salvezza così come potreste perdere le chiavi.
Justin: Quali cattolici?
Sam: I cattolici che conosco.
Justin: Ma io non ti chiedo di riflettere su quello che dicono i cattolici cattivi, ma sugli insegnamenti della loro Chiesa. Comunque, non cambiamo discorso: è possibile che un cristiano possa rifiutare Cristo ed essere dannato? Vai alla seconda lettera di Pietro, capitolo 2, versetto 20.
Sam: “Se infatti, dopo essere sfuggiti alle corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del nostro Signore e salvatore Gesù Cristo, rimangono di nuovo in esse invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima.”
Justin: Sam, è possibile per una persona fuggire le corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza di Gesù Cristo ma poi, più tardi, tornare nel mondo ed essere di nuovo invischiato nel peccato ed esserne vinto? Dal momento che tu sei un cristiano che crede solo alla Bibbia, dovresti credere che questa ultima condizione per lui è divenuta peggiore della prima, quando ancora non credeva. Giusto?
Sam: Sì, penso che sia possibile rifiutare Cristo dopo averlo accettato. Diciamo che sono d’accordo con te…
Justin: Non con me, ma con l’apostolo Pietro.
Sam: …con la tua interpretazione dell’apostolo Pietro. Se io la accetto, e sono aperto a questa interpretazione, non credo che sarà facile.
Justin: Cosa non sarà facile? Perdere la tua salvezza?
Sam: Sì.
Justin: Sono d’accordo. E cosa ci vorrebbe, secondo te, per perdere la salvezza?
Sam: Un rifiuto completo di Cristo. Sapere ciò che ha fatto per te, sapere che è il tuo Salvatore e tuttavia sputargli in faccia, dirgli che non vuoi la sua salvezza.
Justin: E sarebbero necessarie quelle parole? Questa persona ha bisogno di dire: “Ti rifiuto, Gesù, non voglio la tua salvezza”? Potrebbe, in teoria, dirlo, intenderlo, con le sue azioni. Per esempio, una persona potrebbe sapere che l’adulterio, la venerazione di idoli o l’omicidio offendono Cristo e tuttavia potrebbe farlo lo stesso come un atto di ribellione contro di Lui. Queste azioni potrebbero essere equivalenti a rifiutare Gesù? Come hai detto tu, sputargli in faccia e rifiutare la sua salvezza?
Sam: Sì, beh, non dico che c’è una formula precisa che bisogna dire per rifiutare la salvezza, però immagino che certe azioni potrebbero farlo, certo.
Justin: Come, mentire su qualcosa di poco conto? Ad esempio, il tuo capo entra in ufficio e chiede arrabbiato di fronte a tutti: “Chi si è dimenticato di fare benzina alla macchina aziendale?!”. Sei stato tu ma non hai il coraggio di dirlo.
Sam: Questo è ridicolo, ovviamente questa azione non potrebbe significare un rifiuto di Cristo.
Justin: Ok, quindi l’azione deve essere molto grave allora?
Sam: Sì.
Justin: Che ne pensi di un’azione grave commessa da qualcuno che, diciamo, non sapeva fosse sbagliata. Diciamo ad esempio che ad una persona è sempre stato detto, per tutta la sua vita, che la fornicazione – sesso prima del matrimonio - fosse una cosa buona. Commette quell'azione, sicuramente sei d’accordo sul fatto che sia un peccato grave, ma questa persona non sa che è un peccato. Mi stai dicendo che lui potrebbe perdere la sua salvezza a causa di questo atto oggettivamente grave?
Sam: No, ovviamente deve sapere che è sbagliato. Ecco perché ho detto che deve essere come se dicessi a Cristo: “Io so che sei morto per me, so che sei il mio Salvatore, ma non mi interessa. Non voglio la tua salvezza”. Non puoi dirlo, senza sapere che è sbagliato e senza intenderlo. E anche se lo dicessi, ad esempio perché eri drogato o qualcosa del genere, comunque non eri cosciente mentre lo dicevi, quindi non vale.
Justin: Ok, ok. Quindi, fammi capire bene. L’azione deve essere grave, non banale, la persona deve sapere che l’azione è sbagliata e deve scegliere di farla comunque… E invece, una persona che, diciamo, è dipendente dalla droga? Conosce Cristo ed è salva. Ma che succede se, dato che è dipendente dalla cocaina, finisce per drogarsi di nuovo? Questa è certamente un’azione grave, un’azione grave che lui sa essere grave, ma la fa comunque. Mi stai dicendo che questa persona perderà sicuramente la salvezza?
Sam: No! Guarda, non sono uno neuroscienziato, ma se fosse veramente dipendente, allora non sarebbe completamente libero, giusto? E se non fosse interamente libero allora come potrebbe essere condannato per quello? Anche se sapesse di star facendo qualcosa di sbagliato.
Justin: Aspetta, sto cercando di capire la tua posizione. Quindi, tu stai dicendo che affinché una persona possa perdere la propria salvezza, l’azione deve essere grave, la persona deve sapere che quello che sta facendo è grave e deve farlo liberamente.
Sam: Sì, cioè, devo ancora pensarci un po’. Ho la sensazione che tu mi abbia incastrato.
Justin: Leggimi il paragrafo 1857 del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Sam: “Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: ‘è peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso’”. Incastrare una persona in una discussione è materia grave? Perché se è così, sono abbastanza sicuro che tu sia nei guai.

Fonte: www.mattfradd.com
Traduzione: Voci del Verbo

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