Il Peccato Mortale: Un Dialogo Socratico
Dialogo sul peccato mortale tra Sam, un protestante, e Justin, un cattolico
Sam: Che cosa intendete voi
cattolici quando dite “peccato mortale”?
Justin: Ah, bella domanda!
Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice al paragrafo 1857: “Perché un peccato
sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: ‘è peccato mortale
quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con
piena consapevolezza e deliberato consenso’”.
Sam: Ci sono delle basi
bibliche per questo?
Justin: Certamente, apri la
prima lettera di Giovanni, capitolo 5, versetto 16. Giovanni scrive: “Se uno
vede il proprio fratello commettere un peccato che non è mortale, preghi, e Dio
gli darà la vita: a coloro, cioè, il cui peccato non è mortale. C’è infatti un
peccato che è mortale; non dico di pregare riguardo a questo peccato. Ogni
iniquità è peccato, ma c'è un peccato che non è mortale”.
Sam: La mia traduzione non
dice “mortale”, ma dice “che conduce alla morte”.
Justin: Ok, ma cerchiamo di
non fissarci sulla terminologia, è la realtà a cui si riferisce che ci
interessa realmente. Quello che voglio dire citando quel verso è che la Bibbia
fa una distinzione tra un peccato che è meno grave e un peccato che è grave,
mortale, che conduce alla morte.
Sam: Ma io non credo che
possa esistere un peccato mortale, Justin, non credo che un cristiano possa
perdere la propria salvezza. Un Padre non rifiuta i suoi figli.
Justin: Vero, ma il figlio
può rifiutare il padre, giusto? Il figliol prodigo, anche dopo essere stato
perdonato e dopo essere tornato a casa dalla sua famiglia, poteva decidere di
andarsene di nuovo, giusto?
Sam: Sì, suppongo.
Justin: Lo supponi? Quindi è
possibile che potrebbe essere impossibile
per il figlio rifiutare il padre una seconda volta?
Sam: Ok, va bene, potrebbe
averlo rifiutato un’altra volta. Ma la cosa che mi preoccupa di voi cattolici è
che sembra che pensiate di poter perdere la salvezza così come potreste perdere
le chiavi.
Justin: Quali cattolici?
Sam: I cattolici che conosco.
Justin: Ma io non ti chiedo
di riflettere su quello che dicono i cattolici cattivi, ma sugli insegnamenti
della loro Chiesa. Comunque, non cambiamo discorso: è possibile che un
cristiano possa rifiutare Cristo ed essere dannato? Vai alla seconda lettera di
Pietro, capitolo 2, versetto 20.
Sam: “Se infatti, dopo
essere sfuggiti alle corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del nostro
Signore e salvatore Gesù Cristo, rimangono di nuovo in esse invischiati e
vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima.”
Justin: Sam, è possibile per
una persona fuggire le corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza di Gesù
Cristo ma poi, più tardi, tornare nel mondo ed essere di nuovo invischiato nel
peccato ed esserne vinto? Dal momento che tu sei un cristiano che crede solo
alla Bibbia, dovresti credere che questa ultima condizione per lui è divenuta
peggiore della prima, quando ancora non credeva. Giusto?
Sam: Sì, penso che sia
possibile rifiutare Cristo dopo averlo accettato. Diciamo che sono d’accordo
con te…
Justin: Non con me, ma con
l’apostolo Pietro.
Sam: …con la tua interpretazione
dell’apostolo Pietro. Se io la accetto, e sono aperto a questa interpretazione,
non credo che sarà facile.
Justin: Cosa non sarà
facile? Perdere la tua salvezza?
Sam: Sì.
Justin: Sono d’accordo. E
cosa ci vorrebbe, secondo te, per perdere la salvezza?
Sam: Un rifiuto completo di
Cristo. Sapere ciò che ha fatto per te, sapere che è il tuo Salvatore e
tuttavia sputargli in faccia, dirgli che non vuoi la sua salvezza.
Justin: E sarebbero
necessarie quelle parole? Questa persona ha bisogno di dire: “Ti rifiuto, Gesù,
non voglio la tua salvezza”? Potrebbe, in teoria, dirlo, intenderlo, con le sue
azioni. Per esempio, una persona potrebbe sapere che l’adulterio, la
venerazione di idoli o l’omicidio offendono Cristo e tuttavia potrebbe farlo lo
stesso come un atto di ribellione contro di Lui. Queste azioni potrebbero essere
equivalenti a rifiutare Gesù? Come hai detto tu, sputargli in faccia e
rifiutare la sua salvezza?
Sam: Sì, beh, non dico che
c’è una formula precisa che bisogna dire per rifiutare la salvezza, però
immagino che certe azioni potrebbero farlo, certo.
Justin: Come, mentire su
qualcosa di poco conto? Ad esempio, il tuo capo entra in ufficio e chiede
arrabbiato di fronte a tutti: “Chi si è dimenticato di fare benzina alla
macchina aziendale?!”. Sei stato tu ma non hai il coraggio di dirlo.
Sam: Questo è ridicolo,
ovviamente questa azione non potrebbe significare un rifiuto di Cristo.
Justin: Ok, quindi l’azione
deve essere molto grave allora?
Sam: Sì.
Justin: Che ne pensi di
un’azione grave commessa da qualcuno che, diciamo, non sapeva fosse sbagliata.
Diciamo ad esempio che ad una persona è sempre stato detto, per tutta la sua
vita, che la fornicazione – sesso prima del matrimonio - fosse una cosa buona. Commette
quell'azione, sicuramente sei d’accordo sul fatto che sia un peccato grave, ma questa persona non sa che è un peccato. Mi stai dicendo che lui potrebbe perdere la sua
salvezza a causa di questo atto oggettivamente grave?
Sam: No, ovviamente deve
sapere che è sbagliato. Ecco perché ho detto che deve essere come se dicessi a
Cristo: “Io so che sei morto per me, so che sei il mio Salvatore, ma non mi
interessa. Non voglio la tua salvezza”. Non puoi dirlo, senza sapere che è
sbagliato e senza intenderlo. E anche se lo dicessi, ad esempio perché eri drogato
o qualcosa del genere, comunque non eri cosciente mentre lo dicevi, quindi non
vale.
Justin: Ok, ok. Quindi,
fammi capire bene. L’azione deve essere grave, non banale, la persona deve
sapere che l’azione è sbagliata e deve scegliere di farla comunque… E invece,
una persona che, diciamo, è dipendente dalla droga? Conosce Cristo ed è salva.
Ma che succede se, dato che è dipendente dalla cocaina, finisce per drogarsi di
nuovo? Questa è certamente un’azione grave, un’azione grave che lui sa essere
grave, ma la fa comunque. Mi stai dicendo che questa persona perderà
sicuramente la salvezza?
Sam: No! Guarda, non sono
uno neuroscienziato, ma se fosse veramente dipendente, allora non sarebbe
completamente libero, giusto? E se non fosse interamente libero allora come
potrebbe essere condannato per quello? Anche se sapesse di star facendo
qualcosa di sbagliato.
Justin: Aspetta, sto
cercando di capire la tua posizione. Quindi, tu stai dicendo che affinché una
persona possa perdere la propria salvezza, l’azione deve essere grave, la
persona deve sapere che quello che sta facendo è grave e deve farlo
liberamente.
Sam: Sì, cioè, devo ancora
pensarci un po’. Ho la sensazione che tu mi abbia incastrato.
Justin: Leggimi il paragrafo
1857 del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Sam: “Perché un peccato sia
mortale si richiede che concorrano tre condizioni: ‘è peccato mortale quello
che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena
consapevolezza e deliberato consenso’”. Incastrare una persona in una
discussione è materia grave? Perché se è così, sono abbastanza sicuro che tu
sia nei guai.
Fonte: www.mattfradd.com
Traduzione: Voci del Verbo
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