lunedì 31 dicembre 2012



Al giudizio sarò solo con Dio
(Parte II)


Dopo qualche secondo Michele riprende le parole.
-Credo che sia un avviso del Signore di star pronto a partire.
Qualche minuto dopo va a trovare don Bosco:
- Guardi che massima mi è toccata alla riunione della Compagnia: “Al giudizio sarò solo con Dio”. È il Signore che mi cita a comparire davanti al suo tribunale.
- Ma no, Michele! Non impressionarti così. Tutti dobbiamo essere pronti a morire quando il Signore ci chiama. Non dice il Vangelo che il Signore verrà come un ladro?
Ma Michele è convinto che don Bosco sa e che non vuole parlare.
- Mi dica: quanto tempo mi resta da vivere?
- Vivremo finché il Signore vorrà.
Michele diventa sempre più ansioso.
- Mi dica almeno se finirò l'anno che abbiamo appena cominciato.
- Su, coraggio, Michele! Sai bene che è inutile fare queste domande. La nostra vita è nelle mani di Dio. Lui solo conosce quanto tempo ci resta da vivere. L'importante non è sapere l'ora della morte ma esser pronti a morir bene.

- Se lei non me lo dice, vuoi dire che quell'ora dev'essere molto vicina.
- Non credo che sia tanto vicina; ma anche se lo fosse, non saresti contento di andare in paradiso a vedere la Madonna?
- È vero... ha ragione.
E don Bosco conclude:
- Ascolta me: conservati calmo e sereno. Come san Luig.


Lunedì e martedì non accadde nulla di speciale. Michele era allegro come sempre.

- Bravo! - gli disse Beppe dopo una brillante vittoria a “ barra rotta”. -Adesso pensa a vincere la prossima partita, non a morire. Ma Michele non è persuaso e mormora:
-Eppure tocca a me.
Mercoledì dopo pranzo, durante la ricreazione, don Bosco lo vede tutto solo sul balcone. Guarda gli altri ragazzi che stanno giocando.
- Come mai non giochi?
- Non sto bene. Credo siano i miei soliti vermi.
- Se è solo quello, non è nulla di grave. Non aver paura. Va' dall'infermiere e chiedigli qualche medicina.
Don Bosco segue con lo sguardo preoccupato il suo piccolo "generale”. A Michele non restano che due giorni di vita.



Giovedì mattina Michele si alzò con gli altri ragazzi. Ogni giovedì faceva la Comunione per i moribondi, ed anche quel giorno non volle ometterla. Dopo colazione cercò di giocare, ma le gambe gli sembravano pesanti come piombo. Gli girava la testa e stentava perfino a respirare. Don Rua se ne accorse e gli domandò:

- Come ti senti stamattina?
- Non troppo bene. Sono tanto stanco! Non riesco a respirare. Vorrei mettermi a letto.
-Ma certo! Va' subito in infermeria e cerca di riposare
Un'ora dopo, don Bosco è al suo capezzale.
-Ti senti meglio adesso?
-Sì, un po' meglio.
-Ho una buona notizia da darti. Indovina chi è venuto a trovarti.
-Mia mamma?
-Come hai fatto a indovinarlo? Sì, tua mamma è venuta a Torino per affari e naturalmente vuol  vederti.
-Sono tanto contento che sia venuta. Mi sento mezzo guarito.
-E adesso cerca di guarire anche l'altra metà. Le dirò che non c'è nulla di grave. Ora cerca di riposare e sta' sereno e allegro.
La mamma è molto preoccupata, ma dice a don Bosco:
-Può darsi sia la solita malattia.
Michele desidera avere vicina la mamma, e don Bosco l'accontenta.

Verso sera don Bosco ritiene prudente chiamare il medico, il quale però non pensa si tratti di cosa grave.
-Continuate a dargli le stesse medicine, -dice a don Bosco, - e fra due o tre giorni il malato sarà perfettamente ristabilito. 

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