venerdì 22 marzo 2013


Gesù: è veramente Dio?
(parte I)



Le opinioni su Gesù  hanno diviso le acque intellettuali dal momento in cui la Sua vita pubblica iniziò fino ad oggi. Attraverso Lui innumerevoli legioni di uomini e donne hanno lasciato tutto: il paese, la famiglia, le ricchezze, le posizioni, l’avvenire, la salute, e la vita stessa.
Ci sono stati anche uomini che hanno pensato le cose più stravaganti di Lui. Hanno detto che era un pazzo (Marco 3, 21: Egli è fuori di sé, Giovanni 10, 20: Ha perso il giudizio), che era posseduto (Marco 3, 22: Egli è in possesso di Belzebù, Marco 3, 30: Ha uno spirito maligno , Giovanni 7, 20: Tu sei posseduto dal demonio), che era un bugiardo: (Matteo 27, 63: quello impostore ... ha detto...), (Giovanni 7, 12: No, inganna la gente!), che era una peccatore (Luca 7, 34: Ecco un mangione e un beone), un bestemmiatore (Matteo 26, 65: Ha bestemmiato! ). Inoltre, hanno detto che era un pazzo psicologico, un epilettico, un infame (Voltaire), un buffone, un ribelle, un comunista, un guerrigliero, ecc. Si tratta di sentenze emesse dalla passione, l'invidia e l'odio; e nessuno dei "nemici seri" di Cristo (i suoi "detrattori scientifici») hanno mai condiviso queste opinioni. 

Quindi, per rispondere alla Sua domanda bisogna che prendiamo spunto dagli autori seri e delle stesse parole di nostro Signore. Infine, dopo questo lavoro si arriva ad una conclusione molto suggestiva.

Dividiamo questo articolo di P.Miguel Angel Fuentes in tre parti. Ringraziamo  Francesco e Fiorella Sarubbo per il grande lavoro di traduzione.

1. Cosa hanno detto su  Cristo i suoi “seri critici”?

Riportiamo alcuni dei più famosi dei secoli XIX e XX

            L'apostata francese Joseph-Ernest Renan diceva:  Gesù  “... è la più alta regola di vita, il più noto e il più virtuoso. Lui ha creato il mondo delle anime pure, dove si trova ciò che inutilmente si chiede alla Terra, la perfetta nobiltà dei figli di Dio, la piena santità, l'astrazione totale delle contaminazioni del mondo, la libertà, la fine”[1]. Anche ha  scritto: "Tutte i secoli  proclameranno che fra i figli degli uomini non è nasciuto nessuno superiore di Gesù"[2].
            Il modernista  ed eretico Alfred Loisy è stato costretto a riconoscere che "si sente in tutto, nei Suoi discorsi, nelle Sue azioni, nel Suo dolore, un qualcosa di divino,  che innalza Gesù Cristo, non solo al di sopra dell'umanità ordinaria ma soprattutto al di sopra di quello più prezioso dell'umanità "[3].
            Il grande teologo razionalista e protestante Adolf  Von Harnack riconosce che Gesù "ha portato alla luce per la prima volta, il valore di ogni anima umana, e nessuno può annullare ciò che Lui ha fatto. Qualunque sia l'atteggiamento che si prenda di fronte a Gesù Cristo, non si può fare a meno di riconoscere che, nella storia, è Lui che ha sollevato l'umanità a questa altezza "[4].
          Il critico inglese John Middleton Murry ha confessato: "Gesù è il più divino degli uomini"[5].
            Auguste Sabatier, che divenne decano della facoltà di teologia protestante di Parigi, scrisse: "Gesù è l'anima più bella che sia mai esistita: sincera, pura, è stato sollevato ad un'altezza a cui l'uomo non può mai arrivare» [6].
       Paolo Wernle continua dicendo: " Quello che sconcerta in Gesù è che Lui era consapevole di essere più di un uomo, mantenendo, tuttavia, la più profonda umiltà di fronte a Dio" "E' del tutto impossibile rappresentare una vita spirituale come quella di Gesù"[7].
            Il più pagato dei poeti pagani moderni, Wolfang Goethe chiamò : "L'uomo divino, il santo, il tipo e il modello di tutti gli uomini" [8]. E anche: "Mi inchino davanti Gesù Cristo come la rivelazione divina del principio supremo della moralità”. [9]
L’ultrarazionalista Strauss è stato anche costretto ad ammettere: "In qualsiasi posto o momento nessuno potrà mai superare e nemmeno eguagliare Gesù "[10].
            E uno dei padri della rivoluzione francese e la moderna concezione della libertà entesa come  dissolutezza, Jean Jacques Rousseau, ha avuto il coraggio di dire nella sua professione di fede del Vicario savoiardo: "Confesso che la maestà delle Scritture mi colpisce; la santità del Vangelo mi parla al cuore... Sì, io credo che: se la vita e la morte di Socrate sono quelle di un saggio, la vita e la morte di Gesù sono quelle di un Dio! " [11].
           E potremmo riportare molti altri. Il grande apologista Leoncio di Grandmaison.  SJ , ha scritto parlando dei razionalisti tedeschi del XIX secolo: “ tutti ammettono che il Maestro Nazareno ha superato la comune altezza dell’umanità, che ha aperto veramente la pura vita religiosa, e che per tali titoli ci si può considerare  un “profeta”, e un eroe di ordine spirituale. Ma nessuno sostiene la divinità del Signore nel senso tradizionale di questa  parola. Quasi tutti si rifugiano nell’ammirazione della “personalità” di Gesù, sottolineando il Suo carattere sublime, nel Suo senso della realtà "[12].

Proprio per questo motivo tutti sono bloccati in un circolo soffocante: accettano un Cristo insolitamente grande, che non è Dio ...




[1] Rénan, Vie de Jésus, citato per A. Arrighini, Juicios humanos sobre Cristo, Ed. Excelsa, Buenos Aires 1947, p. 190.
[2] Rénan, Vie de Jésus, citato per A. Arrighini, Juicios humanos sobre Cristo, Ed. Excelsa, Buenos Aires 1947, p. 190.
[3] A. Loisy, Le Quatriéme Evangile, 1903, cit. per Laburu, p. 73.

[4] A. von Harnack, Das Wesen des Christentums, 1091, pp. 33-34; cit. per Laburu, p. 73.
[5] J. Middleton Murry, Jesus Man of Genius, London and New York, 1926, cit. per Laburu, p. 75.
[6] A. Sabatier, Esquisse d’une Philosophie de la Religion d’après la Psycologie et l’Histoire, Paris 1890, cit. per Laburu, p. 75.
[7] P. Wernle, Die Afange unseres Religion, 1901, p. 25, cit. per Laburu, p. 74.
[8] W. Goethe, Entretenimiento con Ekerman, vol. III, cit. per Arrighini, p. 216.
[9] W. Goethe, cit. per Laburu, p. 76.
[10] Strauss, Del passagio e del permanente nel Cristianesimo, cit. per Arrighini, p. 190.
[11] J.J. Rousseau, Profesión de fe del vicario saboyano, cit. per Arrighini, p. 190.
[12] L. de Grandmaison, Jesucristo, Ed. Litúrgica Española, Barcellona 1941, p. 371-372.

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