domenica 21 luglio 2013

Come fare ad educare i propri figli?




Vi proponiamo oggi una parte di un articolo di P.Miguel Angel Fuentes che raccoglie alcuni punti chiave per l’educazione dei figli. Ringraziamo ancora Tullia Trevisan che ha tradotto dallo spagnolo questo testo.

  

L’educazione dei figli non è solo un atto di generosità ma anche un dovere dei genitori; questo è ciò che viene chiesto anche durante il matrimonio: “Siete disposti a ricevere da Dio responsabilmente e amorosamente i figli che riceverete e ad educarli secondo la legge di Cristo e della Chiesa?”.
           
Gli sposi sono collaboratori di Dio non solo nella procreazione ma anche nell’educazione dei figli attraverso la quale i coniugi partecipano alla pedagogia divina che è allo stesso tempo paterna e materna.       

Marcellino Champagnat indica i punti chiave per l’educazione di un bambino e di un giovane. Li sintetizzo in modo conciso:



(a)  Educare il bambino vuol dire mostrargli la sua intelligenza e fargli conoscere la religione, che è il fine dell’uomo, la necessità della salvezza, la morte, il giudizio, il cielo, l’eternità, il peccato, l’inferno, i comandamenti della legge di Dio e della Chiesa; la vita di Gesù Cristo e i suoi misteri..
(b)     Educare il bambino vuol dire indirizzare le sue cattive inclinazioni, correggere i suoi vizi e difetti.
(c)  Educare il bambino vuol dire formare il suo cuore e sviluppare le sue buone disposizioni. Il cuore dei bambini è una terra fertile che riceve il seme per la prima volta. Se si coltiva e si prepara bene il cuore, il seme è buono e produrrà frutti abbondanti e duraturi.
(d)  Educare il bambino vuol dire formare la sua coscienza (facendogli capire che deve seguire i principi della legge di Dio, i motivi della fede e i dettami della coscienza e che non deve seguire le opinioni del mondo); bisogna infondergli il rifiuto del peccato facendo capire che la virtù, come il peccato, vengono dal cuore; infondendo amore alla verità e avversione alla bugia.
(e)   Educare il bambino  vuol dire anche abituarlo alla pietà. L’educazione alla pietà è tutto, bisogna farla penetrare nel cuore del bambino, in lui si devono manifestare tutte le virtù come un incendio che distrugga tutti i vizi e difetti.
(f)   Educare il bambino è far sì che lui ami tutte le virtù e la religione. Il bambino amerà la religione e si affezionerà a essa per convinzione e coscienza, ma solo se comprende bene queste quattro verità: la religione è la grazia più grande che Dio ha fatto per l’uomo, ogni comandamento della legge di Dio è un vero beneficio e fonte di gioia per l’uomo, anche se da un punto di vista temporale; la religione combatte i nostri nemici (il demonio, il peccato, i vizi e le passioni che ci degradano); solo la virtù rende felice l’uomo
(g)  Educare il bambino vuol dire formare la volontà e insegnare ad obbedire per amore e non per timore.
(h) Educare il bambino vuol dire formare il suo giudizio, la sua riflessione e il suo discernimento.
(i)    Educare il bambino vuol dire formare la sua indole, il suo genio e il suo carattere.
(j)    Educare il bambino vuol dire vigilarlo continuamente.
(k)  Educare un bambino vuol dire far radicare l’ amore per il lavoro, l’ordine e la pulizia.
(l)  Educare il bambino vuol dire facilitargli le conoscenze che saranno necessarie al suo stato e posizione.
(m) Educare il bambino vuol dire anche dedicarsi al suo sviluppo fisico e alla sua salute.
(n)  Concludendo, educare il bambino vuol dire dare i mezzi per acquisire la perfezione possibile del suo essere e fare di lui un uomo completo.




In conclusione, il santo educatore è possibile riferirlo a questo esempio: “Il padre di Socrate, che era uno scultore, mostrandogli un blocco di marmo gli disse: “In questo blocco di marmo c’è rinchiuso un uomo e voglio farlo uscire martellandolo”. Per questo, aggiunge P. Marcellino, “quando vi si presenta un bambino ancora ignorante, senza educazione e che non conosce un’altra vita che va al di là dei sentimenti, potrete dire con maggiore ragione, come  il padre di Socrate: “Qui c’è un uomo, un buon padre di famiglia, un buon cittadino, un discepolo di Gesù Cristo, un santo, un eletto per andare in cielo, ed io voglio farlo uscire, voglio istruirlo nei suoi obblighi, nel suo destino, a riformarlo, a svelarlo ed a far sì che egli sia quello che può e deve essere”.





Bibliografia: Beato Giovanni Paolo II, Lettera alle Famiglie; Pontificio Consiglio per la Famiglia, Sessualità umana: Verità e Significato; Fratelli Maristi, Sentencias, enseñanzas  y avisos del P. Marcelino ChampagnatExpuestas y Explanadas por uno de sus primeros discípulos; Ed. H.M.E., Bs. As. 1946.

1 commento:

  1. Grazie per le belle parole, ma parliamoci sinceramente: oggi nella stragrande maggioranza dei casi per sposarsi basta andare da un Prete che al limite farà fare un corso di matrimonio che il più delle volte è una semplicissima formalità o farsa, niente di più. Spessissimo i due aspiranti sposi non sanno neanche recitare il Padre Nostro perchè non mettono piede in una Chiesa dalla Prima Comunione; eppure il Sacramento del Matrimonio viene loro concesso come se fosse acqua fresca, portatemi l'esempio di un Sacerdote che si è rifiutato di sposare due fidanzati per la loro ignoranza e menefreghismo nei confronti della Chiesa; io non ho mai sentito un fatto del genere. Il frutto di questa superficialità nella concessione del Matrimonio a tutti ? Semplice: divorzi, separazioni, famiglie che non pregano, bambini che soffrono per i loro genitori che avrebbero avuto il compito di educarli cristianamente quando però non sapevano al momento di sposarsi neanche l'Ave Maria. E' bello parlare di educazione dei bambini ma se la Chiesa non dedica alla formazione di una coppia neanche un decimo del tempo impiegato a formare un Sacerdote, i risultati sono sotto i nostri occhi. Lascio a voi le considerazioni.
    Cordiali saluti
    Antonino (32 anni, non sposato)

    RispondiElimina