sabato 15 febbraio 2014


Daniela Fierro condivide con noi questi versi di Karol Wojtyla che appartengono ad un' ampia poesia che, essendo sacerdote, compose in onore di Maria, nel 1950 : l'anno in cui Pio XII proclamava il dogma dell' Assunzione. La pubblicò ( con lo pseudonimo di Andrzej Jawien' ) su un settimanale cattolico di Cracovia, l' 8 dicembre di quell'anno. Il titolo è  "Madre".





"... Madre, non spegnere l'amore,
ma, con le tue mani pure, sospingi quest'onda
verso di me!
 Lui te lo ha chiesto.
Io sono Giovanni, il pescatore. C'è in me ben poco
che tu possa amare...
Ma Lui ha voluto che ti chiamassi Madre.
Ed io prego possa essere così, e questa parola per te non perda il suo valore..."



La poesia si svolge come una scena di teatro - quel teatro che Wojtyla ha amato,  "teatro di parola" ...
Due personaggi: Maria e Giovanni. Il terzo - il vero protagonista - è silenzioso: Gesù.
Il tempo: vicino all'Assunzione.
Parla per prima Maria, rivolgendosi a Gesù - ancora così profondamente presente, accanto a lei, di fronte a lei, in lei....
Poi parla Giovanni, rivolto a Maria. Conclude infine Maria, rivolta a Gesù.
Nella conclusione Maria appare ormai protesa  al suo domani: verso la vita nuova, verso il Cielo. Nella parte iniziale, invece, appare come donna di ricordi: dopo l'Ascensione - Gesù ormai "nascosto" - Maria lo ricorda bambino sopra questa terra.
Più indietro ancora, il suo ricordare inizia dall'istante dell' Incarnazione. L'annuncio divino, la parola dell'Angelo:

... quel primo, stupefatto momento
che Ti rese testimonianza, o Figlio del mio amore!
Un momento che continua a dilatarsi
e in sé trasforma tutta la mia vita.

... divenne mio corpo, in me nutrito col mio sangue,
...cresceva nel mio cuore in silenzio, come Nuovo Uomo,
tra i miei pensieri stupefatti e il lavoro quotidiano delle mie mani.

...
Figlio mio, nel villaggio dove tutti ci conoscevano entrambi,
mi dicevi "Mamma" : e nessuno scrutò fino in fondo
gli eventi incredibili che tutti, ogni giorno, sfioravano.
E la Tua vita si confuse con quella dei poveri
a cui volesti appartenere, nella fatica quotidiana delle braccia.

Ma io sapevo: la luce, negli eventi,
...come una scintilla nascosta sotto la scorza dei giorni,
sei Tu.

...
io ricordo quei lampi, passati senza eco,
dandomi appena il tempo di un pensiero.
Figlio mio difficile e grande, Figlio mio semplice,
...io resto tutta assorta nel Tuo segreto.

Nel Vangelo leggiamo che Maria "custodiva ogni cosa nel suo cuore". E così la presenta il poeta: un cuore capace di custodire le cose che passano così rapidamente - la veloce corrente della vita... Spesso non è più che un istante; ma lei lo raccoglie, lo ferma, lo fa durare, persistere: lo mette come un seme nella terra del suo cuore, per sempre; e da lei rinasce, germoglia, dà frutto. "Si compiano in me le Tue parole" : ogni Sua parola in lei vive, cresce, e cambia tutta la vita.
Il figlio, dunque, è presente nella Madre, ancora: come in quel primo istante. A tal punto che Giovanni, nello spezzare il Pane del Suo Corpo e porgerlo a Maria ( così immagina il poeta ), si ferma con tremore per un attimo: perché quel Gesù che egli vuole donare a lei, egli Lo vede, al tempo stesso, in lei.
                                                             

 Il Suo spazio è serbato fra le tue braccia...
...rimane in te...
E mai vi entra il vuoto...


E Maria ora parla a Gesù:
La Tua profonda pace in me non avrà fine -
unica foce al mio cammino. E un giorno
vi starò come un fiume, portato dalle sue pure acque...
Mi avvolgerà il tempo nuovo,
abiterà nel mio cuore -
e tutto infine sarà colmo, sarà gioia....

Non c'è davvero bisogno di commento a questi versi, così trasparenti nella loro profondità.
Il meglio che si può fare con una poesia come questa ( e, credo, in generale con la poesia ) non è spiegarla, ma lasciarla risuonare - a lungo, dentro: nel silenzio della mente e del cuore.
Con il desiderio ( che era forse anche quello del poeta, per sé e per i suoi lettori ) che la mente e il cuore rimangano poi pieni di Maria,  "piena di grazia".



Daniela Fierro

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