giovedì 3 settembre 2015

"Ho visto un piccolo cuore pulsante": 4 potenti testimonianze di medici abortisti divenuti pro-life

di Christina Marie Bennett

26 Agosto 2015 (LiveActionNews) – I medici abortisti abbandonano il settore degli aborti per diverse ragioni. Ecco alcune potenti storie di dottori abortisti che hanno avuto esperienze che hanno cambiato la loro vita così tanto che li hanno portati a smettere di praticare aborti e a cominciare a proteggere le vite dei bambini ancora non nati.


1) “E mentre estraevo la gabbia toracica, vidi un piccolo cuore pulsante”

Paul E. Jarret, Jr. è stato un abortista negli anni ‘70. Ricorda l’operazione che nel 1974 cambiò la sua opinione riguardo all’aborto per sempre. Mentre stava eseguendo un aborto per aspirazione, Jarret si accorse che la curette per l’aspirazione era ostruita da una delle gambe che aveva strappato al bambino. Jarret allora cambiò la tecnica, per smembrare il bambino con una forcipe ad anello. In una testimonianza scritta disse:

“E mentre estraevo la gabbia toracica, vidi un piccolo cuore pulsante. E quando trovai la testa del bambino, mi trovai faccia a faccia con un altro essere umano – un essere umano che avevo appena ucciso. Rivolgendomi all’infermiere dissi: «mi dispiace». Ma sapevo che non avrei mai più potuto prendere parte ad un aborto”(1)


2) “Cominciai a sentirmi come un assassino pagato. E lo ero davvero”
Il dottor Anthony Levatino
Il Dr. Anthony Levatino cominciò a pensare alle vite che aveva ucciso da medico abortista, quando la moglie cominciò ad avere difficoltà a rimanere incinta. Mentre abortiva circa 10 bambini a settimana, silenziosamente desiderava di poterne prendere uno e portarlo a casa. Cercare un bambino da adottare mentre prendeva le vite di bambini non nati cominciò a pesargli. Fortunatamente i Levatino riuscirono ad adottare una piccola ragazza chiamata Heather, e più tardi ebbero anche un figlio.

Levatino continuava a praticare aborti finché sua figlia, Heather, fu investita e uccisa da un’auto. Disse: “non riuscivo neanche più a pensare ad un aborto per dilatazione ed espulsione. Per niente”. Nella sua carriera aveva praticato più di 100 aborti per aspirazione, dilatazione ed espulsione nel secondo trimestre fino a 24 settimane, e approssimativamente 1200 aborti in totale. Cominciò a praticare aborti prematuri per qualche mese ma disse: “cominciai a sentirmi come un assassino pagato. E lo ero davvero… perciò smisi di fare aborti”.

Cominci a capire che questo è il bambino di qualcuno. Ho perso mia figlia, qualcuno che era molto prezioso per noi. E ora sto prendendo il bambino di qualcuno e lo sto strappando dal suo grembo. Sto uccidendo il bambino di qualcuno.
Ecco cosa ci volle per farmi cambiare. La mia autostima stava crollando completamente. Comincia a sentirmi come un assassino pagato. E lo ero davvero. Nei film si vede a volte qualcuno che cerca un tizio e lo paga per uccidere qualcuno. Io ero esattamente quel tizio.
Le vecchie abitudini sono dure a morire. Ma arrivai a un certo punto, ne parlai con mia moglie, in cui non ne valeva più la pena. Per me non valeva più a pena. I soldi non valevano la pena. Non mi interessa. Mi sta costando troppo personalmente. Per tutto il denaro  del mondo, non avrebbe fatto alcuna differenza. Quindi ho smesso.

Guarda questa intervista (in inglese) fatta al Dr. Levatino da “Facing Life Head On”.


3) “Compresi che tutto ciò che avevo fatto fino a quel punto non era aiutare le persone. Stavo aggravando i loro problemi”

Feto abortito per aspirazione e raschiamento
Il dottor Bruchalski ha avuto esperienze molto forti che lo hanno portato a smettere di praticare aborti e a diventare un ginecologo pro-life. Andò con un amico a Città del Messico e visitò la Basilica di Nostra Signora di Guadalupe. Mentre stava di fronte all’immagine, sentì una voce dirgli chiaramente: “perché mi stai facendo del male?”. Bruchalski disse che non riusciva ad affrontare questa voce e quindi la cacciò via. Alla ricerca di un significato, allora cominciò a frequentare una chiesa e fu perfino volontario in un centro di gravidanze. Il volontariato, comunque, lo fece sentire un ipocrita. Disse: “tornerò a casa mia e interromperò le gravidanze; la cosa divenne un po’ schizofrenica”.

In quel periodo, diede alla luce un bambino di 505 grammi. Purtroppo il bambino non sopravvisse. Dopo la morte del bambino, un neonatologo si avvicinò a lui e gli disse: “ti ho visto con i tuoi pazienti. Da un lato ti prendi cura di loro e dall’altro, quando non vogliono il bambino, dai a me la spazzatura. Questi sono bambini, si meritano di più”.

Alla fine, le parole che cambiarono il suo cuore vennero da una giovane donna di un gruppo pro-life del Belgio. Si avvicinò a lui e gli disse: “Ho alcuni messaggi per te dalla Madre Beata. Sei un dottore, tu dovresti aiutare. Nel settore sanitario, esercita in maniera eccellente la professione medica; visita quotidianamente i poveri e segui gli insegnamenti della Chiesa di mio Figlio. Se riuscirai a fare queste tre cose, aiuterai mio Figlio a rinnovare la faccia della terra”.

Questo messaggio lo fece piangere e disse: “All’improvviso, le squame che coprivano i miei occhi si staccarono”. Disse a Gesù di essere dispiaciuto per tutto quello che aveva fatto e che era determinato ad aiutare a proteggere le vite da quel momento in poi.


4) “A volte i bambini erano vivi dopo essere nati… li lasciavamo semplicemente morire”

Feto di 8 settimane
Quando Noreen Johnson e suo marito terminarono il soggiorno, si trasferirono da Los Angeles nella città di Bryan-College Station, nel Texas. Johnson cominciò a presentarsi agli altri membri della comunità medica. Quando fece visita ad uno dei dottori della comunità, questi le disse: “Dottoressa Johnson, sta pensando di praticare aborti?”. Johnsonn rispose: “Oh certo”, perché andava fiera del suo lavoro. Sorprendentemente il dottore la avvertì dicendo: “Beh, se fossi in voi, ci andrei molto piano. Sa, non vorrà mica essere chiamata “l’abortista” della città”.

Queste parole ebbero un grande impatto emotivo su Johnson. Aveva sempre visto il suo lavoro come un qualcosa di molto importante e desiderava anche essere un rispettato medico nella città. Decise di praticare aborti privatamente e solo per pazienti vicini o per amici che non avrebbero mai parlato con nessuno.

Johnson capì presto che si era sparsa la voce, quando un collega mandò da lei una paziente per un  aborto. Fu scioccata quando seppe che lui sapeva che praticava aborti. Sentì che la sua reputazione era in pericolo, quindi smise di praticare aborti. Suo marito, Haywood, era anche lui un abortista. Più tardi la coppia divenne cristiana e cominciò a parlare apertamente contro l’aborto.

Preghiamo perché tanti altri medici seguano l’esempio di queste persone.

mercoledì 26 agosto 2015

Testimonianza di Ferdinando Damato

Mentre mi trovo alla presenza del Santissimo Sacramento, nel mio turno settimanale di adorazione notturna, non posso far altro che ringraziare il Signore per queste Giornate di Formazione. Guardando il Santissimo mi ritorna alla mente il momento più bello delle giornate di formazione, dove più io mi sentivo parte di una grande famiglia unita nell'amore per Gesù Cristo, cioè il momento dell'adorazione comunitaria. A ogni adorazione sentivo sempre di più l'amore di Dio invadere ogni parte del mio essere e allo stesso tempo capivo il significato più profondo di queste Giornate, non tanto formare i giovani, ma fargli capire l'importanza dell'amare Gesù poiché Lui ha dato la vita per amore nostro. Durante questi giorni di vera Grazia abbiamo ascoltato conferenze, giocato, mangiato sempre sotto la Sua Croce e forse è proprio questo che rende le Giornate uniche, fare tutto stando sotto la croce di Gesù per capire quanto Lui ha fatto per noi. Voglio ringraziare ognuno di voi, che considero miei fratelli e sorelle per avermi fatto capire che non sono solo su questa terra a battermi per ideali giusti e non sapete questo che sollievo mi dà. Guardando negli occhi ogni uno di voi vedevo quella bontà vera che solo il Signore può donare e che mai in questa società, dove le persone con valori sono trattate come delle persone inferiori, ho trovato. Voglio ringraziare ancora i padri, i seminaristi e le suore dell' IVE per aiutarmi a vivere sempre più intensamente la mia fede e a completare il mio percorso di formazione cattolica. Prego per tutti voi affinché lo spirito delle Giornate non finisca mai anzi diventi parte integrante delle nostra vita quotidiana. Facciamoci in questo mondo fatto di valori marci apostoli della Croce di Cristo che è l'emblema della nostra fede e della Sua vittoria sul mondo. Evviva la Madonna!! Evviva le Giornate!!
Ferdinando Damato.

martedì 25 agosto 2015

Testimonianza di Maria Pia Leo

Caro Padre Andres, le scrivo questo breve messaggio soltanto per ringraziare lei e il Signore per questi giorni favolosi. È la terza volta che partecipo alle giornate, ma per me è sempre come la prima. Non ci sono parole per descrivere cosa ho vissuto perché tutte le parole del mondo non basterebbero. I padri, le suore, i relatori, i ragazzi, tutti voi mi avete fatto scoprire ancora una volta la bellezza di essere cristiani e quindi di Cristo, e in quanto tali dobbiamo conformarci a Lui in tutto e per tutto. Ho capito, caro padre, che il cristiano vero, autentico, non deve dare mai per scontato la propria fede e che essa è un dono che deve essere continuamente rinnovato. Non basta averla ricevuta, dobbiamo continuamente e consapevolmente dire il nostro sì a nostro  Signore. Questa è l'unica strada per la felicità, questa è l'unica strada per la salvezza. Grazie per aver dato a noi giovani la possibilità di vedere che esiste un mondo bello e puro, che esistono dei valori importantissimi e che esistono dei giovani che sono disposti a lottare per essi. Grazie per averci mostrato che soltanto Gesù è "Via, Verità e Vita", grazie padre per averci mostrato in queste giornate un piccolo angolo di Paradiso. Dio vi benedica e Maria Santissima vi protegga!

sabato 22 agosto 2015

Testimonianza di Sandra Reyes Canelo


Ciao, sono Sandra. Sono stata alle Giornate di Formazione per la prima volta e non potevo non scrivere queste parole in ringraziamento a tutto ciò che avete fatto per farci vivere durante sette giorni così vicini all`amore di Dio e di Maria. Per me sono stati giorni molto arricchenti e di profondo valore, dove non solo ho imparato ad approfondire riguardo ai temi di attualità ma dove ho anche imparato ad innamorarmi maggiormente del Signore e sentirmi tanto amata da Maria. Ogni momento è stato un regalo dal cielo. E’ stato grande il vostro sacrificio per rendere possibile tutto questo: le ore di lavoro, di caldo, le incomodità, non far mancare nessun dettaglio… quanto vi ama Dio! Ho notato in ogni partecipante che Gesù era presente. Abbiamo formato una grande famiglia dove la lingua non era un ostacolo, dove la stanchezza non diventava un problema. Mi sono rimaste impresse alcune cose, principalmente vedere 160 giovani pregando all`unisono il Santo Rosario, la Santa Messa soprattutto il momento della Consacrazione dove tutti si inginocchiavano, il momento delicato dell`Adorazione e stare con Dio in ogni momento… mi richiama l`attenzione con la quale ci avete trattato e il sorriso che avete sempre perché si nota e si sente che siete anime innamorate di Lui ed è molto edificante vedere come ce lo avete trasmesso. Sono tornata a casa interiormente convertita, con voglia di lottare per chi veramente vale la pena, che è Dio.
Ringrazio Dio per tutto ciò che ho vissuto e gli chiedo di non rimanere solo con l`emozione di quanto vissuto, ma che lo metta in pratica durante tutto l`anno, giorno dopo giorno, nonostante qui non è facile come lì; ogni luogo deve continuare ad essere una Giornata di Formazione come a Tuscania.
Ancora grazie mille di tutto. Uniti nella preghiera.
Sandra. Barcellona. Spagna.

L'originale in spagnolo:
15 de agosto 2015
Hola soy Sandra.Estuve en las Jornadas de Formación por primera vez y no podía dejar de poneros estas letras en agradecimiento a todo lo que habéis hecho para que vivieramos durante siege días pegados al Amor de Dios y de María. Para mi han sido días muy enriquecedores y profundamente valiosos donde no solo he aprendido a profundizar en temas de actualidad sino donde también he aprendido a enamorarme más d Señor y sentirme tan querida por María. Cada momento ha sido un regalo del cielo.Veros como os habeis.volcado para hacer posible no tiene precio:las horas de trabajo, de calor, las incomodidades, el estar pendientes de cada detalle para que nada faltase..... cuánto os quiere el Señor! He notado en cada uno de los presentes, que Jesús estaba presente! Hemos formado una gran familia donde el idioma no era barrera, donde el cansancio no era pro lema, donde la ilusión rebosaba a raudales por cada lugar.Me quedan grabadas muchas cosinas, principalmente ver a más de 160jóvenes rezando al unísono el Santo Rosario, la Santa Misa sobretodo en el momento de la Consagración donde permaneciamos todos arrodillados, el trato delicado el la Adoración y con el Señor en todo momento...me quedo con la atención con la que nos habéis tratado y las sonrisas que siempre tenéis porque se nota y se siente que sois almas enamoradas de Él y es muy edificante ver cómo nos lo habéis transmitido a todos.He vuelto convertida interiormente, con ganas de luchar poro quien verdaderamente vale la pena que es Dios. Doy gracias a Dios por lo vivido y le pido que no me quede solo con la emoción de lo vivido sino que lo ponga en práctica a lo largo de todo el año en el día a día y aunque aquí no lo tengamos tan fácil como allí, cada uno de nuestros lugares tiene que seguir siendo una Jornada de Formación como en Tuscania. De nuevo, mil gracias por todo. Unidos en oración.Sandra.Barcelona. España.

venerdì 21 agosto 2015

In cosa consistono le Giornate di Formazione?

di Elena 

Tanto divertimento, un ambiente pieno di festa e giochi ma anche di formazione e preghiera: ingredienti di un “mix esplosivo” che rende questi giorni, una vera e propria “guida pratica” per sopravvivere e sapersi muovere nel mondo di oggi. La realtà nella quale ci troviamo infatti, richiede a noi giovani di prendere decisioni per le quali spesso non abbiamo la giusta preparazione, ci impone modelli di vita in cui non esiste verità o scopo. La sensazione che spesso ci capita di provare è quindi smarrimento e solitudine.
Credo che le Giornate di Formazione siano state istituite dalla Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato proprio perché oggi noi ragazzi, non dobbiamo sentirci abbandonati e soli di fronte alla vita ma dobbiamo avere gli strumenti necessari per essere dei buoni cristiani, per rimanere il “sale della terra”.

Alle Giornate di Formazione si vivono “due mondi ed uno solo allo stesso tempo” perché, se da una parte l’atmosfera è così festosa da sembrare un’ anticipazione del Paradiso, dall’altra si sta ben piantati a terra grazie ad una formazione rigorosa e fedele agli insegnamenti della Chiesa.
Durante questi giorni infatti, si ha la possibilità di ascoltare conferenze riguardanti tematiche attualissime e di grande interesse (solo per citarne alcune di quest’anno: Islam, Ateismo, Ideologia Gender) ma anche spiegazioni sulla nostra fede. Tutto ciò al fine di formare un “cristiano responsabile” e con le mani ferme sul timone della realtà che lo circonda. 

Alle Giornate si sperimentano quindi “due mondi ed uno solo” perché chi partecipa vive e diventa testimone di due realtà (il divertimento e la formazione cattolica) che normalmente vengono considerati come assolutamente incompatibili e che invece in quei giorni, si fondono in una sola cosa.
Mi sembra di poter dire che chi partecipa alle giornate ha l’occasione di vedere con una chiarezza spiazzante, l’idea di umanità che aveva Dio al momento della creazione, ciò che dovrebbe essere la vita di un vero cristiano nella società: gioia, condivisione, impegno e fede. 

Le Giornate quindi, sono una via per crescere, per diventare uomini e donne, veri cristiani alla presenza di Dio e di Maria S.S e del mondo.




mercoledì 13 maggio 2015

Marcia per la Vita 2015: risposta di un pro-life all’articolo de “Il Fatto Quotidiano”




di Stefano Principe

Il 10 Maggio 2015 compare sul blog de “Il Fatto Quotidiano” un articolo sulla Marcia per la Vita, tenutasi lo stesso giorno a Roma[1]. L’articolo è un interessante compendio di tutti gli argomenti che i pro-choice da anni usano per giustificare l’aborto e le leggi che lo consentono (in Italia la legge 194 del 1978).
Può essere utile allora tentare di rispondere a queste varie obiezioni. Ci proviamo.


Chi è il protagonista dell’aborto?


Embrione di 5-6 settimane


L’autore difende la legge 194 che dà la possibilità alle donne di ricorrere all’aborto «in strutture pubbliche in modo tale che […] non corrano pericoli per la loro salute. […] La legge 194 è stata pensata per impedire che una scelta difficile della vita di una donna si trasformi da dramma in tragedia». Sembrerebbe tutto molto sensato ma, come di solito accade, alla base degli argomenti in difesa della legge 194, vi è una dimenticanza che è invece sostanziale: si dimentica chi è il vero protagonista dell’aborto. Per i pro-choice, il protagonista è la donna, il fatto che il corpo è suo e dunque decide lei cosa farne. Certo, il corpo è della donna. Il problema, è che il corpo presente nel corpo della donna, non è il corpo della donna. Ci si dimentica di quel corpo, il vero protagonista dell’aborto: lo zigote, l’embrione, il feto, il bambino. Tutta la questione dell’aborto si può ridurre, a mio parere, ad una semplice domanda: lo zigote, la prima cellula che si viene a formare al momento del concepimento, è già un essere umano? Se è già un essere umano a tutti gli effetti, allora l’aborto non può essere mai concesso, perché significherebbe dare la possibilità ad una donna di uccidere un altro essere umano, per giunta innocente e indifeso, per giunta suo figlio. E lo Stato non può permettere ad una donna di uccidere suo figlio, semplicemente perché lo Stato non può legalizzare l’omicidio. Chi ci può dire se lo zigote sia già un essere umano?
-       Ce lo dice la scienza in maniera molto chiara. Citiamo solo, per mancanza di spazio, le parole di Maureen L. Condic, professore associato di neurobiologia e anatomia alla University of Utah School of Medicine di Salt Lake. Nella sua trattazione scientifica del tema dell’aborto dal titolo, “When does human life begin? A scientific perspective”(reperibile gratis, vedi nota)[2], afferma: «prove scientifiche supportano la conclusione che uno zigote è un organismo umano e che la vita di un nuovo essere umano comincia in un istante ben definito: il “momento del concepimento”».
-       Ce lo dicono i medici italiani che, secondo la Relazione Ministeriale sull’attuazione della legge 194[3] del 2012, si rifiutano in massa di compiere aborti: circa il 70% dei medici italiani, nel 2012, si rifiutava di praticare aborti e ci sono regioni in cui si supera l’80%. I medici vengono pagati per praticare aborti: dunque se l’aborto è come un’operazione di appendicite, perché fare obiezione di coscienza, se vieni pure pagato per farlo?
Il Dottor Bernard Nathanson
-       Tra i medici stranieri, ricordiamo la potente storia del dottor Bernard Nathanson[4], fondatore del movimento abortista degli USA negli anni ’70. Dopo aver praticato 75000 aborti e dopo essere stato direttore della più grande clinica per aborti degli USA, diventa strenuo pro-life dopo aver visto l’ecografia di un aborto (il video “Il grido silenzioso”)[5]. Perché questo ginecologo fece una scelta così radicale? Perché, dopo aver dedicato parte della sua vita a legalizzare l’aborto e dopo aver fatto soldi a camionate grazie all’aborto, perché dedica i suoi ultimi 40 anni a battersi «per una penalizzazione definitiva e irrevocabile dell’aborto»?
-        Ce lo dicono persino pro-choice del calibro di Faye Wattleton, ex-presidente della Planned Parenthood, la più potente organizzazione abortista degli USA, che nel 1997 ha affermato che «qualsiasi pretesa di dire che l’aborto non uccide è sempre un segno di una nostra ambivalenza. L’aborto uccide il feto». Ma anche in Italia, la giornalista Monica Ricci Sargentini, a Febbraio 2015, sul blog la 27ORA[6], ha riconosciuto che «le ecografie, ormai ultraprecise, ci hanno mostrato che l’embrione non è certo solo un grumo di cellule» e che l’aborto è un «atto orribile».

Se la scienza, i medici e persino chi è favorevole all’aborto, tutti, ci dicono che l’aborto è un omicidio: possiamo permetterci di avere ancora dei dubbi? E se l’aborto è un omicidio, davvero lo Stato può permetterlo? Se l’aborto è l’eliminazione di un essere umano innocente e indifeso, può esistere un motivo tanto grave da legittimarlo? Davvero alla donna deve essere concessa la possibilità di eliminare suo figlio? La legge 194 non impedisce che l’aborto «si trasformi da dramma in tragedia», ma rende lecita una tragedia e da 40 anni genera una ferita grande e profonda nelle nostre donne e nella nostra società.


Aborto clandestino: un argomento illogico


L’autore difende la 194 anche perché nata per estirpare «la piaga dell’aborto clandestino». Ma ogni azione illegale avviene, per definizione, in maniera clandestina. Dunque, l’aborto era clandestino, gli omicidi oggi avvengono in maniera clandestina, i furti avvengono in maniera clandestina. Facciamo un esempio: consideriamo la rapina. Tutti riconosciamo che la rapina è sbagliata ed è un male che va eliminato dalla nostra società. Ma, dato che non potremo mai eliminare del tutto le rapine, conviene legalizzarle, così da evitare che i ladri, nel compierli, si possano fare del male e possano far del male ad altri. Questo ragionamento, che a tutti sembrerà naturalmente assurdo, diventa improvvisamente sensato per l’aborto: «se la legge 194 venisse abrogata non verrebbe cancellato l’aborto, ma solo la possibilità di ricorrervi in strutture pubbliche in modo tale che le donne non corrano pericoli per la loro salute», si afferma nell’articolo del Fatto. Cioè: non possiamo eliminare l’aborto, quindi tanto vale legalizzarlo per evitare che le donne possano farsi del male. Ma se l’aborto è un omicidio, e abbiamo visto che lo è, non possiamo permettere che una donna commetta un omicidio in maniera pulita, legale, sicura e gratuita, per evitare che si faccia del male nel compierlo. Come se non bastasse, l’aborto legale provoca gravi conseguenze alle donne, come sottolineato dalla psicologa e psicoterapeuta Cinzia Baccaglini nel suo libretto 50 domande e risposte sul post-aborto[7].

Contraccezione implica meno aborti?

L’autore prosegue: «Basterebbe infatti una maggiore coscienza per evitare gravidanze indesiderate: l’uso del preservativo, l’educazione sessuale a partire dai luoghi di formazione, ecc.». Ora, io non sono un esperto di sociologia, ma è sufficiente citare qualche studio condotto su nazioni come Gran Bretagna e Spagna[8] in cui si scopre che non vi è alcuna correlazione tra aumento della contraccezione e riduzione dell’aborto, almeno per ammettere che la questione non può essere liquidata semplicemente dicendo che «il numero degli aborti calerebbe sensibilmente» diffondendo contraccettivi: affermazione che sembra basarsi su una qualche certezza scientifica di fondo, che di fatto non c’è. Più contraccezione non implica meno aborti, perché la contraccezione non è infallibile, come invece ci si ostina a propagandare in maniera del tutto antiscientifica. Un ex dirigente medico della Planned Parenthood ammise che «ogni anno avvengono più di tre milioni di gravidanze non pianificate in America; due terzi di queste sono dovute al fallimento del contraccettivo»[9]. Allora, se si fa credere ai giovani che, usando i contraccettivi, di sicuro non si avranno gravidanze indesiderate, e che quindi possono fare sesso come, quando, dove e perché vogliono, ovviamente si avrà un incremento dei rapporti sessuali, quindi un aumento delle gravidanze indesiderate e quindi alla fine un incremento degli aborti. Questo ragionamento è supportato anche da alcuni studi: la contraccezione è una causa dell’aumento degli aborti[10].



La red harring fallacy


L’articolo prosegue cadendo nella red harring fallacy, un errore logico che consiste in questo: tentare di invalidare gli argomenti di chi è contro l’aborto, denigrando chi è contro l’aborto. Vorrei semplicemente ricordare che, tra le decine di migliaia di persone che hanno partecipato alla Marcia per la Vita, ci sono tantissimi volontari che aiutano realmente, concretamente le donne a portare avanti una gravidanza e a sostenerne le spese (e nessuna donna si è mai pentita di aver scelto di partorire, mentre moltissime si pentono di aver abortito). Ma, se anche fossimo tutti delle persone spregevoli, questo non intaccherebbe per nulla tutti i nostri argomenti a favore del fatto che l’aborto è un omicidio. Ecco perché si chiama “fallacy”.


La straw man fallacy


Altro errore logico, questa volta una straw man fallacy: «questa gente ha come slogan “per la vita, senza compromessi”. Ma, a ben vedere, sono gli stessi che vorrebbero che i bimbi e le bimbe delle famiglie arcobaleno non nascessero». L’errore qui sta nel fatto che viene data una interpretazione errata del pensiero di chi ha partecipato alla Marcia per la Vita, nel tentativo di far perdere di credibilità le loro posizioni. In realtà, nessuno vuole che i bambini delle “famiglie arcobaleno” non nascano: piuttosto, vogliamo che i bambini non nascano nelle famiglie arcobaleno. E anche se nascessero mediante pratiche orribili quali l’utero in affitto, di sicuro nessuno di noi vorrebbe che quel bambino venisse abortito. Mentre l’autore ritiene che «la genitorialità non è un fatto meramente biologico», la scienza afferma ben altro: ognuno di noi nasce da un padre e una madre. Ogni essere umano nasce da un padre e una madre e ha quindi diritto a crescere con il suo padre biologico e con la sua madre biologica. Con le parole di Katy Faust, una donna cresciuta con due donne (vi invito a leggere la lettera completa): «[…] Tutto ciò non riguarda il fatto essere contro qualcuno. Riguarda quello che sostengo. Io sostengo i bambini! Voglio che tutti i bambini abbiano l'amore della propria madre e del proprio padre. Sei figli adulti di genitori omosessuali vogliono opporsi alla furia della lobby gay […] Siamo solo la punta dell'iceberg dei figli che attualmente vengono cresciuti in famiglie omosessuali. Quando diventeranno adulti, molti si chiederanno perché la separazione da un genitore che per loro è stata di una gravità fondamentale sia stata celebrata come un “trionfo dei diritti civili”, e si volgeranno a questa generazione per avere una risposta. Cosa dovremo dire loro?»[11].

In conclusione: nessuno di quelli che ha partecipato alla Marcia per la Vita è contro nessuno. Nessuno di noi può giudicare una persona, ma tutti noi abbiamo il dovere di giudicare un’azione sbagliata. E dobbiamo lottare ed essere disposti a qualunque cosa pur di risvegliare le coscienze. Ognuno di noi si impegni a lavorare per la vita, quotidianamente, nella propria realtà. La Marcia per la Vita 2016 sarà un’occasione per sostenerci a vicenda e infonderci coraggio.
 


[4] Bernard Nathanson, Aborting America, Edizioni Amici per la Vita, Milano 2010.
[5] Il Grido silenzioso, video del dottor Bernard Nathanson, www.youtube.com/watch?v=2gbKE86_xro
[8]Cfr. «Contraception» 2011; 83(1):82-7; Cfr. Sexually Transmitted Infections» 2002; 78 (5):352-356; Cfr. «Journal of Health Economics» 2002; 21(2):207-25 www.giulianoguzzo.com/2013/09/06/perche-la-contraccezione-non-riduce-semmai-aumenta-gli-aborti
[9] Dr. Louise Tyrer, Letter to the Editor, Wall Street Journal, 26 April 1991, Cfr. www.chastityproject.com/qa/abstinence-fine-dont-think-schools-teach-condoms-going-sexually-active/
[10] Cfr. «Working Paper, Duke University Department of Economics» 2008: 1-38 at 31; Cfr. Guttmacher Institute 2008, Facts on Induced Abortion in the United States; Cfr. www.giulianoguzzo.com/2013/09/06/perche-la-contraccezione-non-riduce-semmai-aumenta-gli-aborti
[11] www.thepublicdiscourse.com/2015/02/14370/ Dear Justice Kennedy: An Open Letter from the Child of a Loving Gay Parent, di Katy Faust.







venerdì 3 aprile 2015

E’ sbagliato credere nell’oroscopo o nell’astrologia?



Cosa dice la Chiesa riguardo al consulto e alla credenza negli oroscopi? E in generale, che giudizio merita l’astrologia?

E’ preoccupante l’estensione di questo fenomeno ai nostri giorni. Quasi non esiste quotidiano o rivista che non includa tra le sue pagine, quella dedicata all’oroscopo; in alcuni paesi ci sono canali televisivi dedicati esclusivamente a temi astrologici ed esoterici, e lo stesso avviene per la radio o nelle pagine web. La letteratura sul tema è abbondante. In più, al giorno d’oggi gli astrologi si presentano come “professori”, “laureati in scienze occulte”, “specialisti in scienze parapsicologiche”. L’esperienza ci insegna che gran parte dei nostri contemporanei, quando non consultano i rispettivi oroscopi convinti della loro esattezza, almeno lo fanno concedendo loro il privilegio del dubbio: “non è che credo nell’oroscopo, però nel caso avessi dei dubbi…”. Alcuni, guidati da un certo fatalismo superstizioso, pensano che rimanere totalmente increduli di fronte alle predizioni dell’oroscopo possa, inoltre, portare loro sfortuna. Infatti rimane in loro un minimo di consolazione quando leggono cose del tipo: sta per iniziare per te una nuova fase di vita; presto troverai le risposte tanto cercate; dieci punti in salute; i rosei influssi dell’amore non sono riusciti a calmare il tuo fuoco combattivo; come ogni felino hai sette vite e lotterai valorosamente; cogli l’occasione, soprattutto finanziaria, le relazioni con amici e parenti sono molto buone; eccetera.
Gli uomini, per vivere, hanno bisogno di speranza, e quando perdono quella che nasce dalla vera fede, sono disposti a credere al primo che promette loro un futuro prospero. Mundus vult decipi, il mondo vuole essere ingannato, dice un antico proverbio.

Cosa possiamo dire, dunque, di questo fenomeno?

L’oroscopo è una variante dell’antica astrologia, non dell’astrologia naturale, che è madre dell’astronomia attuale, ma dell’astrologia giudiziaria, che si occupava di scoprire l’influenza degli astri sul destino degli uomini e delle cose. In tal senso, bisogna collocarlo all’interno del fenomeno più ampio delle “arti divinatorie”, posto che, come indica il suo stesso nome (oros – scopeo, esaminare le ore), l’oroscopo designava all’origine l’osservazione, che facevano gli astrologi, dello stato in cui il cielo si trovava al momento della nascita di un uomo pretendendo con essa di divinare i futuri successi della sua vita.


P. Miguel Angel Fuentes, IVE
Traduzione: Alessandro Ferrara