giovedì 3 settembre 2015

"Ho visto un piccolo cuore pulsante": 4 potenti testimonianze di medici abortisti divenuti pro-life

di Christina Marie Bennett

26 Agosto 2015 (LiveActionNews) – I medici abortisti abbandonano il settore degli aborti per diverse ragioni. Ecco alcune potenti storie di dottori abortisti che hanno avuto esperienze che hanno cambiato la loro vita così tanto che li hanno portati a smettere di praticare aborti e a cominciare a proteggere le vite dei bambini ancora non nati.


1) “E mentre estraevo la gabbia toracica, vidi un piccolo cuore pulsante”

Paul E. Jarret, Jr. è stato un abortista negli anni ‘70. Ricorda l’operazione che nel 1974 cambiò la sua opinione riguardo all’aborto per sempre. Mentre stava eseguendo un aborto per aspirazione, Jarret si accorse che la curette per l’aspirazione era ostruita da una delle gambe che aveva strappato al bambino. Jarret allora cambiò la tecnica, per smembrare il bambino con una forcipe ad anello. In una testimonianza scritta disse:

“E mentre estraevo la gabbia toracica, vidi un piccolo cuore pulsante. E quando trovai la testa del bambino, mi trovai faccia a faccia con un altro essere umano – un essere umano che avevo appena ucciso. Rivolgendomi all’infermiere dissi: «mi dispiace». Ma sapevo che non avrei mai più potuto prendere parte ad un aborto”(1)


2) “Cominciai a sentirmi come un assassino pagato. E lo ero davvero”
Il dottor Anthony Levatino
Il Dr. Anthony Levatino cominciò a pensare alle vite che aveva ucciso da medico abortista, quando la moglie cominciò ad avere difficoltà a rimanere incinta. Mentre abortiva circa 10 bambini a settimana, silenziosamente desiderava di poterne prendere uno e portarlo a casa. Cercare un bambino da adottare mentre prendeva le vite di bambini non nati cominciò a pesargli. Fortunatamente i Levatino riuscirono ad adottare una piccola ragazza chiamata Heather, e più tardi ebbero anche un figlio.

Levatino continuava a praticare aborti finché sua figlia, Heather, fu investita e uccisa da un’auto. Disse: “non riuscivo neanche più a pensare ad un aborto per dilatazione ed espulsione. Per niente”. Nella sua carriera aveva praticato più di 100 aborti per aspirazione, dilatazione ed espulsione nel secondo trimestre fino a 24 settimane, e approssimativamente 1200 aborti in totale. Cominciò a praticare aborti prematuri per qualche mese ma disse: “cominciai a sentirmi come un assassino pagato. E lo ero davvero… perciò smisi di fare aborti”.

Cominci a capire che questo è il bambino di qualcuno. Ho perso mia figlia, qualcuno che era molto prezioso per noi. E ora sto prendendo il bambino di qualcuno e lo sto strappando dal suo grembo. Sto uccidendo il bambino di qualcuno.
Ecco cosa ci volle per farmi cambiare. La mia autostima stava crollando completamente. Comincia a sentirmi come un assassino pagato. E lo ero davvero. Nei film si vede a volte qualcuno che cerca un tizio e lo paga per uccidere qualcuno. Io ero esattamente quel tizio.
Le vecchie abitudini sono dure a morire. Ma arrivai a un certo punto, ne parlai con mia moglie, in cui non ne valeva più la pena. Per me non valeva più a pena. I soldi non valevano la pena. Non mi interessa. Mi sta costando troppo personalmente. Per tutto il denaro  del mondo, non avrebbe fatto alcuna differenza. Quindi ho smesso.

Guarda questa intervista (in inglese) fatta al Dr. Levatino da “Facing Life Head On”.


3) “Compresi che tutto ciò che avevo fatto fino a quel punto non era aiutare le persone. Stavo aggravando i loro problemi”

Feto abortito per aspirazione e raschiamento
Il dottor Bruchalski ha avuto esperienze molto forti che lo hanno portato a smettere di praticare aborti e a diventare un ginecologo pro-life. Andò con un amico a Città del Messico e visitò la Basilica di Nostra Signora di Guadalupe. Mentre stava di fronte all’immagine, sentì una voce dirgli chiaramente: “perché mi stai facendo del male?”. Bruchalski disse che non riusciva ad affrontare questa voce e quindi la cacciò via. Alla ricerca di un significato, allora cominciò a frequentare una chiesa e fu perfino volontario in un centro di gravidanze. Il volontariato, comunque, lo fece sentire un ipocrita. Disse: “tornerò a casa mia e interromperò le gravidanze; la cosa divenne un po’ schizofrenica”.

In quel periodo, diede alla luce un bambino di 505 grammi. Purtroppo il bambino non sopravvisse. Dopo la morte del bambino, un neonatologo si avvicinò a lui e gli disse: “ti ho visto con i tuoi pazienti. Da un lato ti prendi cura di loro e dall’altro, quando non vogliono il bambino, dai a me la spazzatura. Questi sono bambini, si meritano di più”.

Alla fine, le parole che cambiarono il suo cuore vennero da una giovane donna di un gruppo pro-life del Belgio. Si avvicinò a lui e gli disse: “Ho alcuni messaggi per te dalla Madre Beata. Sei un dottore, tu dovresti aiutare. Nel settore sanitario, esercita in maniera eccellente la professione medica; visita quotidianamente i poveri e segui gli insegnamenti della Chiesa di mio Figlio. Se riuscirai a fare queste tre cose, aiuterai mio Figlio a rinnovare la faccia della terra”.

Questo messaggio lo fece piangere e disse: “All’improvviso, le squame che coprivano i miei occhi si staccarono”. Disse a Gesù di essere dispiaciuto per tutto quello che aveva fatto e che era determinato ad aiutare a proteggere le vite da quel momento in poi.


4) “A volte i bambini erano vivi dopo essere nati… li lasciavamo semplicemente morire”

Feto di 8 settimane
Quando Noreen Johnson e suo marito terminarono il soggiorno, si trasferirono da Los Angeles nella città di Bryan-College Station, nel Texas. Johnson cominciò a presentarsi agli altri membri della comunità medica. Quando fece visita ad uno dei dottori della comunità, questi le disse: “Dottoressa Johnson, sta pensando di praticare aborti?”. Johnsonn rispose: “Oh certo”, perché andava fiera del suo lavoro. Sorprendentemente il dottore la avvertì dicendo: “Beh, se fossi in voi, ci andrei molto piano. Sa, non vorrà mica essere chiamata “l’abortista” della città”.

Queste parole ebbero un grande impatto emotivo su Johnson. Aveva sempre visto il suo lavoro come un qualcosa di molto importante e desiderava anche essere un rispettato medico nella città. Decise di praticare aborti privatamente e solo per pazienti vicini o per amici che non avrebbero mai parlato con nessuno.

Johnson capì presto che si era sparsa la voce, quando un collega mandò da lei una paziente per un  aborto. Fu scioccata quando seppe che lui sapeva che praticava aborti. Sentì che la sua reputazione era in pericolo, quindi smise di praticare aborti. Suo marito, Haywood, era anche lui un abortista. Più tardi la coppia divenne cristiana e cominciò a parlare apertamente contro l’aborto.

Preghiamo perché tanti altri medici seguano l’esempio di queste persone.

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