giovedì 28 febbraio 2013


Le due vie


Sii padrone della tua volontà
e soggetto alla tua coscienza.
(M. v. Ebner Eschenbach).

                Conosci la storia di Ercole, l’eroe della mitologia greca? Egli è il campione ideale della forza umana e del coraggio. La sua vita è una serie di eroismi. 

Era ancor nella culla e il suo nemico cercò di togliergli la vita, mettendogli due serpenti vicino; ma il forte fanciullo uccise le bestie che lo insidiavano. Egli vinse il dragone di Lerna dalle molte teste, incatenò il toro di Creta, sconfisse le Amazzoni, pulì la stalla di Augia e s'impadronì della mela d'oro delle Esperidi...; ebbene, questo eroe leggendario si trovò un giorno imbarazzato dinanzi ad una grave decisione.


Non era più un bambino, ma ormai un giovane vigoroso. Stava tutto pensieroso, quando d'improvviso gli apparvero due figure di donna:


“Vedo, Ercole ”- disse la prima - “che stai riflettendo sulla via da scegliere nella vita. Se tu prendi me, per tua amica, io ti condurrò per una via fiorita, dove ti sorriderà il piacere ed eviterai ogni difficoltà. Tuo unico pensiero sarà il mangiare, il bere, ed ogni altra soddisfazione dei sensi. Sii dunque mio seguace...”.
“Donna” - esclamò Ercole -“qual è il tuo nome?”
“I miei amici mi chiamano felicità. I nemici peccato” - rispose la visione.
              
Allora gli si avvicinò l’altra donna.
“Io non ti voglio ingannare” - cominciò ella - “ti dico chiaramente, che gli dei hanno unito ad ogni opera grande e buona il sudore ed il duro lavoro. Se tu mi segui, dovrai faticare. Vuoi che tutta la Grecia lodi le tue virtù? Sforzati di far del bene a tutta la Grecia. Vuoi che il tuo campo produca frutta bella e in abbondanza? Lavoralo assiduamente. Vuoi conseguire allori nella lotta? Addestrati alla scuola dei celebri maestri della scherma. Vuoi temprarti fisicamente e divenire forte come l’acciaio? Sottoponi il tuo corpo alla ragione ed abituati alla fatica ed al lavoro...”.

A questo punto essa fu interrotta dal “Peccato”:
“Senti, senti, Ercole, per quale aspra via vuol condurti questa donna!... Io invece ti condurrò danzando lungo la via del piacere”.

“Misera” - esclamò la Virtù - “cosa puoi dare tu di buono? Dì un po’, possiedi tu un sol briciolo di felicità?... Tu nulla fai per procurarla. Tu mangi e bevi senza averne bisogno; d'estate tu brami il ghiaccio e la neve. Tu pensi sempre al sonno, non perché tu sia stanca del lavoro, ma perché sei annoiata del tuo far nulla. Tu ecciti i tuoi seguaci ad amoreggiare prima del tempo. Tu spingi i poveri giovani immaturi, all'abuso delle loro più segrete energie, a far del male a loro stessi. Immortale tu sei, o vizio; ma gli dei ti hanno espulso dalla loro compagnia e gli uomini nobili ti disprezzano. I tuoi amici più giovani si rovinano fisicamente, ed i più vecchi sono immersi nelle tenebre dell’imbecillità... Nella loro giovinezza si sono rotolati fino all'eccesso nel fango del piacere impuro, ed ora, nei giorni della loro vecchiaia, trascinano il loro corpo infermo, lamentandosi; si vergognano delle loro azioni passate e sulle loro spalle pesa la stanchezza delle loro dissolutezze...Io invece occupo un posto d’onore presso gli dei e sto in compagnia degli uomini migliori. Senza di me niente di nobile si compie sulla terra. Gli artisti mi amano e vedono in me l’aiuto; i padri di famiglia mi considerano l’angelo protettore della loro casa. Gradevole è ai miei amici il cibo e la bevanda perché ne prendono soltanto quando ne hanno bisogno. Il sonno è molto più dolce per loro che non per i fannulloni, eppure non tralasciano nessun dovere per amore di esso. Sono stimati dagli amici, sono colmi d'onore, e quando l’ultima ora, destinata dalla sorte, suona per essi, non scompaiono nell’oscurità dell’oblio, ma la loro memoria continua a vivere gloriosamente nella posterità...”.

Tihamer Toth, Giovinezza pura

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