sabato 3 dicembre 2016

1492: un anno eccezionale

Nell’articolo del 26 Novembre, intitolato Isabella la Cattolica, gloria e onore della Spagna e della Chiesa, abbiamo tratteggiato un breve ritratto della Regina di Castiglia proponendoci di approfondire maggiormente in altri due articoli la Reconquista di Granada, la Scoperta dell’America e legislazione di Isabella e dei suoi successori in favore degli indios. L’articolo di oggi, pertanto, tratterà il più brevemente possibile due eventi fondamentali per la vita sia di Isabella che del mondo intero avvenuti rispettivamente nel Gennaio e nell’Ottobre 1492: la conclusione della Reconquista e l’approdo di Colombo in America.

Il 2 Gennaio 1492, per la prima volta dopo secoli, una croce venne innalzata nella parte più alta della città di Granada. Con un po’ di impegno è facile vedere la scena: la croce troneggiava accanto agli stendardi dell’Ordine di Santiago e della Corona di Castiglia ed Aragona; si può udire sia il canto del Te Deum da parte di numerosi uomini di Chiesa sia l’ovazione “Castiglia!, Castiglia!” da parte di altrettanti uomini armati; Isabella e Ferdinando vedono dall’alto dell’Alhambra, il palazzo in cui risiede il Re di Granada, la grande città andalusa e tutto il territorio circostante. Il Regno di Granada è scomparso, la Reconquista è conclusa: non resta che comunicare la vittoria alle città di Spagna, al Papa ed a tutta la Cristianità.

La scena che vi abbiamo appena descritto si è svolta veramente, e non è frutto della nostra fervida immaginazione[1] ed ebbe un impatto enorme sia sulle vicende della Spagna che di tutta Europa: la croce era tornata a dominare Granada, capitale dell’ultimo Regno musulmano in Europa occidentale, grazie all’impegno profuso da Isabella e Ferdinando in una campagna di guerra che era iniziata ufficialmente nel 1482.

Che cosa ha significato la Conquista di Granada per Isabella e Ferdinando? Letteralmente tutto, giacché si sentivano «obbligati nel fare guerra ai mori nemici della Santa Fede Cattolica, sulla scia di quanto fatto dagli altri Sovrani cattolici nostri predecessori»[2]. E per un europeo di allora, cosa ha comportato la conquista di Granada? Potrà sembrarci strano ma la risposta è di una semplicità infinita: una felicità immensa[3].

A noi europei del XXI secolo questa cosa ci può far inorridire, abituati come siamo sia al clima di convivenza (se non di puro relativismo) sia all’assenza di guerre in casa nostra da più di 70 anni, ma per un uomo del XV secolo non era così poiché si situa in un periodo di grosso travaglio per la Cristianità[4]: riportare qualsiasi vittoria sul mondo islamico, anche la più piccola, significa poter vivere ancora per un po’ all’interno della Cristianità, lontano da persecuzioni e dalla legge coranica. Ma la conquista Granada fu ancora più sconvolgente delle altre vittorie perché per la prima volta dopo secoli si era trattata di una conquista portata della Cristianità sull’Islam e non di una semplice vittoria a seguito di un attacco: Isabella e Ferdinando avevano dimostrato empiricamente che, benché a fronte di uno sforzo immane[5], era possibile battere le forze dell’islam, portando la guerra nel campo avversario senza attendere di essere attaccati. Si trattò fin dall’inizio di una vera e propria crociata, riconosciuta con tanto di bolla da parte della Santa Sede[6]. Ripresa Granada, il cui Regno da sempre sembrava impossibile da conquistare, perché non provare a ri-conquistare anche Gerusalemme e liberare il Santo Sepolcro dalle mani degli infedeli?

Ed è in questa cornice politico-culturale, in cui i Re Cattolici si sentono e vengono percepiti come difensori e propagatori del cristianesimo, che si situa anche il I viaggio di Cristoforo Colombo alla volta delle Indie, avvenuto in quello stesso 1492. Tra le persone che inneggiano Isabella e Ferdinando nell’Alhambra il 2 Gennaio, è presente anche marinaio, italiano di nascita ma ormai lontano dall’Italia da tantissimi anni: si tratta di Cristoforo Colombo, il futuro Ammiraglio del Mar Oceano, in contatto con i Re Cattolici fin dal 1486 quando propose il suo grande progetto di buscar el Oriente por el Occidente[7]. Colombo conosceva personalmente Isabella (ed ovviamente anche Ferdinando) dalla quale era stato protetto numerose volte che non voleva abbandonare le sue proposte: si pensi che sia nel 1487 Isabella non prese in considerazione il parere negativo di una Giunta di esperti[8], sospendendone il giudizio ed accogliendo Colombo a Corte, sostenendolo economicamente. La stessa cosa avvenne nel Gennaio 1492 quando, cioè, Isabella incaricò il proprio Segretario di redigere dei contratti commerciali: stiamo parlando delle Capitulaciones de Santa Fe[9], siglate il 17 Aprile d1492, che si compongo di diversi documenti, tra cui dei salvacondotti per l’Ammiraglio, una lettera al Gran Khan ed altre tre, senza destinatario, rivolte ai signori delle eventuali terre incontrate durante il viaggio[10].

Questi documenti sono di fondamentale importanza per poter capire cosa è stata la (futura) Scoperta dell’America e perché si ricollega idealmente alla Reconquista di Granada, vale a dire un amplissimo progetto missionario per poter espandere la fede cattolica in tutto il Mondo, verità negata aspramente dalla Leggenda Nera e dai detrattori di Isabella. Basandoci sui documenti dell’epoca, benché poco conosciuti, invece, possiamo affermare senza alcun problema che la Scoperta dell’America non fu una semplice spedizione commerciale o di conquista. Se è vero, infatti, che le Capitulaciones sono dei semplici contratti economico-giuridici, è altrettanto vero che gli altri documenti invece presentano le motivazioni del viaggio di Colombo: in uno infatti è specificato che «mandiamo alla vostra presenza il nobile don Cristoforo Colombo con tre caravelle armate attraverso i Mari Oceani verso le Indie per il servizio di Dio e l’aumento della vera fede come anche di altre cause ed affari concernenti benefici e guadagni nostri»[11].

Ebbene: in quel «nec non» del documento, cioè in quel «come anche» è contenuta la risposta a quanti affermano che la scoperta dell’America sia stata voluta e decisa solamente per motivazioni economiche e che il carattere missionario sia stato un orpello e un cappello della Spagna per poter giustificare le proprie malefatte lì compiute. Ma attenzione: il documento in questione dice «nec non» per cui non è legittimo dire che la Scoperta avvenne solo ed esclusivamente per motivazioni religiose e missionarie[12]: è più corretto infatti parlare di intenzione principale, seguendo in questo lo stesso ragionamento di Isabella, la quale affermò nel suo testamento che «quando ci furono concesse dalla Santa Sede Apostolica le Isole e la Terra Ferma del Mare Oceano, scoperte e da scoprire la nostra principale intenzione fu, quando lo supplicammo a Papa Alessandro VI di buona memoria – che ci ha concesso ciò – di provare e convertire le popolazioni di quella terra alla nostra santa fede cattolica, e di inviare a quelle Isole e Terra Ferma sacerdoti, religiosi, chierici e altre persone dotte e timorate di Dio per istruire gli abitanti di quelle terre nella fede cattolica e di insegnare loro buoni costumi, dargli la giusta diligenza secondo i dettami contenuti della su nominata concessione»[13].

Anche altri documenti, tra cui la celeberrima bolla Inter Caetera di Alessandro VI, mosrano come le due imprese del 1492 sono legate tra di loro. Tutto il popolo spagnolo visse la scoperta dell’America in senso apostolico e missionario perché avvenne nello stesso anno della reconquista di Granada, cioè al termine della guerra della Cristianità contro l’Islam, una guerra che era nello stesso tempo propagazione e difesa della fede. La forza profusa dall’intera popolazione spagnola (ma prima ancora dai Monarchi) nella riconquista del Regno di Granada non si esaurì il 2 gennaio 1492 ma continuò a vivere come un fiume carsico, dando i suoi frutti nel continente americano. Solamente l’entusiasmo e la gioia per la riconquista di Granada possono spiegare l’approvazione data da Isabella e Ferdinando al progetto di Colombo che mirava a giungere a Gerusalemme[14].
Missione, crociata, evangelizzazione: queste furono le principali motivazioni che spinsero Isabella e Ferdinando a compiere due imprese visionarie per l’epoca, vale a dire riconquistare Granada e poi cercare di giungere in Oriente (cioè a Gerusalemme) navigando verso Occidente.

Francesco Del Giudice



[1] Cfr. Andrés Bernáldez, Historia de los Reyes Católicos D. Fernando y Doña Isabel, Tomo I, Imprenta de D. José María Geofrin, Sevilla 1870, pp.302-303.

[2] «Obligados de fazer la guerra a los moros enemigos de la sancta fee catholica, como han fecho e fizieron los otros catholicos reyes predecesores»: AGS,PTR,LEG,12,DOC.28

[3] La notizia si sparse per tutta la Cristianità e venne festeggiata con messe, processioni e persino con uno rappresentazione dell’impresa cui seguì una corrida tenutasi a Roma in onore dei Re Cattolici (cfr.: L. Pastor, Storia dei Papi dalla fine de Medio Evo, ed. italiana a cura di A. Mercati, vol. III, Storia dei Papi nel periodo del Rinascimento dall’elezione di Innocenzo VIII alla morte di Giulio II, Roma, 1912, p. 228-229). Tradizione vuole che nello stesso giorno in cui la notizia arrivò a Roma, nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme gli operai trovarono la cassetta contenente il Titulus Crucis, di cui si era persa la notizia.

[4] Nel 1453 i turchi islamici avevano conquistato Costantinopoli ponendo fine all’Impero Romano d’Oriente; nel 1461 è la volta del regno di Trebisonda (ultimo regno cristiano d’Oriente); nel 1480 i turchi si rendono responsabili della conquista (temporanea) della città di Otranto e del massacro di 12.000 abitanti con il chiaro intento di puntare su Roma.

[5] La Guerra di Granada costituì sia un vero e proprio esborso per le casse della Corona di Castiglia, come anche un’impresa che non accennava mai di concludersi. Nelle vicende della Guerra di Granada è interessante notare un atteggiamento diverso tra Ferdinando e Isabella: da abile soldato e condottiero qual era, Ferdinando si mostrò spesso convinto ad abbandonare la Guerra, mentre Isabella lo spinse in ogni modo a portare a termine la causa iniziata. Questo duplice atteggiamento si vide già nel 1482: quando Ferdinando rinunciò, dopo appena 5 giorni di tentativi, di assediare la fondamentale rocca di Loja, Isabella si adoperò con tutte le sue forze per permettere al Re di poter tornare a dare battaglia l’anno successivo. Le cronache dell’epoca ci mostrano Isabella sempre fermamente convinta della necessità di riconquistare Granada, riuscendo sempre a convincere Ferdinando il quale, invece, sembrava mal tollerava l’enorme sforzo che la Spagna stava impiegando in questa impresa. Isabella quindi, non potendo andare personalmente in prima linea (ma potendosi recare nelle retrovie), si spese nella coordinazione della campagna militare, come anche nella ricerca degli enormi fondi necessari a continuare la guerra, migliorando anche la vita dei propri soldati. Ma Isabella è alla base in particolare della fondamentale conquista nel 1489 della fortezza di Baza, città assediata da Ferdinando ma senza alcuna speranza di vittoria: con grande meraviglia dei presenti e del cronista Pulgar che assistette al fatto, la città capitolò solamente dopo l’arrivo della Regina all’accampamento il 5 novembre che portò ordine e nuovo vigore tra le truppe: la città si arrese pochi giorni dopo e venne presa ufficialmente il 4 dicembre (seguendo l’esempio di Baza tutte le altre città delle Alpujarras, cominciando da Guadix e Almería, si arresero alle armate cristiane).

[6] Sacri apostolatus ministerio, AGS,PTR,LEG,27,DOC.21,1 cui fece seguito, il 10 agosto 1482, la bolla Ortodoxae fideli (AGS,PTR,LEG,19,DOC.9)

[7] Trovare l’Oriente passando per l’Occidente.

[8] Si tratta della famosa Junta de Salamanca. Spesso si dice (e si legge) che la Junta diede esito negativo a Colombo perché quest’ultimo riteneva la Terra tonda mentre i letterati di Salamanca la ritenevano ancora piatta: si tratta ovviamente di una bufala frutto della Leggenda Nera in quanto da secoli si sapeva che la Terra avesse una forma sferica. A riprova di questa nostra affermazione, basta fare una ricerca tra le monete e le rappresentazioni degli Imperatori che tengono sempre nelle mani un globo, rappresentante la Terra: ma se si riteneva la Terra piatta, che senso aveva rappresentare l’Imperatore con in mano una sfera?

[9] Capitulaciones de Santa Fe, 17 aprile 1492. Studio diplomatico e archivistico (con tutte le segnature dei singoli documenti): A. Rumeu de Armas, Nueva luz sobre las Capitulaciones de Santa Fe de 1492 concertadas entre los Reyes Católicos y Cristobal Colón. Estudio institucional y diplomático, CSIC, Madrid 1985.

[10] Carta comendaticia a favor de Cristóbal Colón, Granada 17 aprile 1492, ACA, CANCILLERÍA, REGISTROS, NÚM.3569,f. 136r. La lettera venne copiata in triplice copia senza l’indicazione del destinatario.

[11] «Mittimus in presenciarum nobilem virum christoforum colon cum tribus carauelis armatis per maria oceana ad partes Indie pro aliquibus causis et negociis seruicium dei ac fidei ortodoxe augmentum nec non benefficium et utilitatem nostram concernentibus»: Ibidem.

[12] Affermare una cosa del genere significherebbe creare e contrapporre una Leggenda Rosa affianco ad una Leggenda Nera, cosa che non vogliamo minimamente fare. In scienza e coscienza, invece, dobbiamo leggere i documenti per quello che sono.

[13] «Por quanto al tiempo que nos fueron conçedidas por la sancta se apostolica las yslas et tierra firme del mar oçeano descubiertas et por descubrir nuestra prinçipal yntençion fue al tienpo que lo suplicamos al papa alexandro sexto de buena memoria que nos hiso la dicha conçession de procurar de ynduzir et traer los pueblos dellas et les conuertir a nuestra sancta fe catholica et enbiar a las dichas islas et tierra firme prelados et religiosos et clerigos et otras personas doctas et temerosas de dios para ynstruir los vesinos et moradores dellas en la fe catholica et les ensennar et doctrinar buenas costunbres et poner en ello la diligençia deuida segund mas largamente en las letras de la dicha conçession se contiene»: Isabella la Cattolica, Codicilo, BN (Madrid), MSS.MICRO/453, f. 2r (clausola 11, righe 20-28).
[14] Per una panoramica generale sull’argomento, cfr.: Cfr. Melquiades Andrés Martín, Desde el ideal de la conquista de Jerusalén al de la cristianización de América, in Mar Oceana Revista del Humanismo Español e Iberoamericano, Nº. 9, 2001, Asociación “Francisco López de Gómara” Centro Universitario “Francisco de Vitoria”, pp. 125-138.



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