Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina,
da ateo a
credente.
Alexis Carrel (1873-1944),
medico e scienziato di fama mondiale, era convinto nel suo positivismo che i
miracoli di Lourdes fossero guarigioni frutto di autosuggestione. “Quali
sono – ribatté un suo amico – le guarigioni che, se le constatassi, ti
farebbero riconoscere l’esistenza del miracolo?”. “La guarigione improvvisa di
una malattia organica, una gamba tagliata che rinasce, un cancro scomparso, una
lussazione congenita che improvvisamente guarisce. Allora sì che crederei… Ma
non ho il minimo timore di arrivare a questo”.
Nella Sala dell’Immacolata (riservata ai
malati più gravi) tutto era pronto per la funzione presso le piscine. Il dottor
Carrel si avvicinò al lettino della “sua” ammalata, Marie Ferrand. La visitò
rapidamente: il cuore stava per cedere, era alla fine. Il medico le praticò
un’iniezione di caffeina, poi disse ai presenti senza farsi sentire
dall’ammalata: «È una peritonite polmonare all’ultimo stadio. Figlia di
genitori morti di tubercolosi in giovane età, è tisica dall’età di 15 anni. Può
darsi che viva ancora per qualche giorno, ma è finita». Anche un altro medico
confermò la diagnosi nefasta di Carrel.
Alla piscina non fu possibile immergere Marie Ferrand. Le fecero alcuni lavaggi
al ventre. La portarono davanti alla Grotta. L’aspetto della donna era sempre
cadaverico. Erano circa le 14.30.
Carrel osservava il volto dell’ammalata: gli parve più normale, meno livido.
Gli sembrava avere un’allucinazione, continuò ad osservarla. Le contò le
pulsazioni e i respiri al polso. La respirazione sembrava rallentata. Il volto
di Marie Ferrand continuava a cambiare. I suoi occhi sembravano catalizzati
verso la Grotta.
C’era in lei un sensibile miglioramento, non lo si poteva negare. Lo
stupefacente, però, avveniva adesso: Carrel vide a poco a poco la coperta
abbassarsi al livello del ventre. Il gonfiore spariva. Si sentì impallidire.
Alle 15 la tumefazione era ormai scomparsa. Carrel credeva d’impazzire.
Si avvicinò alla donna, ne osservò la respirazione, guardò il collo. Il cuore
batteva regolarmente. Le domandò: «Come vi sentite?». Marie rispose sottovoce:
«Benissimo. Non sono molto in forze, ma sento che sono guarita».
Carrel così ha
scritto, sempre parlando di se stesso in terza persona: «Il medico non parlava
più; non pensava più. Il fatto inatteso era totalmente contrario a tutte le
previsioni, che egli credeva di sognare… Si alzò, traversò le file serrate dei
pellegrini, i quali gridavano invocazioni che egli a stento sentiva, e se ne
andò. Erano circa le 16. Quel ch’era accaduto era la cosa impossibile, la cosa
inattesa, il miracolo».
Fonte: http://it.gloria.tv
Bibliografia:
A. CARREL, Viaggio a Lourdes, Morcelliana, Brescia 1980
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