domenica 23 dicembre 2012


Non c’era posto nella locanda

In questi giorni vicini al Natale vi proponiamo un testo del servo di Dio Fulton J. Sheen che mostra l’umiltà di Dio che nasce in una stalla, l’ultimo luogo al mondo in cui si sarebbe andati a cercarlo.

Cesare Augusto, il capo contabile del mondo, sedeva sul suo palazzo sul Tevere, tenendo inanzi a sé spiegata una carta geografica intorno a cui correva la leggenda: Orbis Terrarum, Imperium Romanum. Stava per emanar l’ordine del censimento del mondo, ché tutte le nazioni del mondo civile erano soggette a Roma. Ai margini dell’Impero, nel villaggetto di Nazaret, i soldati affissero ai muri l’ordine che tutti i cittadini si facessero censire nelle città da cui le rispettive famiglie traevano origine.

Il falegname Giuseppe, oscuro discendente del gran re Davide, fu costretto a farsi censire in Betlemme, la città di Davide, appunto. In obbedienza a quell’editto, Maria e Giuseppe partirono dal villaggio di Nazaret alla volta del villaggio di Betlemme, che si trovava a circa otto chilometri di distanza, sull’altro versante di Gerusalemme. A proposito di quel villaggetto, cosí il profeta Michea, cinquecento anni prima, aveva profetato: “E tu, Betlemme, non sei la piú piccola tra le principali città di Giuda, perché da te uscirà il duce che deve reggere il mio popolo, Israele” (Mt. 2,6)
Nell’entrare nella città della sua famiglia, Giuseppe era pieno di speranza, nonché affatto sicuro che non avrebbe avuto alcuna difficoltà a trovare un alloggio per Maria, delle cui condizioni per certo si sarebbe tenuto particolarmente conto. E andò di casa in casa, Giuseppe, e tutte le trovò ingombre di gente, invano cercando un sito dove Colui al quale il cielo e la terra appartenevano potesse nascere. Poteva mai darsi che il Creatore non trovasse una casa nel creato? Sú per un erto colle si arrampicò Giuseppe attratto da una lanterna fioca che, sospesa a una fune, si dondolava dinanzi a una porta: era la locanda del villaggio. Dove, a preferenza di ogni altro sito, egli avrebbe certamente trovato asilo. Ebbene, nella locanda c’era posto per i soldati romani che brutalmente avevan soggiogato il popolo di Giuda; c’era posto per le figlie dei ricchi mercanti orientali; c’era posto per quanti, sontuosamente vestiti, vivevano nelle dimore del re; insomma c’era posto per chiunque si trovasse in grado di dare una moneta al locandiere; ma non c’era posto per Colui che sarebbe venuto al mondo per essere la Locanda d’ogni e qualunque cuore derelitto di questa terra. Quando finalmente le pergamene della storia saranno tutte ricoperte nel tempo sino alle ultime parole, la frase più triste sarà questa: “Non c’era posto nella locanda.”
Dipartitisi dalla collina, Giuseppe e Maria finirono col riparare in una stalla sotterranea, dove talvolta i pastori guidavano le greggi durante la tempesta. Là, in un cantuccio tranquilo nello squallore di una gelida caverna esposta al vento, là, sotto il livello del mondo, Colui che in cielo nasce senza madre, in terra nasce senza padre.

Nel sito più sudicio del mondo, in una stalle, nacque la Purezza. Colui che poi sarebbe stato massacrato da uomini operanti al pari di bestie nacque fra le bestie. Colui che si sarebbe definito il “pane di Vita disceso dal Cielo” giaceva in una greppia, in una vera e propria magiatoia. Alcuni secoli prima, gli Ebrei avevano adorato il vitello d’oro; e i Greci, l’asino d’oro: dinanzi ad essi, gli uomini si erano inchinati come dinanzi a Dio. Sia il bue che l’asino erano adesso presenti per fare atto d’innocente riparazione, chini dinanzi al loro Dio.
Nella locanda non c’era posto, ma c’era posto nella stalla. La locanda è il luogo in cui si riunisce la pubblica opinione, il punto docale delle mode del mondo, il luogo di convegno degli spiriti mondani, il sito in cui si radunano quanti abbiano raggiunto la notorietà e il sucesso. La stalla invece è il sito del proscritti, degli ignoti, dei dimenticati. Era lecito che il mondo aspettase che il Figlio di Dio nascesse –se proprio doveva nascere- in una locanda; una stalla era l’ultimo luogo al mondo in cui si sarebbe andati a cercarLo. La Divinità sta sempre dove meno ci aspettiamo di trovarla.


Tratto da “Vita di Cristo”, Fulton J. Sheen; Richter, Napoli, 1963. Pagg. 31-33

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