mercoledì 31 luglio 2013

Le Beatitudini di San Tommaso Moro


Con un singolare senso dell'umorismo, San Tommaso Moro scrive una serie di consigli a modo di “beatitudini” necessari per vivere la libertà di spirito e la vera gioia cristiana.

Beati quelli che sanno ridere di se stessi,
perché non finiranno mai di divertirsi.

Beati quelli che sanno distinguere una montagna da un ciottolo, perché eviteranno molti fastidi.

Beati quelli che sanno riposare e dormire senza trovare scuse: diventeranno saggi.

Beati quelli che sanno ascoltare e tacere: impareranno cose nuove.

Beati quelli che sono abbastanza intelligenti per non prendersi sul serio: saranno apprezzati dai loro vicini.

Beati quelli che sono attenti alle esigenze degli altri, senza sentirsi indispensabili: saranno dispensatori di gioia.

Beati sarete voi se saprete guardare seriamente le cose piccole e tranquillamente le cose importanti: andrete lontano nella vita.

Beati voi se saprete apprezzare un sorriso e dimenticare uno sgarbo: il vostro cammino sarà pieno di sole.

Beati voi se saprete interpretare sempre con benevolenza gli atteggiamenti degli altri, anche contro le apparenze: sarete presi per ingenui, ma questo è il prezzo della Carità.

Beati quelli che pensano prima di agire e che pregano prima di pensare: eviteranno tante stupidaggini.

Beati soprattutto voi che saprete riconoscere il Signore in tutti coloro che vi incontrano: avrete trovato la vera luce e la vera sapienza.


San Tommaso Moro

domenica 28 luglio 2013

Sono lecite le relazioni 

sessuali prematrimoniali?


          Domanda: Perché sono illecite le relazioni prematrimoniali? Non mi riferisco a qualsiasi atto sessuale tra persone non sposate ma a relazioni tra fidanzati che hanno una seria intenzione di sposarsi.

          Risposta: Nella domanda si intende per relazione prematrimoniale l’atto sessuale completo tra fidanzati che hanno una seria intenzione di sposarsi o almeno che stanno pianificando seriamente questa possibilità. Andiamo a considerare queste condizioni, anche se non cambia sostanzialmente il giudizio morale rispetto ad altre relazioni sessuali tra persone che non hanno nessuna intenzione di sposarsi.


 1. Un problema molto attuale...
  
          Questo tipo di relazioni si è esteso molto in questi ultimi tempi tanto che molti lo giudicano come una normale attitudine, come una carta di cittadinanza che vale per tutto il fidanzamento. Le cause della sua propagazione possono vedersi in alcuni distinti fenomeni della nostra epoca come:

–La riduzione dell’ amore al sesso.
–La riduzione del sesso alla genitalità.
–La prolungazione indefinita di alcuni fidanzamenti.
–Il continuo bombardamento della pornografia nei mezzi di comunicazione.
–La facilità al ricorso a mezzi contraccettivi e la mentalità anticoncezionale e abortista che si trova nello stesso matrimonio.
–La perdita del senso della castità e della verginità.
–La mancanza di educazione del carattere e della affettività in generale.

     
Il giudizio morale sulla fornicazione è molto chiaro: “ La fornicazione è l’ unione carnale tra uomo e donna fuori dal matrimonio. È gravemente contrario alla dignità delle persone e della sessualità umana, che è naturalmente ordinata al bene degli sposi ed alla generazione ed educazione dei figli”[1].

Alcuni cattolici moralisti e fedeli cattolici credono che le relazioni prematrimoniali non entrerebbero nella stessa categoria. Secondo alcuni i fidanzati dovrebbero giocarsi il progetto di amore del loro futuro matrimonio. Così come non si può negare che i fidanzati  che vanno a sposarsi si amino veramente, cosi tanto meno si potrebbe dire che tali relazioni fortifichino il  loro amore. Altri moralisti affermano che si giustificano in circostanze straordinarie o difficili e supposta la volontà seria di sposarsi pubblicamente a loro debito momento. Che dire di queste opinioni?


2- Il giudizio morale: le relazioni prematrimoniali sono intrinsecamente dannose

       Le relazioni  prematrimoniali sono cattive per se stesse (vuol dire, “a causa del loro stesso oggetto”) e anche se non si può negare che i fidanzati si amino, si può affermare che la relazione sessuale non è una manifestazione autentica dell’amore in questa tappa della loro vita. 
Perché? Fondamentalmente perché “l’ atto sessuale” tra uomo e donna è la manifestazione piena ed esclusiva della coniugalità, ed i fidanzati mancano della coniugalità anche se sono ordinati ad essa e si stanno preparando per accoglierla. 
È la manifestazione piena dell’amore coniugale, perché nella relazione sessuale gli sposi raggiungono la massima unione fisica e, attraverso di essa, raggiungono la massima unità affettiva e spirituale. 

Lì sono una “sola carne” e mediante questo atto anche “un solo Spirito”; perciò è anche la manifestazione esclusiva della coniugalità in quanto solo all’interno del matrimonio è lecito realizzare la sessualità.



                Perché dentro il matrimonio? 

Per il linguaggio del corpo, l’atto sessuale è parte del linguaggio umano: ha un significato unico, irripetibile e irrinunciabile. Quello che questo atto “dice”, è vero solo quando c’è di mezzo un’unione  matrimoniale definitiva. Cosa dice questo atto? “Donazione totale”. Una donazione è veramente totale quando include: 

1º- tutto quello che si è 
2º - in modo esclusivo 
3º- per donarsi 
4º -per tutta la vita


La donazione tra gli sposi è totale quando include: 1º- tutto quanto si ha (corpo, anima, affettività, presente e futuro); 2º- in modo esclusivo (vuol dire a una sola persona con esclusione di tutte le altre); 3º- nello stato più perfetto nel quale si può essere (né diminuito o deteriorato, come succede quando le capacità sono state annullate precedentemente per mezzo di anticoncezionali e sterilizzazioni); 4º -per tutta la vita (esso si garantisce solo attraverso l’assunzione di responsabilità pubblica che si dà  col consenso matrimoniale). Questi elementi si possono vivere solamente in un matrimonio celebrato.


Nella relazione prematrimoniale non si  hanno queste condizioni. In effetti:

1º- Non si dà quanto si ha, in quanto  non può dare tutto colui che non ha pronunciato pubblicamente il “si matrimoniale” davanti alla società; non ha impegnato il suo futuro, non ha corrisposto pienamente, non ha manifestato una responsabilità. Il vero amore è un atto “oblativo”, un dono totale di sé dell’altro; al contrario, nella relazione prematrimoniale (e  lo stesso in quella extramatrimoniale), quello che è primario psicologicamente non è l’atto oblativo ma la ricerca egoistica del piacere: “l’altro” non è quello che si dà ma quello che si prende (questo vale per ciascuno).

2º -Non è esclusivo, o almeno non è necessariamente esclusivo; allora la mancanza del patto matrimoniale porta molte volte alla rottura del fidanzamento (incluso quello più serio) e all’ instaurazione di nuovi fidanzamenti; in questo modo le relazioni prematrimoniali si hanno con distinti uomini e distinte donne

3º- Non si dà generalmente nello stato più  perfetto: “la maggior parte delle volte escludono la prole”[2].

4º -Non è per tutta la vita: per confermarlo  come unico atto che si fa indissolubile dopo il patto, con il quale si intende la celebrazione valida del matrimonio.




Allora come si devono comportare i fidanzati? Possono stabilirsi le seguenti norme morali per regolare la condotta dei fidanzati:

1º- sono lecite le dimostrazioni di affetto, accettate per le abitudini e usanze, che sono segno di cortesia, urbanità ed educazione;

2º- sono illecite le espressioni pudiche (abbracci, baci, sguardi,pensieri, desideri) con l’ intenzione espressa e deliberata del piacere venereo o sessuale, anche se non si ha la volontà di arrivare alla relazione sessuale completa;

3º- a maggior ragione sono illecite le espressioni impudiche e le relazioni sessuali complete.


Riassumendo: “si riserveranno per il tempo del matrimonio le manifestazioni di tenerezza specifiche dell’amore coniugale”.                


P. Miguel Angel Fuentes, IVE
Traduzione: Tullia Trevisan




[1] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2353
[2] Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Persona humana, su alcune questioni di etica sessuale, 29 dicembre 1975, n. 7.

mercoledì 24 luglio 2013

Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina, da ateo a credente.


Alexis Carrel (1873-1944), medico e scienziato di fama mondiale, era convinto nel suo positivismo che i miracoli di Lourdes fossero guarigioni frutto di autosuggestione.  “Quali sono – ribatté un suo amico – le guarigioni che, se le constatassi, ti farebbero riconoscere l’esistenza del miracolo?”. “La guarigione improvvisa di una malattia organica, una gamba tagliata che rinasce, un cancro scomparso, una lussazione congenita che improvvisamente guarisce. Allora sì che crederei… Ma non ho il minimo timore di arrivare a questo”.


Nella Sala dell’Immacolata (riservata ai malati più gravi) tutto era pronto per la funzione presso le piscine. Il dottor Carrel si avvicinò al lettino della “sua” ammalata, Marie Ferrand. La visitò rapidamente: il cuore stava per cedere, era alla fine. Il medico le praticò un’iniezione di caffeina, poi disse ai presenti senza farsi sentire dall’ammalata: «È una peritonite polmonare all’ultimo stadio. Figlia di genitori morti di tubercolosi in giovane età, è tisica dall’età di 15 anni. Può darsi che viva ancora per qualche giorno, ma è finita». Anche un altro medico confermò la diagnosi nefasta di Carrel.


Alla piscina non fu possibile immergere Marie Ferrand. Le fecero alcuni lavaggi al ventre. La portarono davanti alla Grotta. L’aspetto della donna era sempre cadaverico. Erano circa le 14.30.



Carrel osservava il volto dell’ammalata: gli parve più normale, meno livido. Gli sembrava avere un’allucinazione, continuò ad osservarla. Le contò le pulsazioni e i respiri al polso. La respirazione sembrava rallentata. Il volto di Marie Ferrand continuava a cambiare. I suoi occhi sembravano catalizzati verso la Grotta.



C’era in lei un sensibile miglioramento, non lo si poteva negare. Lo stupefacente, però, avveniva adesso: Carrel vide a poco a poco la coperta abbassarsi al livello del ventre. Il gonfiore spariva. Si sentì impallidire. Alle 15 la tumefazione era ormai scomparsa. Carrel credeva d’impazzire.



Si avvicinò alla donna, ne osservò la respirazione, guardò il collo. Il cuore batteva regolarmente. Le domandò: «Come vi sentite?». Marie rispose sottovoce: «Benissimo. Non sono molto in forze, ma sento che sono guarita».


            Carrel così ha scritto, sempre parlando di se stesso in terza persona: «Il medico non parlava più; non pensava più. Il fatto inatteso era totalmente contrario a tutte le previsioni, che egli credeva di sognare… Si alzò, traversò le file serrate dei pellegrini, i quali gridavano invocazioni che egli a stento sentiva, e se ne andò. Erano circa le 16. Quel ch’era accaduto era la cosa impossibile, la cosa inattesa, il miracolo». 

Fonte: http://it.gloria.tv

Bibliografia: A. CARREL, Viaggio a Lourdes, Morcelliana, Brescia 1980

domenica 21 luglio 2013

Come fare ad educare i propri figli?




Vi proponiamo oggi una parte di un articolo di P.Miguel Angel Fuentes che raccoglie alcuni punti chiave per l’educazione dei figli. Ringraziamo ancora Tullia Trevisan che ha tradotto dallo spagnolo questo testo.

  

L’educazione dei figli non è solo un atto di generosità ma anche un dovere dei genitori; questo è ciò che viene chiesto anche durante il matrimonio: “Siete disposti a ricevere da Dio responsabilmente e amorosamente i figli che riceverete e ad educarli secondo la legge di Cristo e della Chiesa?”.
           
Gli sposi sono collaboratori di Dio non solo nella procreazione ma anche nell’educazione dei figli attraverso la quale i coniugi partecipano alla pedagogia divina che è allo stesso tempo paterna e materna.       

Marcellino Champagnat indica i punti chiave per l’educazione di un bambino e di un giovane. Li sintetizzo in modo conciso:



(a)  Educare il bambino vuol dire mostrargli la sua intelligenza e fargli conoscere la religione, che è il fine dell’uomo, la necessità della salvezza, la morte, il giudizio, il cielo, l’eternità, il peccato, l’inferno, i comandamenti della legge di Dio e della Chiesa; la vita di Gesù Cristo e i suoi misteri..
(b)     Educare il bambino vuol dire indirizzare le sue cattive inclinazioni, correggere i suoi vizi e difetti.
(c)  Educare il bambino vuol dire formare il suo cuore e sviluppare le sue buone disposizioni. Il cuore dei bambini è una terra fertile che riceve il seme per la prima volta. Se si coltiva e si prepara bene il cuore, il seme è buono e produrrà frutti abbondanti e duraturi.
(d)  Educare il bambino vuol dire formare la sua coscienza (facendogli capire che deve seguire i principi della legge di Dio, i motivi della fede e i dettami della coscienza e che non deve seguire le opinioni del mondo); bisogna infondergli il rifiuto del peccato facendo capire che la virtù, come il peccato, vengono dal cuore; infondendo amore alla verità e avversione alla bugia.
(e)   Educare il bambino  vuol dire anche abituarlo alla pietà. L’educazione alla pietà è tutto, bisogna farla penetrare nel cuore del bambino, in lui si devono manifestare tutte le virtù come un incendio che distrugga tutti i vizi e difetti.
(f)   Educare il bambino è far sì che lui ami tutte le virtù e la religione. Il bambino amerà la religione e si affezionerà a essa per convinzione e coscienza, ma solo se comprende bene queste quattro verità: la religione è la grazia più grande che Dio ha fatto per l’uomo, ogni comandamento della legge di Dio è un vero beneficio e fonte di gioia per l’uomo, anche se da un punto di vista temporale; la religione combatte i nostri nemici (il demonio, il peccato, i vizi e le passioni che ci degradano); solo la virtù rende felice l’uomo
(g)  Educare il bambino vuol dire formare la volontà e insegnare ad obbedire per amore e non per timore.
(h) Educare il bambino vuol dire formare il suo giudizio, la sua riflessione e il suo discernimento.
(i)    Educare il bambino vuol dire formare la sua indole, il suo genio e il suo carattere.
(j)    Educare il bambino vuol dire vigilarlo continuamente.
(k)  Educare un bambino vuol dire far radicare l’ amore per il lavoro, l’ordine e la pulizia.
(l)  Educare il bambino vuol dire facilitargli le conoscenze che saranno necessarie al suo stato e posizione.
(m) Educare il bambino vuol dire anche dedicarsi al suo sviluppo fisico e alla sua salute.
(n)  Concludendo, educare il bambino vuol dire dare i mezzi per acquisire la perfezione possibile del suo essere e fare di lui un uomo completo.




In conclusione, il santo educatore è possibile riferirlo a questo esempio: “Il padre di Socrate, che era uno scultore, mostrandogli un blocco di marmo gli disse: “In questo blocco di marmo c’è rinchiuso un uomo e voglio farlo uscire martellandolo”. Per questo, aggiunge P. Marcellino, “quando vi si presenta un bambino ancora ignorante, senza educazione e che non conosce un’altra vita che va al di là dei sentimenti, potrete dire con maggiore ragione, come  il padre di Socrate: “Qui c’è un uomo, un buon padre di famiglia, un buon cittadino, un discepolo di Gesù Cristo, un santo, un eletto per andare in cielo, ed io voglio farlo uscire, voglio istruirlo nei suoi obblighi, nel suo destino, a riformarlo, a svelarlo ed a far sì che egli sia quello che può e deve essere”.





Bibliografia: Beato Giovanni Paolo II, Lettera alle Famiglie; Pontificio Consiglio per la Famiglia, Sessualità umana: Verità e Significato; Fratelli Maristi, Sentencias, enseñanzas  y avisos del P. Marcelino ChampagnatExpuestas y Explanadas por uno de sus primeros discípulos; Ed. H.M.E., Bs. As. 1946.

mercoledì 17 luglio 2013

L’eroicità di una bambina cinese martire dell’Eucaristia

Nel XX secolo ci sono stati 45 milioni di martiri cristiani, più della metà di tutti i martiri della storia del cristianesimo. Anche oggi in diversi paesi si ripetono le scene di martirio dei secoli scorsi, con tanti eroici testimoni della fede. Francesco D’Amato ci invia questa testimonianza di una bambina che diede la sua vita per l’Eucaristia. Questo fatto si conosce grazie a P. Luca Fransen, sacerdote espulso dalla Cina nel 1952, che raccontò questa storia al suo arrivo ad Hong Kong.

Un giorno, un ispettore dell'insegnamento comunista entrò nella scuola parrocchiale in cui insegnava il Padre Fransen, accompagnato da quattro soldati armati fino ai denti. Avanzò fino alla pedana e scagliò a terra il Crocifisso che stava sul muro. Si mise poi a parlare ai bambini, dicendo loro che tutte le immagini religiose erano antipatriottiche; comandò loro di alzarsi uno per uno e di gettar via tutte le immagini sacre che avevano. La maggior parte dei bambini obbedì. Soltanto una bambina di tredici anni si rifiutò di obbedire. Le sue mani stringevano un’immagine di Gesù che non avrebbe lasciato per niente al mondo.

L’ispettore impallidì per la rabbia nel vedere che la bambina non gli obbediva: cercò allora di far sì che gli lasciasse vedere l’immagine. Non vi riuscì. La schiaffeggiò, ma la bambina continuava a stringere nel pugno il suo tesoro. Alla fine l’ispettore ordinò ad uno dei soldati: «Va’ in cerca del padre di questa bambina e portamelo qui».

Gli altri soldati ebbero ordine di radunare in chiesa tutti gli uomini del paese. La bambina e suo padre stavano in piedi vicino alla balaustra con le mani legate dietro la schiena. L’ispettore salì sul presbiterio, si mise vicino al tabernacolo e pronunciò un diabolico discorso contro la presenza reale di Gesù nel Santissimo Sacramento. Quando il suo discorso arrivò al punto culminante, disse ai soldati che rompessero il tabernacolo. Prese il Ciborio, tolse il coperchio e sparse tutte le Sacre Particole per terra in atto di sfida. Il Padre Fransen, da una camera attigua dove si trovava prigioniero, fu testimone impotente di tanta dissacrazione. Poco dopo gli uomini uscirono dalla chiesa e il padre della bambina fu portato in carcere. La bimba, esausta per la dura prova subita, cadde svenuta contro una colonna finché una brava donna la portò a casa sua.
Il giorno seguente, la mattina molto presto, il Sacerdote, dalla stanza nella quale si trovava prigioniero, vide la bambina che entrava nella chiesa deserta; la vide inginocchiarsi e pregare per alcuni momenti; poi con la lingua, raccogliere una delle Particole che erano sparse per terra. Fatto quindi un breve ringraziamento, se ne andò.

Questo si ripeté per vari giorni di seguito. Finché una mattina, mentre la bambina, inginocchiata, faceva la sua preparazione alla Santa Comunione, il Padre Fransen vide un soldato comunista che entrava in punta dei piedi nella chiesa; aveva in mano un revolver; prese la mira, e il proiettile fece bersaglio nel corpicino della bimba. Ma questa si rianimò e trascinandosi, poté arrivare fino all’Ostia più vicina; si comunicò e poi cadde, morta. I soldati diedero il permesso al Padre Fransen di uscire dalla sua prigione per celebrare il funerale.


Fonte: http://siatelemiemanitese.blogspot.it/2010/05/la-piccola-cinese-martire.html

domenica 14 luglio 2013

La coraggiosa storia di Chiara Corbella


La storia di Chiara Corbella Petrillo è un'autentica testimonianza di ciò che è disposto a fare chi ama, perché "la forza dell'amore non misura le possibilità, ignora le frontiere e non si intimidisce di fronte a nessuna difficoltà" S.Pietro Crisologo


Il loro progetto di famiglia Chiara lo esprime così a Enrico: «Ora che io vado di là mi occupo di Maria e Davide; tu che resti di qua cura bene Francesco». È una testimonianza che non s’improvvisa. 

Chiara Corbella aveva 28 anni ed era sposata con Enrico Petrillo. Una coppia normalissima della generazione Wojtyla, cresciuta in parrocchia e a pane e Gmg. Si è spenta mercoledì 13 giugno Chiara nella sua città, Roma, all’età di 28 anni.

Giovanissima, al punto che verrebbe voglia di chiedere perché, di litigare con Dio. Tuttavia la verità è che questa morte giunge a noi come balsamo perché lei ha dato senso alla sua vita. Moglie a 24 anni di Enrico, Chiara quasi subito è rimasta incinta della piccola Maria, una bimba che già dalle prime ecografie mostrava una grave anancefalia. I due giovani sposi rifiutarono l’idea di ricorrere all’aborto terapeutico e scelsero di andare fino in fondo portando alla luce la piccola Maria che per soli trenta minuti ha assaporato la vita prima di morire. «Se avessi abortito – confidò Chiara alcuni mesi dopo – non ricorderei quel giorno come una festa, ma come una giornata da dimenticare».

Con la voglia ancora di sorridere alla vita Enrico e Chiara ci riprovarono. Un’altra gravidanza, un altro bimbo, stavolta maschietto, il piccolo Davide. Tuttavia anche questo figlioletto presentò da subito problemi, stavolta agli arti inferiori e anche malformazioni agli organi. Stessa logica, stessa battaglia. I due andarono avanti e anche stavolta il piccolo si spense dopo poco. Lo sconforto e la sfiducia non piegarono la coppia che non si perse d’animo e continuò a donarsi agli altri in parrocchia, nei ritiri francescani, nei viaggi a Medjugorje.
Nel frattempo giunse la notizia attesa di una nuova gravidanza. Un altro maschio, Francesco. Sembrava non avere problemi e il primo pensiero degli amici, come racconta Maris, una sua amica d’infanzia, era che finalmente Dio stava offrendo la sua ricompensa. E invece ancora una volta Enrico e Chiara nel 2011 sono stati posti davanti ad un’altra croce. La giovane madre infatti al quinto mese ha scoperto di avere un carcinoma alla lingua. Forte come una roccia decide di non sottoporsi alla chemio per non danneggiare la vita di quel piccolo che porta in grembo. Francesco viene alla luce, ma Chiara dopo interventi e cicli terapici ha affidato Francesco alle braccia del suo grande amore Enrico. Prima di andare via ha scritto un messaggio al suo parroco: «Siamo con le lanterne accese ad aspettare lo Sposo».

Resto attonito davanti a questa ragazza mia coetanea di cui ho conosciuto la storia poche ore dopo la sua partenza. Non mi sconvolge tanto la serie di sventure piovutele addosso nel giro di quattro anni, ma la forza, la determinazione di affrontare le sfide della vita e la fede in Dio, unico faro dell’esistenza di Chiara che per tranquillizzare la madre diceva sempre: «Mamma, Lui non mi ha mai abbandonato».
I funerali si sono svolti oggi, alle 10.30 presso la parrocchia Santa Francesca Romana, ma non sono un addio. Di te, Chiara, sentiremo parlare a lungo.

Giuseppe Cutrona

Fonte: http://www.daportasantanna.it/author/giuseppe-cutrona/

mercoledì 10 luglio 2013

Intervista al Dott. Aquilino Polaino sull'omosessualità


Il Dottor Polaino è titolare della Cattedra di Psicopatologia e Direttore del Dipartimento di Psicologia dell’Università “San Pablo-CEU” di Madrid. Negli ultimi quarant’anni ha esercitato la sua attività diviso tra l’Università, la ricerca e l’attività clinica. La sua esperienza nel trattamento psicoterapeutico dell’omosessualità durante tutto questo tempo ha riguardato quasi duecento persone con disturbi di comportamento omosessuale. In quest’intervista ci parla della natura del fenomeno dell’omosessualità e delle conseguenze nelle persone e nella società.


Quali fattori incidono sullo sviluppo sessuale dell’essere umano?

Per ciò che riguarda lo sviluppo dell’identità sessuale e personale, i rapporti con i genitori, oltre ad una opportuna educazione sessuale, sono fattori che influiscono decisamente in questo processo.
L’identità sessuale si articola sulle esperienze di donazione e ricezione di affetto tra il bambino e le figure del padre e della madre. L’omosessualità, prima di essere un problema della condotta sessuale, è un disturbo dell’affettività, cioè, della maturazione e dello sviluppo affettivo, sulla quale si erige, più tardi, l’identità personale.

C’è bisogno delle figure del padre e della madre per lo sviluppo integrale del bambino? Perché?

Le figure del padre e della madre sono assolutamente imprescindibili per il corretto sviluppo psico-affettivo e sessuale dei figli. Il padre contribuisce con la mascolinità e la madre con la femminilità. Ambedue le cose si offrono allo sguardo innocente ed alla tenera affettività del bambino come modelli affettivi emblematici, con i quali si identificherà proprio attraverso l’affetto che dai genitori riceve e dal modo in cui egli stesso dimostra loro le sue emozioni.
I rapporti tra il padre e la madre costituiscono il primo scenario dell’educazione sentimentale. I bambini e le bambine imparano le differenze nel comportamento affettivo che singolarizzano il padre e la madre, ed il modo in cui si trattano un uomo ed una donna quando si amano.
Senza vivere questi rapporti si può affermare che l’educazione sentimentale dei figli sarà incompleta, a prescindere dai casi in cui i genitori vedovi cerchino di sostituire, in maniera naturale, la presenza della figura scomparsa.
Una volta maturato lo sviluppo affettivo, compare l’attrazione sessuale nel bambino o adolescente. Se questo è stato formato d’accordo con il proprio sesso, è facile che l’attrazione sessuale si assembli con caratteristiche analoghe a quelle che sono proprie della sua peculiare differenziazione affettiva e sessuale, evitando così l’insorgere di problemi riguardo alla propria identità sessuale e personale.

Non costituisce una violenza sul bambino il fatto di essere adottato da parte di una coppia omosessuale?

Nessun bambino è naturalmente pronto per condividere i propri sentimenti simultaneamente con due genitori maschi o due genitori femmina. Essere adottato da una coppia di omosessuali o lesbiche, è rendere uno scarso servizio al bambino poiché si attenta seriamente contro lo sviluppo della sua identità sessuale e personale.
La complementarietà tra l’uomo e la donna è qualcosa che ogni bambino impara dai rapporti tra i propri genitori. I bambini imparano in questo modo che la ragione della diversità sessuale è quella che ha per scopo la complementarietà tra di loro e che questo rende inoltre possibile fondare una famiglia.

Quali sono le conseguenze che questo fatto provocherebbe nel bambino? 

L’adozione dei bambini da parte di coppie omosessuali può avere molte conseguenze. Alcuni testi pseudoscientifici hanno cercato di mascherarle stabilendo delle conclusioni sbagliate, che però non soddisfano i minimi criteri scientifici richiesti dalla ricerca empirica.
Altri studiosi, invece, hanno analizzato il problema attenendosi a metodologie rigorose ed hanno seguito lo sviluppo di questi bambini nel corso delle loro vite. Le conclusioni raggiunte indicano che l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali incrementa in questi bambini la promiscuità sessuale, il comportamento bisessuale e la condotta omosessuale nell’adolescenza, oltre ad anticipare precocemente l’attrazione e l’iniziativa per le relazioni sessuali, che sono viste come qualcosa svincolato dall’affettività e dalla capacità di amare.

Da un punto di vista psichiatrico, quali conseguenze comporterebbe per la società l’applicazione di tutte queste norme contrarie alla natura dell’essere umano?



L’approvazione della legge che permette l’adozione di bambini da parte delle coppie omosessuali costituisce una truffa contro la salute degli esseri più innocenti e indifesi: i bambini. Ma lo è anche contro la persona e contro l’intera società, perché indebolisce la salute psichica delle generazioni future - nelle quali già s’intravede un incremento dei disturbi dell’identità sessuale e personale- ed ipoteca il senso e la dignità dello Stato. Questo è ciò che avviene quando le leggi non imitano la natura ma la tradiscono apertamente e la contraddicono.


Fonte: http://www.fides.org/ita/approfondire/2005/leggi2_famiglia06.html

venerdì 5 luglio 2013

La distruzione della vita: l’aborto
(Parte II)



Gravità morale dell’aborto

L’aborto è una forma particolare di omicidio, aggravato da numerose circostanze:

-Primo, per il soggetto assassinato, cioè, per la condizione  indifesa del nascituro e per la privazione dei beni soprannaturali del Battesimo: è “quanto di più innocente in assoluto si possa immaginare: mai potrebbe essere considerato un aggressore, meno che mai un ingiusto aggressore! È debole, inerme, al punto di essere privo anche di quella minima forma di difesa che è costituita dalla forza implorante dei gemiti e del pianto del neonato. È totalmente affidato alla protezione e alle cure di colei che lo porta in grembo” (Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, 58.)

-In secondo luogo, per il responsabile principale, che è la madre stessa, sola o insieme al padre del bambino.

-In terzo luogo, per l’esecutore principale ed i suoi collaboratori, che sono le persone che hanno per vocazione e professione la difesa della vita: medici e infermieri.



Sacralità della vita umana

Trasmettere vita umana, cioè, avere il potere di dare la vita ad un uomo, è frutto di un’alleanza tra Dio e i genitori che generano. Il risultato dell’azione di Dio e dei genitori è unico e lo stesso: il figlio che si genera. Dio inoltre ha permesso che i primi giorni dell’essere umano si sviluppino nel seno materno per proteggere la sua vita. È una realtà molto triste vedere come questo grande dono conferito alle mamme è considerato oggi da molte persone come un diritto a decidere sulla vita di un essere totalmente indifeso ed innocente.   

Sempre dovremmo tener presenti le parole pronunciate da Madre Teresa di Calcutta alla conferenza di Il Cairo nell’anno 1994: “Vi parlo dal profondo del cuore, parlo ad ogni uomo in tutti i paesi del mondo . . . alle madri, ai padri e ai figli nelle città, nelle cittadine e nei villaggi. Ognuno di noi oggi è qui grazie all’amore di Dio che ci ha creati, e ai nostri genitori, che ci hanno accolti e hanno voluto darci la vita. La vita è il più grande dono di Dio. E’ per questo che è penoso vedere cosa accade oggi in tante parti del mondo: la vita viene deliberatamente distrutta dalla guerra, dalla violenza, all’aborto. E noi siamo stati creati da Dio per cose più grandi: amare ed essere amati. Ho spesso affermato, e io ne sono sicura, che il più grande distruttore di pace nel mondo di oggi è l’aborto. Se una madre può uccidere il suo proprio figlio, che cosa potrà fermare te e me dall’ucciderci reciprocamente? Il solo che ha il diritto di togliere la vita è Colui che l’ha creata. Nessun altro ha quel diritto; né la madre, né il padre, né il dottore, né un’agenzia, né una conferenza, né un governo . . . Mi terrorizza il pensiero di tutti coloro che uccidono la propria coscienza, per poter compiere l’aborto. Dopo la morte ci troveremo faccia a faccia con Dio, Datore della vita. Chi si assumerà la responsabilità davanti a Dio per milioni e milioni di bambini ai quali non è stata data la possibilità di vivere, di amare e di essere amati? . . . Un bambino è il dono più grande per la famiglia. Per la nazione. Non rifiutiamo mai questo dono di Dio”.


Fonti: P.Miguel Angel Fuentes, "Maschio e femmina li creò", EDIVI, 2012.
P. Jorge Loring, "Para Salvarte", JL Ediciones Católicas (traduzione dei testi presi dal libro: Tullia Trevisan)

lunedì 1 luglio 2013

La distruzione della vita: l’aborto
(Parte I)





L’aborto è una delle tragedie più grandi e scandalose del nostro secolo. Secondo calcoli “modesti”, si realizzano più di 60 milioni di aborti chirurgici all’anno, ai quali bisogna sommare i circa 500 milioni calcolati nelle donne che fanno uso di dispositivi intrauterini e pillole abortive. Contando solamente gli aborti chirurgici, si realizzano nel mondo quasi 2 aborti al secondo. È un bagno di sangue per il quale sta passando la nostra civiltà e che invoca il cielo.



Quando inizia la vita umana?

Alla luce del senso comune, della scienza e della fede si può dimostrare che la vita umana incomincia nel momento del concepimento.


“Dal medesimo istante della fecondazione, dal momento in cui la cellula femminile riceve tutta l’informazione che contiene lo spermatozoo, esiste un’ essere umano” (Prof. Jerome Lejeune, Cattedratico di genetica della Sorbona, Parigi).

Questa prima cellula, risultato del concepimento, è già un essere umano. Continua il prof. Lejeune: “L’ovulo fecondato possiede i 46 cromosomi, propri della specie umana. Accettare che dopo il concepimento un nuovo essere umano ha iniziato ad esistere, non è una questione di gusto o opinione, ma un’evidenza sperimentale” poi continua, dicendo: “Se l’embrione non è dal primo momento un membro della nostra specie, non arriverebbe ad esserlo mai”.

Altri testimoni scientifici: Nella fecondazione “i gameti paterno e materno si incontrano, si attivano mutuamente e fondono il materiale genetico che ognuno porta e si “accende” una nuova vita. Nel momento in cui l'ovulo è fecondato  distribuisce in maniera asimmetrica i componenti che contiene, in modo tale che smette di essere una semplice cellula e si converte nel corpo del figlio, nel suo stato più semplice, lo zigote. L’apparizione di uno zigote è la prova della fine del processo di fecondazione e si è concepito un nuovo essere umano. Tutto il nuovo essere è qui con le caratteristiche e potenzialità proprie di chi inizia il suo primo giorno di vita.” (Natalia Lopez Moratalla, cattedratica di Biologia).

Biologicamente non c’è differenza tra uccidere un embrione umano di 24 ore o un bambino di 24 mesi. «L’ uomo intero si trova già nell’ovulo dal momento in cui viene fecondato: tutto l’uomo con le sue potenzialità”(Jean Rostand, biologo francese).

Questo significa che il nuovo essere generato è una persona dal momento del concepimento, e quindi ha tutti i suoi diritti umani, il primo dei quali è il diritto alla vita. Il codice genetico contiene le caratteristiche individuali del nuovo essere. Tutto quello che ogni individuo umano possiede in quanto essere unico, singolare e irripetibile, è già presente nel suo codice genetico. La persona umana nello stato di embrione si trova già con tutte le sue potenzialità, che si svilupperanno durante il suo percorso esistenziale.

La ragione ci dice che l’eliminazione di un embrione fecondato è illecita anche se avessimo dei dubbi sulla presenza di vita umana in una realtà così piccola. Se mi danno un pacchetto dicendomi di gettarlo nel mare poiché dentro c’è un gatto morto, però io sospetto che ci sia un bambino vivo, non posso buttarlo prima di sciogliere il mio dubbio. Se lo faccio senza essere sicuro che in realtà dentro non ci sia un bambino vivo, e dovesse venir fuori che dentro c’è un bambino, sono responsabile di un omicidio.

Nella Sacra Scrittura troviamo come Dio ci ama sin dal momento del nostro concepimento: Il Signore mi ha chiamato fin dal seno materno, ha pronunciato il mio nome fin dal grembo di mia madre (Isaia 49:1). Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre (Sal 139, 13).




Fonti: P.Miguel Angel Fuentes, "Maschio e femmina li creò", EDIVI, 2012.
P. Jorge Loring, "Para Salvarte", JL Ediciones Católicas (traduzione dei testi presi dal libro: Tullia Trevisan)