Come dobbiamo considerare il problema dell'omosessualità?
Come dobbiamo considerare il problema
dell’omosessualità e qual è la maniera corretta e cristiana di trattare le
persone omosessuali?
In questo articolo
prendiamo spunto di una delle risposte del teologo P.Miguel Angel Fuentes alle
domande che li vengono rivolte nel sito “Teologo responde”.
Ringraziamo Tullia
Trevisan per il suo lavoro di traduzione di questo articolo.
1. Natura del fenomeno
Il Catechismo della Chiesa Cattolica definisce il fenomeno dell’
omosessualità come “le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva
sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso” (CCC n.
2357).
Questa deviazione può rispondere a cause puramente morali o cause psicologiche.
Le origini del fenomeno della persona omosessuale non sono del tutto chiare: ci
sono diverse ipotesi. La più plausibile indica che si possono avere delle
predisposizioni organiche e funzionali e l’ origine si riferisce di solito a
un’intricata rete di relazioni affettive e sociali. Sono stati studiati gli
eventuali fattori di eredità, sociologici e ormonali; ma quello che risulta
essere più preponderante è il clima educativo famigliare, specialmente
del periodo che va dai 6 ai 12 anni. Il dinamismo originale della deviazione
omosessuale sembrerebbe consistere in un fallimento di identificazione
affettiva del bambino e della bambina.
2. Giudizio morale
Bisogna operare un giudizio diverso tra la tendenza e l’atto.
1º L’atto omosessuale
Per atto omosessuale intendiamo non solo gli atti sessuali consumati ma anche gli atti del
desiderio e del pensiero pienamente acconsentito. Questi sono intrinsecamente
disordinati e cattivi. Lo insegna la Sacra Scrittura, il Magistero e la
ragione.
-La Sacra Scrittura ha numerosi testi a riguardo: “Non ti accosterai come un
uomo con una donna; è abominevole (Lev 18,22); Ugualmente gli uomini abbandonando l’uso naturale
della donna arderanno l’uno per l’atro, commettendo l’infamia di uomo con uomo,
ricevendo in se stesso la paga meritata del proprio smarrimento (Rom 1,27); Non vi ingannate! Né gli impuri...né gli effeminati,
né gli omosessuali...erediteranno il Regno di Dio (1 Cor 6,9-10).
-Il Magistero si è pronunciato in distinte occasioni, alcune volte
analizzando direttamente il tema, come la Dichiarazione sulla Persona umana. Nella Sacra Scrittura sono
considerati come gravi depravazioni e sono presentati come la triste
conseguenza della repulsione di Dio (cf. Rom 1,24-27).
Questo giudizio della Scrittura non conclude affermando che tutti quelli
che soffrono di questa anomalia sono del tutto responsabili delle loro
manifestazioni, però attesta che “gli
atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e non possono ricevere
approvazione in ogni caso” (Persona umana, n. 8). Lo si può trovare anche nel
“Catechismo della Chiesa Cattolica” e in altri documenti. Altre volte il
Magistero è intervenuto condannando gli errori di alcuni moralisti su questo
punto. Come per esempio gli errori di J.J. McNeill, Charles Curran, André
Guindon.
-La stessa ragione che è filosofica e teologica
dimostra che è illecito attuare questi atti, in quanto percepiamo che:
a) Sono incapaci della
finalità procreativa che è propria dell’atto sessuale umano (finalità che non
può essere esclusa volontariamente) (Cfr. Humanae vitae, 14)
b) Negano la
complementarietà tra l’uomo e la donna, la quale è inscritta nella stessa
Natura: non solo perché uomo e donna sono complementari genitalmente ma anche
perché lo sono germinalmente (le cellule sessuali sono complementari: ovuli e
spermatozoi) e psicologicamente.
c) Negano la saggezza
creatrice di Dio: quindi negando l’unico che è esplicitamente scritto nella
natura dell’uomo, nega il piano di Dio della creazione.
d) Negano l’
auto-donazione che è l’ultima ragione dell’uso del sesso. L’atto sessuale è
soprattutto più di una ricerca di autocompiacimento, in quanto è una donazione
di sé.
e) Sono atti
antisociali: perché non contribuiscono con la generazione dei nuovi figli per
la società. Il sesso si ordina per la perpetuazione della specie. Se la pratica
omosessuale fosse lecita e tutti la praticassero equivarrebbe al suicidio
dell’intera società.
2º La tendenza omosessuale
Su questo tema bisogna
evitare diversi equivoci. Fondamentalmente bisogna dire che, mentre la
tendenza omosessuale non è consentita, non costituisce alcun peccato, però allo
stesso tempo bisogna anche affermare che essa stessa tende come fine a un
atto disordinato: è un disordine.
Prima di tutto,
diciamo che può non costituire un peccato.
Così insegna il Magistero: “Un numero
considerevole di uomini e donne presentano tendenze omosessuali istintive. Non
scelgono la condizione omosessuale: questo significa per molti di loro una
prova autentica”. Allo stesso tempo però bisogna ricordare che è una
tendenza oggettivamente disordinata:
“La particolare inclinazione della
persona omosessuale anche se non è peccato, costituisce comunque una tendenza
più o meno forte verso un comportamento intrinsecamente cattivo da un punto di
vista morale. Per questo motivo l’ inclinazione stessa deve essere considerata
oggettivamente disordinata” (Lettera ai Vescovi
della Chiesa Cattolica sull’attenzione pastorale alle persone omosessuali,
n.3).
Di conseguenza queste persone sono
chiamate a vivere la castità in un modo totale e a unire la sofferenza causata
per la loro tendenza alla croce di Cristo. (Cfr. CCC n. 2358)
3. Le attitudini sociali con le persone
omosessuali
Insegna il Catechismo:
le persone omosessuali “devono essere accolti con rispetto, compassione,
delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta
discriminazione” (CCC n.2358). Queste persone hanno diritti fondamentali:
diritto al lavoro, alla casa ecc. Questi diritti comunque non sono assoluti; possono essere
limitati dall’Autorità a causa dei comportamenti esterni oggettivamente
disordinati che vanno contro il bene
comune o contro quelli più deboli (fisicamente e moralmente). Questa riduzione dei diritti non
assoluti si pratica in molti casi: in determinate malattie contagiose, malattie
mentali, individui socialmente pericolosi ecc. Quindi esiste una discriminazione giusta: “Esistono ambiti nei quali non c’è una
discriminazione ingiusta quando si tiene conto la tendenza sessuale: per
esempio nell'adozione custodita dei bambini, nel fatto di essere professori o
istruttori dello sport e nel servizio militare”.
Alcuni omosessuali dichiarati pubblicamente ritengono che dovrebbero avere un’approvazione
pubblica. Costoro usano normalmente lo slogan della discriminazione sociale come arma
politica per manipolare la società e la stessa Chiesa. L’ultimo obiettivo di
costoro non è quello di trovare una sistemazione nella società dove poter
vivere castamente, ma vorrebbero l’approvazione dei loro comportamenti
omosessuali nell'ambito giuridico-sociale e l’equiparazione della coabitazione
omosessuale con il matrimonio eterosessuale, incluso il “diritto” a sposarsi
con persone dello stesso sesso. Giovanni Paolo II dice rispetto a questo: “Ciò che non deve essere ammissibile è
l’approvazione della pratica giuridica della pratica omosessuale. Bisogna
essere comprensibili nei confronti di chi pecca, ma a chi non è capace di
liberarsi da questa tendenza non vanno sminuite le esigenze della norma morale. Cristo ha perdonato la donna adultera, salvandola dalla lapidazione (Jn
8,1-11), però, allo stesso tempo le disse: Va e da questo momento non peccare più”. Riferendosi alla
risoluzione del Parlamento Europeo su questo tema, aggiunse: “Il Parlamento ha
conferito indebitamente un valore
istituzionale ai comportamenti devianti, ovvero non conformi al piano di Dio;
esistono le debolezze ma il Parlamento facendo questo ha assecondato le debolezze dell’ uomo” (Giovanni Paolo II,
Angelus del 20 Febbraio 1994)
Fonte: Teologo
responde, P. Miguel Angel Fuentes, IVE
Traduzione: Tullia
Trevisan
Vi ringrazio tanto per questo post! Serve tanto nella società di oggi.Serve a fare chiarezza, perchè uno dei problemi fondamentali è che anche tra i giovanissimi (15-18 anni) si sta diffondendo una cultura dell'ambiguità tremenda. Cioè confusione di ruoli e un falso buonismo che asseconda ogni pulsione in nome della libertà individuale. La cultura della società non aiuta e le famiglie si trovano impreparate a gestire la situazione. Per questo alla fine succede che spesso i genitori appoggiano e incoraggiano certi atteggiamenti in ragazzi troppo giovani per avere già completa e matura la loro identità invece di amarli e stargli vicino illuminando le loro condotte e i loro dubbi. Il problema è grave e reale, soprattutto nelle grandi città. C'è bisogno di chiarezza e schiettezza con i ragazzi. Non si può dire ad un figlio "fai come ti senti". Il Signore e Maria S.S. aiutino noi giovani a camminare nella Verità!
RispondiEliminaElena