Il 27 Gennaio si celebra in tutto il Mondo La Giornata delle Memoria, dedicata alla Shoa ed a tutte le complesse vicende dei crimini operati dal nazionalsocialismo. La rubrica di filosofia Quid est Veritas? intende rendere omaggio a tutte le vittime di questa barbarie proponendo un invito alla lettura delle opere di antropologia e pedagogia di Santa Teresa Benedetta della Croce (al secolo Edith Stein) deportata e uccisa ad Auschwitz-Birkenau il 9 Agosto 1942.

Come potremmo definire Edith Stein? Nata ebrea, divenne ben
presto atea; si avvicinò alla filosofica di Husserl (facendo anche la
crocerossina volontaria durante la I Guerra Mondiale) come anche al mondo
femminista; anche grazie alla filosofia scoprì la fede cattolica, cui si
convertì nel 1921 (venne battezzata il 1/01/1922); grazie alla fede cattolica
rilesse tutta la sua vita e le sue esperienze accademiche e filosofiche
avvicinandosi sempre più al pensiero di San Tommaso d’Aquino; continuò i suoi
studi sulla donna ma da un punto di vista anche pedagogico e non solamente
filosofico; decise di consacrarsi a Dio entrando nel 1938 nel Carmelo prendendo
il nome di Teresa Benedetta della Croce; in convento scrisse opere di teologia
mistica cercando tuttavia di continuare a proseguire i suoi studi filosofici;
senza rinnegare o nascondere le sue radici ebraiche venne deportata insieme
alla sorella Rosa nel campo di concentramento di Amersfort, poi in quello di
Westerborck ed in fine in quello di Auschwitz-Birkenau, dove venne asfissiata e
cremata il 9/08/1942; la Chiesa Cattolica ne ha riconosciuto la morte in odium fidei, e dunque il titolo di martire, beatificandola nel 1987 e
canonizzandola l’11/10/1998; nel 1999 è stata dichiarata Compatrona d’Europa[1].
Chi è dunque Edith Stein? Una filosofa, una religiosa, una
pedagogista, un’atea, una convertita, una femminista, una martire, un’ebrea,
una perseguitata? Ed inoltre: è corretto chiamarla Edith Stein? Oppure dovremmo
chiamarla con il nome che assunse da religiosa e che la Chiesa Cattolica le
riconosce (cioè quello di Teresa Benedetta della Croce)? Ed il suo pensiero
filosofico fu una mera riproposizione delle tesi di Husserl o di San Tommaso
oppure ebbe delle intuizioni innovative, se non un vero e proprio pensiero
autonomo?
Sono interrogativi non di poco conto in quanto noi siamo
abituati, volenti o nolenti, a categorizzare tutto lo scibile umano, cercando
di compiere sempre più una distinzione (se non una vera separazione) tra le
varie materie e conoscenze: con Edith Stein tutto ciò cade dinanzi ai nostri
occhi in quanto la sua personalità è talmente grande da non poter essere né
severamente categorizzata né contenuta in una semplice etichetta. Con un sommo
atto di umiltà dobbiamo semplicemente affermare che Edith Stein è stata ciò che
è stata, nel senso che ogni affermazione di sopra, se contestualizzata nella
sua precipua cornice storica e personale, risulta in ultima istanza vera:
possiamo parlare di Edith Stein ma anche di Teresa Benedetta della Croce; abbiamo
dinanzi un’ebrea convertita al cattolicesimo; venne deportata per motivazioni
razziali ma anche per l’appartenenza alla Chiesa Cattolica olandese che aveva
denunciato i crimini nazisti; e così per ogni domanda che ci siamo posti sopra.
Al riguardo sono molto belle e chiarificatrici le
espressioni usate da Giovanni Paolo II «ci
inchiniamo profondamente di fronte alla testimonianza della vita e della morte
di Edith Stein, illustre figlia di Israele e allo stesso tempo figlia del
Carmelo. Suor Teresa Benedetta della Croce, una personalità che porta nella sua
intensa vita una sintesi drammatica del nostro secolo, una sintesi ricca di
ferite profonde che ancora sanguinano; nello stesso tempo la sintesi di una
verità piena al di sopra dell'uomo, in un cuore che rimase così a lungo
inquieto e inappagato»[2];
«tutto in lei esprime il tormento della ricerca e la fatica del
“pellegrinaggio” esistenziale. Anche dopo essere approdata alla verità nella
pace della vita contemplativa, ella dovette vivere fino in fondo il mistero
della Croce»[3].
Tutta la vita di Edith Stein, infatti, è stata una continua
ricerca della verità, abbandonando di volta in volta ciò che non lo era ma
portando con sé le intuizioni ed il bene di ogni esperienza. E’ altrettanto
vero ed evidente, inoltre, che Edith Stein ha vissuto profondamente,
coscienziosamente, ed anche liberamente, ogni fase della sua vita: dalla
ricerca della verità nella fenomenologia fino all’accettazione di morire per
mano dei nazisti del campo di Auschwitz per la salvezza del suo popolo[4].
La ricerca del senso profondo della vita, e dunque della verità[5],
è infatti il fuso attorno al quale si dipana tutta la vita della filosofa
tedesca e che è possibile rintracciare in tutte le sue opere, da quelle della
gioventù fino alla Scientia Crucis[6]
(considerato il suo capolavoro teologico).
Un altro valido motivo per cui Edith Stein non è conosciuta
è la facilità di lettura delle sue opere: avete letto bene, non ho sbagliato a
scrivere. Ritengo infatti che più un autore è di aiuto per i nostri giorni, e
ancor di più se parla chiaramente, più è rifiutato dalla sedicente cultura
contemporanea che, come è noto, non cerca il senso profondo delle cose,
limitandosi invece alla mera descrizione dei fenomeni: volendo mettere sullo
stesso piano tutto, fuorché una definizione precisa di Verità, alla fine non
accetta nulla ed è costretta pertanto a rifiutare la stessa filosofia.
Si può cominciare a leggere Edith Stein pur non avendo
grandi conoscenze filosofiche e conviene approfittare immediatamente delle sue
conferenze o delle sue lezioni (tenute prevalentemente ad un pubblico giovanile
e femminile) che ora sono raccolte nell’opera omnia in italiano sotto i titoli
di La Donna. Questioni e riflessioni[7] e La
struttura della persona umana. Corso di antropologia filosofica[8].
Altri testi più organici (cioè non derivanti da testi letti in lezioni,
conferenze, etc) si collegano a questi due testi e sono altrettanto belli da
leggere: dubito infatti che dopo aver letto qualche brano di Edith Stein non
sorga il desiderio di leggerne altri passi. Potranno passare qualche settimana,
anche dei mesi o degli anni, ma quel desiderio rimarrà sopito nel cuore del
lettore, alla ricerca di un pensiero profondo ma altrettanto semplice e
chiarificatore.
I due volumi che ho appena citato, e lo dico per esperienza
diretta[9],
sono probabilmente quelli che possono essere facilmente letti ed apprezzati da
un pubblico giovanile e dagli studenti di storia della filosofia delle scuole;
tutti i suoi testi sono molto belli (compreso l’epistolario) ma oggigiorno mi
sembra di ritrovare le stesse motivazioni che spinsero Edith Stein ad occuparsi
di pedagogia ed antropologia filosofica:
la negazione dell’uomo e la riduzione dell’educazione a mera istruzione.
Leggere questi due testi sarà una boccata di aria fresca, leggera e salubre per
i nostri poveri ragazzi costretti invece a studiare solamente la parte destruens e negativa della filosofia del
novecento contro cui si scontrò la stessa Edith Stein (in particolare
Heidegger): e diciamo questo a ragion veduta, in quanto il metodo
fenomenologico[10] di Edith Stein (che ella
prende da Husserl, sebbene con alcune specificazioni e differenze) è molto
vicino alla filosofia realista propria del pensiero classico e cristiano.
Leggiamo dunque Edith Stein (lo dico prima di tutto a me
stesso) e andiamo alla ricerca di persone positive
del mondo della filosofia contemporanea, che sanno dialogare sia con il passato
che con le sfide a noi contemporanee, abbeverandoci a quella fonte del sapere
classico che come un fiume carsico giunge fino ai nostri giorni: scopriremo che
questi scritti non hanno età ed un valore profondo per tutta l’umanità.
Francesco Del Giudice
Francesco Del Giudice
[1]
Lettera Apostolica in forma di «Motu Proprio»
Spes Aedificandi del 1 Ottobre 1999.
I Patroni d’Europa sono in tutto 6, 3 donne e 3 uomini. Santa Teresa Benedetta
della Croce è stata associata nel suo patronato ad altri Santi e Sante che la
Chiesa Cattolica considera come dei veri giganti della fede: Santa Caterina da
Siena (Vergine e Dottore della Chiesa, mistica, consigliera di Papi e Sovrani);
Santa Brigida di Svezia (che fu moglie, madre, religiosa e fondatrice, avendo
anche visioni mistiche e rivelazioni personali); San Benedetto (padre del
monachesimo d’Occidente); San Cirillo e San Metodio (apostoli degli Slavi,
ideatori della scrittura cirillica con cui tradussero anche la Bibbia).
[2] Giovanni
Paolo II, Beatificazione di Edith Stein – Teresa Benedetta della Croce, Colonia
1/05/1987.
[3]
Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica in
forma di «Motu Proprio» Spes
Aedificandi del 1 Ottobre 1999, n. 8.
[4]
All’epoca della sua deportazione, Suor Teresa Benedetta si trovava in Olanda,
nel Carmelo di Echt, insieme a sua sorella Rosa (anch’ella convertita al
cattolicesimo): era stata trasferita in Olanda dai suoi superiori nel 1938, a
seguito dell’inasprimento delle persecuzioni naziste contro gli ebrei. Nel
Luglio 1942 i Vescovi olandesi cattolici decisero di leggere pubblicamente
nelle chiese una dura condanna contro i pogrom e le deportazioni degli ebrei ad
opera dei nazisti: non solo aumentò la persecuzione, ma come rappresaglia
vennero perseguitati e deportati anche gli ebrei convertiti, tra cui vi erano
Edith e Rosa Stein. Il 2 Agosto la Gestapo andò a prelevarle nel
Carmelo. Le ultime parole
di Edith Stein sono rivolte a Rosa: «Vieni,
andiamo [a morire] per il nostro
popolo».
Il 4 Agosto
1939, Teresa Benedetta della Croce aveva fatto la sua personale offerta al
Sacro Cuore di Gesù per tutti gli ebrei e per tutti gli oppressi.
[5]
Ci si ricordi della definizione di filosofia
data all’inizio di questa Rubrica, vale a dire la risposta alle domande
profonde dell’uomo: chi sono?, come sono?, da dove vengo?, dove vado?, perchè
sono?
[6]
Edith Stein, Scientia Crucis,
Edizioni OCD, Roma 2011, 448 pagine, ISBN: 9788872295304.
[7]
La donna. Questioni e riflessioni,
Città Nuova – Edizioni OCD, Opere complete di Edith Stein - Vol. 13, Roma 2010,
358 pagine, ISBN: 9788872294765.
[8]
La struttura della persona umana. Corso
di antropologia filosofica, Città Nuova – Edizioni OCD, Opere complete di
Edith Stein - Vol. 14, Roma 2013, 245 pagine, ISBN: 9788872295670.
[9]
Lo scorso anno ho tenuto una conferenza sui testi appena citati di Edith Stein
per il Triennio di un Liceo Classico: anche gli alunni che non avevano studiato
le filosofie del XX secolo erano profondamente interessati ed attenti sia al
discorso generale che alle citazioni dirette della filosofa.
[10]
«Il principio più elementare del metodo
fenomenologico: considerare le cose stesse. Non andare a consultare le teorie sulle cose; escludere, ove è possibile,
tutto ciò che si ascolta, si legge o che si è costruito da soli, avvicinarsi a
esse con uno sguardo privo di pregiudizi e attingere all’intuizione immediata
[…] il secondo principio recita infatti: indirizzare lo sguardo all’essenziale»:
La struttura della persona umana. Corso
di antropologia filosofica, Città Nuova – Edizioni OCD, Opere complete di
Edith Stein - Vol. 14, Roma 2013, p. 39
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