lunedì 5 novembre 2012


Lettera di un tossicodipendente a suo padre


Ecco l’ultima lettera che un ragazzo tossicodipendente di 19 anni, scrive a suo padre. Dalle sue righe traspare chiaramente quanto la droga sia una vera omicida che trascina pian piano fino la morte.


“Mi dispiace tanto, papà, credo che questo dialogo sia l’ultimo con te. Mi dispiace tanto veramente. Sai…? È il momento che tu sappia la verità che mai hai sospettato.


Sarò breve e chiaro: LA DROGA MI HA UCCISO, MIO CARO PAPÀ!

Ho fatto conoscenza con il mio assassino a quindici anni di età. È orribile. Non è vero, caro papà? Sai come ci siamo conosciuti? Per mezzo di un cittadino vestito molto elegantemente, davvero molto elegante e di facile dialogo, che mi ha presentato il mio futuro assassino: “LA DROGA”.

Io ho cercato più di una volta di rifiutarla, ma ilcittadino si è intromesso dicendomi che non ero un uomo.
Non c’è bisogno di dire altro, è così…? Sono entrato nel mondo della tossicodipendenza. All’inizio erano delle fesserie, poi sono venuti gli svenimenti e subito dopo l’oscurità. Non facevo niente senza che la droga fosse presente. Poi è venuta la mancanza d’aria, la paura, le allucinazioni; poi di nuovo l’euforia.

Sai papà… Quando ho iniziato mi sembrava tutto ridicolo, molto piacevole e senza senso, persino Dio stesso mi sembrava ridicolo. Oggi in questo ospedale riconosco che Dio è l’essere più importante del mondo. So che senza il Suo aiuto adesso non starei scrivendo ciò che sto scrivendo.

Papà, credimi, la vita di un tossicodipendente è terribile, ci si sente lacerati dentro. È orribile ed ogni giovane lo deve sapere per non cadere nello stesso errore. Ormai non posso fare tre passi senza stancarmi. I medici dicono che guarirò, ma quando escono dalla stanza scuotono la testa.

Papà… Ho solo diciannove anni e so che non ho più speranze di vivere, è ormai tardi per me. Mio caro papà, ho un’ultima richiesta da farti: racconta a tutti i giovani che conosci la mia situazione e fa’ vedere loro questa lettera. Di’ loro che sulla porta di ogni scuola, in ogni classe, in ogni facoltà, in qualsiasi posto, c’è sempre un uomo vestito elegantemente, di facile dialogo, che vuole mostrare loro il futuro assassino, il distruttore della loro vita, che li porterà alla pazzia e alla morte come a me.

Per favore, fai così, mio caro papà, prima che sia troppo tardi anche per loro.
Perdonami mio caro papà… Io ho sofferto troppo… Perdonami per averti fatto soffrire con le mie pazzie.
Addio mio caro papà!”

Dopo aver scritto questa lettera, il giovane morì il 23 maggio del 1995 a San Paolo, in Brasile.



Tratto dal libro “Giovani del Terzo Millennio”, C.M.Buela, pags. 52-54

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