Lettera di un tossicodipendente a suo padre
Ecco l’ultima lettera che un ragazzo tossicodipendente di 19 anni,
scrive a suo padre. Dalle sue righe traspare chiaramente quanto la droga sia una
vera omicida che trascina pian piano fino la morte.
“Mi dispiace
tanto, papà, credo che questo dialogo sia l’ultimo con te. Mi dispiace tanto
veramente. Sai…? È il momento che tu sappia la verità che mai hai sospettato.
Sarò breve
e chiaro: LA DROGA MI HA UCCISO, MIO CARO PAPÀ!
Ho fatto
conoscenza con il mio assassino a quindici anni di età. È orribile. Non è vero,
caro papà? Sai come ci siamo conosciuti? Per mezzo di un cittadino vestito
molto elegantemente, davvero molto elegante e di facile dialogo, che mi ha
presentato il mio futuro assassino: “LA DROGA”.
Io ho
cercato più di una volta di rifiutarla, ma ilcittadino si è intromesso
dicendomi che non ero un uomo.
Non c’è
bisogno di dire altro, è così…? Sono entrato nel mondo della tossicodipendenza.
All’inizio erano delle fesserie, poi sono venuti gli svenimenti e subito dopo
l’oscurità. Non facevo niente senza che la droga fosse presente. Poi è venuta
la mancanza d’aria, la paura, le allucinazioni; poi di nuovo l’euforia.
Sai papà…
Quando ho iniziato mi sembrava tutto ridicolo, molto piacevole e senza senso,
persino Dio stesso mi sembrava ridicolo. Oggi in questo ospedale riconosco che
Dio è l’essere più importante del mondo. So che senza il Suo aiuto adesso non
starei scrivendo ciò che sto scrivendo.
Papà,
credimi, la vita di un tossicodipendente è terribile, ci si sente lacerati
dentro. È orribile ed ogni giovane lo deve sapere per non cadere nello stesso
errore. Ormai non posso fare tre passi senza stancarmi. I medici dicono che
guarirò, ma quando escono dalla stanza scuotono la testa.
Papà… Ho
solo diciannove anni e so che non ho più speranze di vivere, è ormai tardi per
me. Mio caro papà, ho un’ultima richiesta da farti: racconta a tutti i giovani
che conosci la mia situazione e fa’ vedere loro questa lettera. Di’ loro che
sulla porta di ogni scuola, in ogni classe, in ogni facoltà, in qualsiasi
posto, c’è sempre un uomo vestito elegantemente, di facile dialogo, che vuole
mostrare loro il futuro assassino, il distruttore della loro vita, che li
porterà alla pazzia e alla morte come a me.
Per
favore, fai così, mio caro papà, prima che sia troppo tardi anche per loro.
Perdonami
mio caro papà… Io ho sofferto troppo… Perdonami per averti fatto soffrire con
le mie pazzie.
Addio mio
caro papà!”
Dopo aver
scritto questa lettera, il giovane morì il 23 maggio del 1995 a San Paolo, in
Brasile.
Tratto dal libro “Giovani del Terzo Millennio”,
C.M.Buela, pags. 52-54
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