Quando non si è d'accordo con la famiglia
“Come vincere gli amici e l’influenza della gente” e “come perdere amici” sono due facce della stessa medaglia. Uno dei modi più facili per perdere amici, è criticare le convinzioni di qualcuno, o almeno criticarle e farglielo sapere. Non credo ci siano molti lettori che non abbiano mai perso un amico o perlomeno che non abbiano mai infastidito qualcuno a costo di sostenere un principio e di conformarvi le proprie azioni.
Il classico zio Filiberto ha
lasciato sua moglie, da cui si è divorziato civilmente, e ora ha intenzione di
sposare qualcun altro. Partecipi al matrimonio per fargli piacere, anche se in
questo modo potrai dare agli altri l’impressione che non vedi nulla di
sbagliato in quello che lui sta facendo (ovverossia, entrare in uno stato di
adulterio)? Oppure ti rifiuti di partecipare, pur essendo consapevole che la
tua relazione con lui potrebbe subire dei danni?
Se la gente avesse una mentalità
aperta tanto quanto dice di averla, lo zio Filiberto non si offenderebbe della
tua presa di distanza. Riceverebbe con gratitudine la spiegazione del perché tu
non potrai partecipare al suo matrimonio. Non sarebbe d’accordo con la tua
conclusione, ma ti rispetterebbe per essere rimasto fedele alle tue
convinzioni, e la tua relazione con lui non soffrirebbe alcun danno a lungo
termine.
Certo, non funziona quasi mai
in questo modo. La sua conclusione sarà che qualcuno che non accetta tutte le sue azioni, non lo accetta per niente.
Alcune persone, aprendo il
Nuovo Testamento, non riescono a trovare versetti diversi da Giovanni 17:11: “che
possano essere una cosa sola, come noi siamo una cosa sola”. Per loro, il
messaggio fondamentale della Scrittura è la concordia, la comunanza, l’unione.
L’impulso è comprensibile. La
maggior parte di noi vorrebbe evitare le dispute e l’agitazione che perfino un
disaccordo superficiale può portare. Vogliamo andare d’accordo con tutti e
vogliamo che tutti vadano d’accordo con noi. Riconosciamo che c’è una molteplicità
di opinioni. Può capitare che mostriamo poca esitazione nell’evidenziare le
nostre opinioni quando si tratta di essere in disaccordo con degli estranei, ma
sembra essere una cosa del tutto diversa quando i disaccordi possono esserci con
familiari o amici. Quando si profila questa prospettiva, vogliamo concentrarci
sull’unità, anche se questo significa non alludere mai a certe cose.
Una mia parente ha un amica d’infanzia
che, alcuni anni fa e dopo un matrimonio e un bambino, “ha scoperto” di essere
lesbica. La mia parente non ha permesso che quella rivelazione potesse
offuscare la loro amicizia. La donna e la sua compagna sono le benvenute nella sua
casa. Le due sono ora “sposate”.
Il Texas ha permesso loro di
adottare vari bambini. La mia parente lo vede come un bene per i bambini che altrimenti,
dice lei, andrebbero in un orfanotrofio. Io lo vedo come un male per i bambini
e sospetto che le autorità del Texas abbiano scavalcato diverse coppie
eterosessuali sposate a cui avrebbe fatto molto piacere adottare uno o più di
quei bambini, ma lo stato ha un messaggio da impartire, quindi ha dato la
priorità alle lesbiche.
Fu programmata una riunione
di famiglia. Era rivolta solo ai membri della famiglia, ma la mia parente
invitò anche l’amica lesbica e la sua compagna con la scusa che, almeno per
lei, erano “proprio come dei familiari”.
Per me non lo erano. Spiegai
che non vedevo la sua amica da quando erano adolescenti; certamente non la
riconoscerei per strada se la vedessi oggi. Non era “proprio come una familiare”
per me. Dissi che lei e la sua “sposa” non avrebbero dovuto essere invitate ad
un evento della famiglia.
Inoltre ho fatto notare (ed è
qui che mi sono messo nei guai) che non volevo che i parenti giovani che sarebbero
stati presenti all’incontro potessero pensare che mia moglie ed io approvassimo
quel tipo di relazione. Se la coppia lesbica fosse apparsa all’improvviso,
certamente non avremmo potuto discutere con loro o ignorarla, ma la nostra cortesia
avrebbe potuto indurre gli altri a conclusioni errate.
Questa cosa non è stata
facile da accettare per la mia parente. Avevo stabilito il mio principio, ma a
lei non piaceva. Pensava che avessi qualcosa che non va perché io pensavo che
la sua amica avesse qualcosa che non va. Non ero sufficientemente “vivi e
lascia vivere”. (Appena si è saputo, l’amica e la sua “sposa” si sono
disinvitate).
Questa situazione familiare
mi porta alla mente altri versetti biblici che completano il quadro. “Non sono
venuto a portare la pace, ma la spada” (Matteo, 10:34). “D'ora innanzi in una
casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre” (Luca,
12:52). Perché la spada, perché si divideranno? A causa dei principi.
Vivere secondo i principi non
porterebbe ad alcuna divisione se fossimo tutti d’accordo sugli stessi
principi, ma il punto è che non è così. L’unico modo per ottenere l’unità è che
una parte o l’altra si converta. Normalmente questo non accade, il che lascia
due alternative, se si vuole provare a salvare la relazione: imparare a vivere
col disaccordo o fingendo che non ci sia alcun disaccordo, almeno per quanto
riguarda questo argomento e queste persone. Il che significa vivere
in una fiction.
La spada, nel tagliare,
inevitabilmente taglia entrambe le parti. L’ho scoperto con la mia parente.
Pensavo che il mio principio – che si è rivelato essere nient’altro che una
novità, dato che tutto il mondo lo accettava fino a qualche anno fa – venisse compreso
facilmente, e anche se non condiviso da qualcuno, almeno potesse essere
accettato prontamente. Ho imparato che non è così.
La mia parente si è offesa.
Non l’ha messa in questo modo, ma ho dedotto che lei abbia pensato che io mi
sia comportato non da cristiano perché insistevo ad affermare un principio
cristiano.
di Karl Keating
fonte: www.catholic.com
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