Scetticismo universale: una critica...scettica
da www.catholic.com
Più
o meno un anno fa, dopo aver fatto una conferenza su Dio e la scienza, un
signore mi espresse un suo dubbio sul principio di non-contraddizione.
Il
principio di non-contraddizione è un primo principio evidente di ragione su cui
si fonda tutta la conoscenza. Afferma che qualcosa non può essere e non-essere
allo stesso tempo e nello stesso luogo. Aristotele definì questo principio come
“il più sicuro di tutti i principi” (Metafisica IV.3).
Il
dubbio di questo signore è un esempio di una forma radicale di scetticismo che
tende a dubitare di ogni cosa,
persino dei principi primi di conoscenza – è detto scetticismo universale. C’è un modo per rifiutare questo
scetticismo radicale? Eccone diversi.
Incoerenza autoreferenziale
Prima
di tutto, l’affermazione “dubito di ogni cosa” è una incoerenza
autoreferenziale: cioè si confuta da sola. Se uno scettico dubita di tutto, allora deve dubitare anche
dell’affermazione “dubito di tutto”, il che è equivalente a dire, “dubito di
dubitare di tutto”. E questo è assurdo. Se uno scettico dubita della propria
affermazione “dubito di tutto”, allora perché ha persino proposto questo
argomento?
Se
lo scettico risponde che lui è certo
di dubitare di ogni cosa, allora ci sarebbe una cosa di cui non dubita – e
cioè, del fatto che dubita di tutto. Di conseguenza, non sarebbe vero che
dubita di tutto.
Forse
lo scettico potrebbe rifarsi alla sua posizione iniziale e rifiutarsi di
dichiarare definitivamente il suo scetticismo universale. Oltre ad avere a che
fare col dilemma di essere scettico riguardo il suo scetticismo, non può
evitare di essere certo di qualcosa – cioè, “non dovrei affermare il mio
scetticismo universale”.
Nessun argomento è permesso
Secondo,
se uno scettico prova a giustificare la sua affermazione con degli argomenti,
allora tutti i fatti e principi che costituiscono le sue prove verrebbero in
tal modo dichiarati invalidi, dal momento che implicano delle certezze umane. Non
conta il modo in cui uno scettico si approccia alla sua affermazione, che ne
dubiti o la affermi, finisce in un’auto-contraddizione.
L’assurdità del negare i principi primi di conoscenza
Un
terzo modo per confutare lo scetticismo radicale è di mostrare l’assurdità del
negare i principi primi della conoscenza. Se uno scettico dubita di ogni cosa,
allora necessariamente dubita anche dei principi primi della conoscenza, come
il principio di non-contraddizione. Così facendo, uno scettico nega alla
conoscenza ogni sorta di fondamento. Ma questo non funziona.
Immagina
di provare a ottenere una conoscenza senza un principio che non richieda
ulteriore dimostrazione, ovvero un principio evidente. Ogni conclusione
proposta richiederebbe una infinita serie di dimostrazioni del perché quella
motivazione è vera. Ad esempio, l’affermazione di uno scettico “non ci sono
principi primi evidenti di conoscenza” è vera solo se A è vero. Ma A è vero
solo se B è vero e B lo è solo se C è vero, all’infinito.
Nota
che la ricerca di una vera premessa sulla quale poggiare la conclusione, non
giungerebbe mai ad una fine. Non importa dove ci si ferma nella serie di
motivazioni, si avrebbe sempre una motivazione che non può essere dimostrata perché
si poggia su un numero infinito di altre motivazioni che non possiamo sapere se
sono vere.
Ma
se non possiamo giungere ad affermare che sia vera alcuna motivazione dalla
quale dipende la conclusione, allora non possiamo affermare che sia vera
neanche la conclusione “Non ci sono principi evidenti di conoscenza”. Questo è
qualcosa che lo scettico non vuole concludere, perché minerebbe il suo
scetticismo sui principi primi. Dunque, uno scettico non può negare la
necessità della conoscenza di avere come fondamento i principi primi, senza
minare il proprio scetticismo.
Difesa del principio di non-contraddizione
Quarto,
possiamo mostrare l’assurdità della negazione dello stesso principio di
non-contraddizione. Uno scettico non può negare il principio di
non-contraddizione senza che il suo discorso lo tradisca immediatamente. Può
parlare contro il principio solo se le sue parole hanno il significato inteso e
non il significato opposto. Ad esempio, se lo scettico dice, “Il principio di
non-contraddizione è falso”, lui deve intendere questa affermazione nel suo
significato reale e non nel suo
significato opposto, cioè “Il principio di non-contraddizione è vero”.
Se
uno scettico afferma l’opposto - “Il principio di non-contraddizione è vero” -
allora affermerebbe ciò che ha deciso di negare. Ma se uno scettico ha
intenzione di voler dire ciò che la sua affermazione iniziale esprime, allora
sta presupponendo il principio di non-contraddizione e dunque, ancora una
volta, mina il suo iniziale tentativo di negare il principio.
Quindi,
la negazione del principio di non-contraddizione, finisce per auto-confutarsi.
Forse
uno scettico potrebbe decidere di non parlare. Lo salverebbe dal suo dilemma?
La risposta è no, perché persino comprendere
ciò che è indicato dal principio presuppone la sua verità. Il contenuto
conoscitivo deve avere il significato inteso e non l’opposto.
Il dubbio presuppone certezze
Un
ultimo modo per confutare lo scetticismo radicale viene dal sacerdote gesuita,
T.V. Fleming. Nel suo libro Fondamenti di
Filosofia, argomenta che ci sono alcune certezze presupposte nell’affermazione
“dubito di ogni cosa”. Considera che, per fare questa affermazione, uno
scettico deve sapere ciò che è il dubbio.
Inoltre, la sua affermazione implica che lui sappia che il dubbio differisca
dalla conoscenza, il che necessariamente implica che lui sappia cosa sia la
conoscenza. In base a quanto è stato detto precedentemente riguardo il
principio di non-contraddizione, uno scettico deve anche sapere il significato della proposizione di cui
vuole dubitare e la ragione del suo
dubbio.
Inoltre,
se uno scettico sospende il giudizio su una affermazione, deve riconoscere che
le motivazioni date a sostegno di quell’affermazione sono insufficienti per
giustificarla. Quindi deve conoscere anche le motivazioni date.
Le
certezze presupposte non finiscono qui. Quando uno scettico continua a fidarsi
dello scetticismo, lo fa per non cadere in errore. Ma ciò presuppone la
conoscenza di cosa sia l’errore.
Presuppone inoltre un desiderio per
la verità, che suppone almeno una tacita certezza che la verità esista.
Insomma
uno scettico semplicemente non può dubitare di ogni cosa, è impossibile.
L’affermazione stessa implica delle certezze presupposte e la negazione di
principi primi evidenti, come il principio di non-contraddizione, non è
possibile dal momento che, mentre lo nega, il principio viene affermato.
Dunque, lo scetticismo universale, è fallito. Abbiamo una giustificazione
razionale per essere scettici nei riguardi dello scetticismo.
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