Oggi, 26 Novembre, ricorre l’anniversario della morte di Isabella di Castiglia (22.04.1451 – 26.11.1504), meglio conosciuta come di Isabella la Cattolica. Ricorrendo questo anniversario, vorremmo dedicare tre articoli della nostra rubrica Lux Veritatis a questo straordinario personaggio storico dividendoli in questo modo: 1) presentazione generale della Regina, 2) Riconquista di Granada e Scoperta dell’America; 3) legislazione di Isabella e dei suoi successori in favore degli indios.

Ma le gesta e gli avvenimenti
relativi ad Isabella la Cattolica sono infinitamente di più e si potrebbero
organizzare dei corsi universitari annuali su di lei senza che gli argomenti
siano completamente sviscerati: si pensi che la televisione spagnola (TVE) ha
realizzato tra il 2012 ed il 2014 una serie televisiva sulla Regina (chiamata Isabel) divisa in 3 stagioni formate da
13 puntate da circa 80 minuti ciascuna[1],
in cui non è stato possibile narrare tutte le sue gesta, tralasciandone anche
qualcuna di fondamentale importanza. Molte persone inoltre, compresi numerosi
cattolici, sono all’oscuro del fatto che è tutt’ora in corso il suo processo di
canonizzazione, che la Regina gode pienamente del titolo di Serva di Dio e che
può essere pregata per impetrare ed ottenere grazie e favori da Dio.
Poiché non è un mistero che nei libri
di storia siano citati personaggi meno importanti di Isabella[2]
ed avvenimenti di minor rilevanza rispetto alla Conquista di Granada, è
doveroso porci questa domanda: perché non si conosce questa figura di donna, di
sovrana, di fedele cattolica, come si converrebbe? E perché le sue gesta,
benché abbiano avuto conseguenze enormi e durature su tutto il mondo, e che in
alcuni casi perdurano ancora oggi, non sono conosciute?
Va precisato fin da subito che la Storia
della Spagna non è un argomento molto di moda in Italia né a livello scolastico[3]
né a livello universitario[4] e la situazione è ancora più paradossale se
pensiamo invece che solamente la politica matrimoniale attuata da Isabella e
Ferdinando ha ridisegnato tutti gli equilibri politici europei (e dunque
mondiali) per almeno 2 secoli. Il paradosso infatti è questo: è assurdo cercare
di capire la Storia Moderna senza voler studiare Isabella e Ferdinando ma,
d’altro canto, è ciò che avviene quotidianamente in (quasi) tutti gli ambienti
di studio.
Quanto appena descritto, è frutto
dell’opera della leyenda negra[5]
che grava sulla Spagna (e, più in generale, sulla Chiesa Cattolica) che ha fortemente
sminuito, se non oscurato, la figura di Isabella che fu la Sovrana che con suo
marito Ferdinando riformò l’intera Spagna[6]
in ogni sua componente, politica come religiosa. E’ indubbio inoltre, che l’operato
della Regina forgiò una nuova Spagna, radicata nella fede cattolica, facendola
diventare il Regno più importante del Mondo ed il braccio destro della Chiesa fino
a tutto il XVII secolo.

Ma chi era Isabella? Per rispondere a
questa domanda conviene rivolgersi ai suoi contemporanei, i quali rimanevano
affascinati dalla sua persona (tanto da essere chiamato una donna virile) e dal suo agire sempre derivante dalla fede: gli scrittori
dell’epoca concordano sul fatto che «sembrava
condurre una vita più contemplativa che attiva»[7]
e che «assolveva a tutti i compiti propri
dei sacerdoti»[8]:
per quanto possa sembrare assurdo (abituati come siamo alla supremazia della
Ragion di Stato, alle convergenze
parallele, alla continua ricerca
dell’equilibrio politico e sociale) l’operato di Isabella si capisce solo se si
valuta partendo da un punto di vista di fede, personale ma anche vissuta in
pubblico, che ella stessa cercò di coltivare fin da giovanissima andando sempre
alla ricerca di padri spirituali di fede sincera e di indubbia fama. A riprova
del fatto che ogni suo atto risente ed è espressione della sua fede, si pensi,
solamente per fare tre esempi tra gli innumerevoli che potremmo citare, che mise
i suoi Regni sotto la protezione di San Giovanni Evangelista (inserendo il
simbolo dell’aquila anche nel proprio stemma); si occupò dell’eliminazione di
gravi abusi liturgici contro l’Eucarestia[9];
e chiese personalmente a Papa Giulio II di imporre il silenzio a quanti
negavano l’Immacolata Concezione di Maria[10]
(verità che all’epoca non era stata ancora proclamata dogma di fede, e quindi
soggetta a legittimo dibattito).
Isabella e Ferdinando, uniti in matrimonio
nel 1469, divennero ben presto i Sovrani più importanti di tutta Europa e pur
essendo Monarchi di una nazione “periferica” seppero invece imporsi
all’attenzione di tutte le altre teste coronate del Mondo, uscendo anche fuori
dai confini della Cristianità. Compiuta, con la Reconquista di Granada, l’unificazione territoriale della Spagna
nel 1492 Isabella e Ferdinando divennero i protettori dei cristiani del Medio
Oriente, ottenendo dal Sultano un Patronato
sulle Basiliche e le chiese della Terra Santa, che Isabella personalmente
sosteneva con ingenti elemosine annuali (questo suo prodigarsi in favore della
Custodia di Terra Santa le meritò, in vita, il paragone con Sant’Elena) ma
anche con azioni diplomatiche volte ad intimorire il Sultano, come quella di
Pedro Martír de Anglería del 1501, oppure con la garanzia di protezione
accordata all’Impero di Georgia nel 1495.
Ma Isabella fu anche la Regina che
seppe preoccuparsi dei propri sudditi in qualsiasi momento della loro vita, in
particolare quelli più tristi e dolorosi: tramite infatti un vero e proprio
incarico pubblico (l’Elemosiniere Regio)
Isabella riusciva ad aiutare il popolo, che si rivolgeva a lei oppure ai suoi
collaboratori sparsi per tutto il Regno. Questo è un capitolo poco conosciuto
della vita della Regina ma che ci mostra come Isabella abbia saputo applicare
alla lettera, in particolare durante le solennità e le feste del calendario
liturgico, le Opere di Misericordia Corporali che la Chiesa ci insegna, dal dar da mangiare agli affamati al seppellire i morti. L’attenzione per i
sofferenti e i moribondi la portarono, durante la Guerra di Granada, sia a
creare un ospedale da campo (che logicamente era chiamato l’Ospedale della Regina, la cui gestione era affidata anche alle
collaboratrici più intime e strette della Regina) sia a visitare il fronte ed i
feriti: come racconta il contemporaneo Bernáldez, «questo faceva degli uomini, dei leoni, e dei vassalli, degli schiavi,
[cosicché] non vi erano disertori»[11].
Il suo essere una donna forte si vede anche
nel suo matrimonio, avvenuto quando aveva 18 anni. Suo fratello, Re Enrico IV
di Castiglia, voleva darla in sposa a diversi pretendenti (con il chiaro
obiettivo di farla uscire dal Regno in quanto Regina Consorte di un altro Sovrano), tra cui il potente Re del
Portogallo, ma Isabella si oppose fermamente a questa scelta, andando lei
stessa alla ricerca di quello che sarebbe diventato il suo marito. Alla fine
scelse Ferdinando, erede della Corona di Sicilia e di Aragona, ma non solo per
calcolo politico: i due infatti si amavano molto e questa cosa è chiaramente
visibile in alcune lettere, conservate oggi nell’Archivio Generale di Simancas,
oppure dal comportamento di Ferdinando quando seppe che sua moglie era morta. Sono
documenti che ci riportano un’intimità che è difficile da immaginare in sovrani
di quest’epoca ma che sono emblematici per capire come anche un Sovrano o una
Sovrano sono prima di tutto uomini e donne come noi, con i loro difetti ed i
loro pregi. Nel primo caso, in una lettera del 14 Luglio 1475 (Isabella aveva 24
anni e Ferdinando 23) Ferdinando si lamenta con sua moglie di dover vivere
separati a causa dei tanti problemi di cui soffrivano i loro Regni e le fa
questa dichiarazione d’amore «solo Dio sa
ciò che mi rattrista nel non vedere vostra
Signoria la mattina, e vi giuro per la vostra vita e per la mia che amo come
non mai»[12]. Per quanto riguarda il secondo caso,
invece, quando Isabella morì, il 26 Novembre 1504, Ferdinando scrisse una
lettera al Condestable de Castilla per comunicargli la dipartita della
Regina, affermando «la sua morte è per me il maggior peso che mi poteva
capitare in vita»[13].
La
personalità e la spiritualità di Isabella sono due aspetti della sua vita poco
studiati e ancor meno conosciuti ma che ci mostrano come sia possibile vivere
la propria fede pur avendo responsabilità di governo, anteponendo la gloria di Dio alla gloria del
mondo. Lanciandosi in imprese che venivano viste come folli (la riforma dello
stato) o dispendiose (la Reconquista di
Granada), più attenta al culto di Dio che al potere temporale, la Regina seppe
agire in ogni occasione applicando le virtù cardinali della Giustizia, della
Fortezza e della Temperanza che dovrebbero essere la bussola di ogni governante.
Francesco
Del Giudice
[1] Tutte le puntate sono disponibili all’indirizzo http://www.rtve.es/television/isabel-la-catolica/capitulos-completos/
[2] Si pensi soltanto alle pagine dedicate a tutti i Presidenti
del Consiglio italiani, compresi quelli che hanno governato per pochi mesi.
[3] Nei manuali di storia, la Spagna “appare e scompare”
in continuazione, a differenza di altri Stati che vengono invece seguiti in
ogni momento. Provare per credere. Generalmente si trovano due righe o poco più
solamente su questi cinque argomenti: conquista musulmana del 711; reconquista di Siviglia nel 1248;
matrimonio tra Isabella e Ferdinando nel 1469; conquista di Granada,
“espulsione” degli ebrei, I viaggio di Colombo (tutti e tre gli eventi sono del
1492). Il Regno di Carlo V è più o meno presente in un capitolo dedicato al XVI
secolo; la scoperta e la conquista dell’America vengono studiate in uno,
massimo due, capitoli ma sempre come evento a sé stante ed il Regno di Filippo
II è l’ultimo argomento citato dai manuali: terminato el siglo de oro, dobbiamo aspettare la Guerra Civile per poter
studiare nuovamente qualche avvenimento spagnolo. E’ emblematico anche il fatto
che l’indipendenza dei paesi ibero-americani sia relegata ad una semplice
annotazione, mentre la Rivoluzione Americana ha un proprio capitolo ed è vista
come qualcosa di diverso dalla storia inglese.
[4] Provate ad andare nella Biblioteca Nazionale di Roma,
in Sala Umanistica, e cercate i volumi a scaffale relativi alla Storia della
Spagna: la polvere depositata sopra questi testi è visibilmente maggiore
rispetto ai volumi posti affianco relativi ad esempio alla Francia o all’Impero.
[5] Per Leggenda
Nera si intende, soprattutto nella cultura spagnola e ispanofona, un
insieme di nozioni, dicerie e racconti volti a sminuire l’immagine ed il ruolo
della Spagna, in particolare nel periodo del Siglo de Oro. Si tratta di una vera e propria opinione costruita e diffusa a
partire dal nel XVI sec. che perdura ancora oggi. Elementi ricorrenti della Leggenda Nera è l’Inquisizione, la
conquista dell’America e il cosiddetto genocidio degli indios. Principale
promotore della Leggenda Nera fu
l’Inghilterra elisabettiana in chiara polemica politico-culturale-religiosa
contro Filippo II, visto come il difensore del Papato e della Cattolicità.
[6] Per essere precisi, Isabella aveva il titolo di
Regina di Castiglia-León, mentre Ferdinando deteneva quello di Sicilia e di
Aragona. Il concetto politico di Spagna
come lo intendiamo oggigiorno è anche frutto del loro matrimonio, che portò infatti
ad una unificazione personale delle
due principali Corone iberiche. Per ovvie ragioni di brevità e semplicità,
useremo in questo articolo il termine Spagna al posto di Castiglia, Aragona,
León, etc.
[7] «Contemplativam
tamen magis agere vitam quam activam videbatur»: Lucio
Marineo Sículo, De Rebus Hispaniae memorabilibus, Alcalá 1533.
[8] «Horarium
quoque sacerdotum more quotidie persolvebat»: Ibidem.
[9] Venne ordinato ai vescovi di riporre l’ostia consacrata
in casse d’argento, di tenere puliti e ben ordinati gli addobbi e il necessario
per la Messa e di tenere accesa la lampada davanti il Santissimo. Con ogni
probabilità, Isabella aveva dei veri e propri informatori sul culto che la informavano di tutti gli abusi che si
commettevano. Il documento è conosciuto come Las XXX cartas a los Obispos, è datato Granada 17 Agosto 1501 ed è
conservato nell’Archivo General de Simancas (AGS, CCA,CED,5,204,4).
[10] Favor a la Orden de San Francisco. Dogma de la Inmaculada, AGS,CCA,CED,6,109 v. – 110 r.
[11] «Esto hazia
de hombres leones, y de vasallos, esclavos; no se le iban los soldados
fugitiuos»: Andrés Bernáldez, Historia de los
Reyes Católicos D. Fernando y Doña Isabel, cit., p. 257.
[12] «Sabe Dios lo que me pesa de mañana no ver a
vuestra senoría, que juro por vuestra vida y mía que nunca tanto ame»:
AGS,ESTADO,Leg 1-1, f.180.
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