Non c’era posto nella locanda
In questi giorni vicini
al Natale vi proponiamo un testo del servo di Dio Fulton J. Sheen che mostra l’umiltà
di Dio che nasce in una stalla, l’ultimo
luogo al mondo in cui si sarebbe andati a cercarlo.
Cesare Augusto, il capo contabile del mondo,
sedeva sul suo palazzo sul Tevere, tenendo inanzi a sé spiegata una carta geografica
intorno a cui correva la leggenda: Orbis
Terrarum, Imperium Romanum. Stava per emanar l’ordine del censimento del
mondo, ché tutte le nazioni del mondo civile erano soggette a Roma. Ai margini
dell’Impero, nel villaggetto di Nazaret, i soldati affissero ai muri l’ordine
che tutti i cittadini si facessero censire nelle città da cui le rispettive
famiglie traevano origine.
Il falegname Giuseppe, oscuro discendente
del gran re Davide, fu costretto a farsi censire in Betlemme, la città di
Davide, appunto. In obbedienza a quell’editto, Maria e Giuseppe partirono dal
villaggio di Nazaret alla volta del villaggio di Betlemme, che si trovava a
circa otto chilometri di distanza, sull’altro versante di Gerusalemme. A
proposito di quel villaggetto, cosí il profeta Michea, cinquecento anni prima,
aveva profetato: “E tu, Betlemme, non sei la piú piccola tra le principali
città di Giuda, perché da te uscirà il duce che deve reggere il mio popolo,
Israele” (Mt. 2,6)
Nell’entrare nella città della
sua famiglia, Giuseppe era pieno di speranza, nonché affatto sicuro che non
avrebbe avuto alcuna difficoltà a trovare un alloggio per Maria, delle cui
condizioni per certo si sarebbe tenuto particolarmente conto. E andò di casa in
casa, Giuseppe, e tutte le trovò ingombre di gente, invano cercando un sito
dove Colui al quale il cielo e la terra appartenevano potesse nascere. Poteva mai
darsi che il Creatore non trovasse una casa nel creato? Sú per un erto colle si
arrampicò Giuseppe attratto da una lanterna fioca che, sospesa a una fune, si
dondolava dinanzi a una porta: era la locanda del villaggio. Dove, a preferenza
di ogni altro sito, egli avrebbe certamente trovato asilo. Ebbene, nella
locanda c’era posto per i soldati romani che brutalmente avevan soggiogato il
popolo di Giuda; c’era posto per le figlie dei ricchi mercanti orientali; c’era
posto per quanti, sontuosamente vestiti, vivevano nelle dimore del re; insomma
c’era posto per chiunque si trovasse in grado di dare una moneta al locandiere;
ma non c’era posto per Colui che sarebbe venuto al mondo per essere la Locanda
d’ogni e qualunque cuore derelitto di questa terra. Quando finalmente le
pergamene della storia saranno tutte ricoperte nel tempo sino alle ultime
parole, la frase più triste sarà questa: “Non c’era posto nella locanda.”
Dipartitisi dalla collina,
Giuseppe e Maria finirono col riparare in una stalla sotterranea, dove talvolta
i pastori guidavano le greggi durante la tempesta. Là, in un cantuccio
tranquilo nello squallore di una gelida caverna esposta al vento, là, sotto il
livello del mondo, Colui che in cielo nasce senza madre, in terra nasce senza
padre.
Nel sito più sudicio del mondo,
in una stalle, nacque la Purezza. Colui che poi sarebbe stato massacrato da
uomini operanti al pari di bestie nacque fra le bestie. Colui che si sarebbe
definito il “pane di Vita disceso dal Cielo” giaceva in una greppia, in una
vera e propria magiatoia. Alcuni secoli prima, gli Ebrei avevano adorato il
vitello d’oro; e i Greci, l’asino d’oro: dinanzi ad essi, gli uomini si erano
inchinati come dinanzi a Dio. Sia il bue che l’asino erano adesso presenti per
fare atto d’innocente riparazione, chini dinanzi al loro Dio.
Nella locanda non c’era posto, ma
c’era posto nella stalla. La locanda è il luogo in cui si riunisce la pubblica
opinione, il punto docale delle mode del mondo, il luogo di convegno degli
spiriti mondani, il sito in cui si radunano quanti abbiano raggiunto la
notorietà e il sucesso. La stalla invece è il sito del proscritti, degli
ignoti, dei dimenticati. Era lecito che il mondo aspettase che il Figlio di Dio
nascesse –se proprio doveva nascere- in una locanda; una stalla era l’ultimo
luogo al mondo in cui si sarebbe andati a cercarLo. La Divinità sta sempre dove meno ci aspettiamo di trovarla.
Tratto da “Vita di Cristo”, Fulton J. Sheen; Richter, Napoli, 1963. Pagg.
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