Le due vie
Sii padrone della tua volontà
e soggetto alla tua coscienza.
(M. v. Ebner
Eschenbach).
Conosci la storia di Ercole, l’eroe della mitologia greca?
Egli è il campione ideale della forza umana e del coraggio. La sua vita è una
serie di eroismi.
Era ancor nella culla e il suo
nemico cercò di togliergli la vita, mettendogli due serpenti vicino; ma il
forte fanciullo uccise le bestie che lo insidiavano. Egli vinse il dragone di
Lerna dalle molte teste, incatenò il toro di Creta, sconfisse le Amazzoni, pulì
la stalla di Augia e s'impadronì della mela d'oro delle Esperidi...; ebbene,
questo eroe leggendario si trovò un giorno imbarazzato dinanzi ad una grave
decisione.
Non era più un
bambino, ma ormai un giovane vigoroso. Stava tutto pensieroso, quando
d'improvviso gli apparvero due figure di donna:
“Vedo, Ercole ”-
disse la prima - “che stai riflettendo sulla via da scegliere nella vita. Se tu
prendi me, per tua amica, io ti condurrò per una via fiorita, dove ti sorriderà
il piacere ed eviterai ogni difficoltà. Tuo unico pensiero sarà il mangiare, il
bere, ed ogni altra soddisfazione dei sensi. Sii dunque mio seguace...”.
“Donna” - esclamò Ercole -“qual
è il tuo nome?”
“I miei amici mi chiamano felicità. I nemici peccato” - rispose la visione.
Allora gli si avvicinò l’altra
donna.
“Io non ti voglio ingannare” -
cominciò ella - “ti dico chiaramente, che gli dei hanno unito ad ogni opera
grande e buona il sudore ed il duro lavoro. Se tu mi segui, dovrai faticare.
Vuoi che tutta la Grecia lodi le tue virtù? Sforzati di far del bene a tutta la
Grecia. Vuoi che il tuo campo produca frutta bella e in abbondanza? Lavoralo
assiduamente. Vuoi conseguire allori nella lotta? Addestrati alla scuola dei
celebri maestri della scherma. Vuoi temprarti fisicamente e divenire forte come
l’acciaio? Sottoponi il tuo corpo alla ragione ed abituati alla fatica ed al
lavoro...”.
A questo punto essa fu
interrotta dal “Peccato”:
“Senti, senti, Ercole, per quale
aspra via vuol condurti questa donna!... Io invece ti condurrò danzando lungo
la via del piacere”.
“Misera” - esclamò la Virtù - “cosa puoi dare tu di buono? Dì
un po’, possiedi tu un sol briciolo di felicità?... Tu nulla fai per
procurarla. Tu mangi e bevi senza averne bisogno; d'estate tu brami il ghiaccio
e la neve. Tu pensi sempre al sonno, non perché tu sia stanca del lavoro, ma
perché sei annoiata del tuo far nulla. Tu ecciti i tuoi seguaci ad amoreggiare
prima del tempo. Tu spingi i poveri giovani immaturi, all'abuso delle loro più
segrete energie, a far del male a loro stessi. Immortale tu sei, o
vizio; ma gli dei ti hanno espulso dalla loro compagnia e gli uomini nobili ti
disprezzano. I tuoi amici più giovani si rovinano fisicamente, ed i più vecchi
sono immersi nelle tenebre dell’imbecillità... Nella loro giovinezza si sono
rotolati fino all'eccesso nel fango del piacere impuro, ed ora, nei giorni
della loro vecchiaia, trascinano il loro corpo infermo, lamentandosi; si
vergognano delle loro azioni passate e sulle loro spalle pesa la stanchezza
delle loro dissolutezze...Io invece occupo un
posto d’onore presso gli dei e sto in compagnia degli uomini migliori. Senza di
me niente di nobile si compie sulla terra. Gli artisti mi amano e vedono in
me l’aiuto; i padri di famiglia mi considerano l’angelo protettore della loro
casa. Gradevole è ai miei amici il
cibo e la bevanda perché ne prendono soltanto quando ne hanno bisogno. Il sonno
è molto più dolce per loro che non per i fannulloni, eppure non tralasciano
nessun dovere per amore di esso. Sono stimati dagli amici, sono colmi d'onore,
e quando l’ultima ora, destinata dalla sorte, suona per essi, non scompaiono
nell’oscurità dell’oblio, ma la loro memoria continua a vivere gloriosamente
nella posterità...”.
Tihamer Toth, Giovinezza pura
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