Ottavo giorno
Trattato: [68 – 77]
Noi siamo di Cristo e di Maria
Seconda verità: Per mezzo del battesimo, siamo diventati schiavi di
Gesù Cristo, dobbiamo quindi sforzarci per portare frutto per la gloria di Dio,
facendolo regnare nella nostra anima, poiché Lui ci ha conquistati con il suo
sangue. Infatti Gesù stesso con tante parabole afferma la nostra appartenenza a
Lui e il nostro compito di portare frutto, come fa per esempio come quando ci
paragona ad un gregge, di cui Lui è il pastore, che deve moltiplicarsi e dare
latte. Al contrario, Gesù maledisse il
fico infruttuoso e condannò il servo infingardo che non aveva valorizzato il
proprio talento. Tutto questo prova che Gesù Cristo vuole cogliere qualche
frutto da noi e, cioè, le nostre buone opere.
San Paolo, scrive: “Creati in Gesù Cristo per le buone opere” (Ef 2,10).
Queste parole mostrano che Gesù Cristo è l'unico principio e fine di tutte le
nostre buone azioni, e che noi dobbiamo servirlo, non solo come servi
salariati, ma quali schiavi d'amore.
San Luigi Maria, spiega il senso della
parola “schiavo”, facendo le dovute distinzioni (ricordiamo che lui ha vissuto tra la
fine del ‘600 e gli inizi del ‘700): “ci sono due modi di
appartenere ad un altro e di dipendere dalla sua autorità: la semplice servitù
e la schiavitù. Mentre con la servitù uno si obbliga a servire un altro per un
certo periodo di tempo e per un certo salario. Con la schiavitù, invece, uno
dipende interamente da un altro per tutta la vita e deve servire il padrone
senza pretendere ricompensa alcuna”. Inoltre afferma che vi sono tre specie di
schiavitù:
a) La schiavitù di natura, che è di tutte le creature che sono schiave
di Dio nel primo modo: “Del Signore è la terra e quanto contiene”
b) La schiavitù forzata, che
è propria dei demoni e dei dannati,
c) La schiavitù volontaria, che è la più perfetta e che più gloriosa da a Dio. Con tale schiavitù, infatti, si sceglie Dio e il suo
servizio al di sopra di ogni altra cosa, anche se per natura non si fosse
obbligati”.
Inoltre chiarisce la differenza tra servo e schiavo, dicendo: “Il
servo non dà al padrone tutto ciò che è, tutto ciò che ha e tutto ciò che può
avere da altri o da se stesso. Lo schiavo, invece, gli si dà interamente, con
quanto possiede e quanto può acquistare, senza nulla escludere. Il servo esige
un salario per i servizi che rende al padrone; invece lo schiavo non può
pretenderne alcuno. Il servo può lasciare il padrone quando vuole, o almeno al
termine del suo servizio; lo schiavo invece non ha diritto di abbandonarlo
quando vuole. Infine, il servo è al servizio del padrone solo per un dato
tempo; lo schiavo, invece, per sempre”.
Come non vi è nulla tra gli uomini che
faccia appartenere uno ad un altro, quanto la schiavitù, così non c'è nulla fra
i cristiani che faccia appartenere a Gesù Cristo e a Maria quanto la schiavitù
volontaria. Più volte, nella Scrittura, i cristiani sono chiamati servi di
Cristo. Anticamente, la parola servo stava ad indicare soltanto uno schiavo,
perché non esistevano allora servi. Noi, dunque, non possiamo appartenere a
Gesù come servi stipendiati, ma come schiavi, che mossi da un grande amore si
consacrano al suo servizio in qualità di schiavi.
Tutto ciò che finora abbiamo
detto di Gesù, lo possiamo riferire, senza dubbio, anche a Maria santissima
perché come dicono i santi:
“Tutto
ciò che conviene a Dio per natura, conviene a Maria per grazia”
Secondo i Santi, è lecito potersi
definire schiavi d'amore della santissima Vergine per essere così più
perfettamente schiavi di Gesù Cristo. Lei, infatti, non è come le altre
creature, le quali, se ad esse ci affezioniamo, anziché avvicinarci a Dio,
potrebbero allontanarcene. L'inclinazione più forte di Maria è di unirci a Gesù
Cristo suo figlio, così come il desiderio più forte del Figlio è che si vada a
lui per mezzo della sua santa Madre. Il
Santo con conclude con questa affermazione:
“Se non ci si vuol chiamare schiavi di Maria Vergine,
ci si faccia pure schiavi di Gesù Cristo! Tanto è costituirsi insieme schiavi della Vergine santa, perché Gesù è
il frutto e la gloria di Maria”
X
Pratiche di preparazione
1) Mettersi nella presenza di Dio.
2) Chiedere la grazia di abbracciare
con tutto il cuore il desiderio di gradire in tutto gli occhi del Signore, e di
avere come fine unico delle mie scelte fondamentali la Vita Eterna, senza farmi
sedurre dallo spirito del mondo.
3) Lettura: Come combattere il mondo? (tratto da
Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana).
c) Terzo proposito: Considerare la
vanità del mondo: Il mondo passa
velocemente: «Presto passa la figura di questo mondo» (I Cor. 7,31) e con esso
svaniscono i suoi piaceri e le sue concupiscenze: il mondo passa con la sua concupiscenza; ma
chi fa la volontà di Dio rimane in eterno (I Gv 1,17), Non c’è niente di
stabile sotto il cielo; tutto si muove e si agita come il mare quando infuria
la tempesta. Il mondo, inoltre, cambia continuamente i suoi giudizi, le sue
affermazioni, i suoi gusti e capricci; a volte rinnega quello che prima aveva
applaudito con frenesia, andando da un estremo all’altro senza scrupolo,
rimanendo solo costante nella facilità della menzogna e nell’ostinazione per il
male. Tutto passa e svanisce, solo Dio non muta, diceva S. Teresa. E con
lui rimane per sempre la sua verità: Et veritas Domini manet in aeternum»
(Sal. 11 6,1); la sua parola: «La Parola di Dio rimane per sempre» (IPt 1,1):);
la sua giustizia: « Justitia eius manet in saeculum saeculi» (Sal.110,3), e
colui che compie la sua divina volontà: chi fa la volontà di Dio rimane in
eterno (IGv 1,17).
Non fatevi tesori sulla terra, dove la
tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi
tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non
scassinano né rubano. Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore (Mt 16,19-21).
Ecco come vive in concreto chi cerca il
suo tesoro in Cielo: Gesù, vedendo le folle, salì sul monte e si mise a
sedere. I suoi discepoli si accostarono a lui, ed egli, aperta la bocca,
insegnava loro dicendo:
"Beati i poveri in spirito, perché di
loro è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono afflitti, perché
saranno consolati.
Beati i mansueti, perché erediteranno la
terra.
Beati quelli che sono affamati e assetati
di giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché a loro
misericordia sarà fatta.
Beati i puri di cuore, perché vedranno
Dio.
Beati quelli che si adoperano per la pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per motivo di
giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.
Beati voi, quando vi insulteranno e vi
perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa
mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli;
poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.
(Mat 5,1-12)
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