Quattordicesimo giorno
Trattato: [120
– 125]
LA PERFETTA CONSACRAZIONE A GESÙ CRISTO
CAPITOLO PRIMO
Contenuti essenziali della consacrazione
Poiché la nostra perfezione consiste
nell'essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. La devozione più
perfetta sarà quella che ci conformerà, unirà e consacrerà più perfettamente a Lui. Ora, essendo Maria la
creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che tra tutte le devozioni,
quella che consacrerà e conformerà di più un'anima a Nostro Signore è la
devozione alla sua santa Madre. Inoltre quanto più un'anima sarà consacrata a
lei, tanto più sarà consacrata a Gesù Cristo.
San Luigi afferma:
“La perfetta consacrazione a Gesù Cristo, che altro
non è che una consacrazione perfetta e totale di se stessi alla Vergine
santissima. O, in altre parole, essa è una perfetta rinnovazione dei
voti e delle promesse del santo battesimo”.
1. Consacrazione perfetta e totale
Questa devozione consiste nel darsi
interamente alla santissima Vergine con lo scopo di essere, interamente di Gesù
Cristo. Per far ciò, bisogna darle. Il nostro corpo, la nostra anima,
i nostri beni esterni (presenti e futuri) e i nostri beni interni e
spirituali (i nostri meriti, le nostre virtù e le nostre buone opere). Questo deve essere fatto senza alcuna riserva,
nemmeno di un soldo, di un capello e della minima buona azione. E ciò per tutta
l'eternità e senza pretendere né sperare altra ricompensa per la nostra offerta
e il nostro servizio che l'onore di appartenere a Gesù Cristo per mezzo di
Maria e in Maria. Il Montfort, si sofferma a chiarire due aspetti delle buone
opere. Infatti in esse c’è un valore soddisfattorio (la stessa buona azione
soddisfa la pena che avremmo dovuto meritare per i nostri peccati) e un valore
meritorio (la stessa buona azione ci fa meritare la grazia e la gloria eterna).
Ora, nella nostra consacrazione alla Vergine santa, noi diamo tutto il valore
soddisfattorio e meritorio delle nostre azioni. A lei diamo i nostri meriti,
grazie e virtù non perché li comunichi ad altri, visto che grazie e virtù sono
incomunicabili e solo Gesù Cristo, ha potuto comunicarci i suoi meriti, ma
perché ce li conservi, li aumenti e li abbellisca. Le diamo, invece, il valore
soddisfattorio perché lo comunichi a chi meglio le sembrerà e per la maggior
gloria di Dio.
Il Santo, alla fine, riporta le
seguenti conseguenze:
a) Con tale forma di devozione si offre a Gesù Cristo,
per le mani di Maria, tutto quanto gli si può dare.
b) Chi si è
consacrato e sacrificato volontariamente a Gesù Cristo per le mani di Maria,
non può disporre del valore di alcuna delle sue buone opere. Tutto ciò che
soffre, tutto ciò che pensa, dice e fa di bene appartiene a Maria ed essa può
disporne secondo il volere del Figlio e alla maggior gloria di lui.
c) Con questa forma di devozione ci si consacra nello
stesso tempo alla Vergine santa e a Gesù Cristo: a Maria, come mezzo perfetto
che Gesù Cristo ha scelto per unirsi a noi e unirci a Lui; a nostro Signore,
come nostro fine ultimo, cui dobbiamo tutto ciò che siamo, perché è nostro
Redentore e nostro Dio.
Pratiche di preparazione
1) Ci mettiamo nella presenza di Dio
2) Chiediamo la grazia di avere una
conoscenza di noi stessi: “Che io conosca me stesso, Signore”
3) Lettura: Tratto dal libro Via
della salute Si Sant’Alfonso Maria di Liguori
L’uomo
peccando affligge il cuore di Dio
Iddio non è
capace di dolore, ma se ne fosse capace, ogni peccato degli uomini basterebbe
ad affliggerlo ed a fargli perdere la pace.
S. Bernardo spiega che il peccato mortale è di tanta malizia, che in
quanto a sé, "perimit Deum", uccide Dio. Se Dio potesse morire, il
peccato mortale lo priverebbe di vita. Il motivo è questo: Ciò che è causa
di tristezza infinita potrebbe distruggere Dio, amore infinito.
Consideriamo quanto ci rattristerebbe il vederci offesi da qualcuno che
fosse stato molto amato e beneficato da noi. Ora, vedendo Dio un uomo, al quale
ha fatti tanti benefici e gli ha portato tanto amore, fino al punto di dare il
sangue e la vita per lui, e poi vedere come costui gli volta le spalle e
disprezza la sua grazia per niente, per uno sfogo di rabbia, per un breve
piacere; se fosse capace di pena e di mestizia, se ne morirebbe per
l'amarezza che ne sente.
Caro mio Gesù, io sono la pecorella perduta, voi siete il mio buon
pastore, che per le vostre pecorelle avete data la vita, abbiate pietà di me,
perdonatemi tutte le amarezze che vi ho date. Mi dolgo, Gesù mio, di avervi
offeso, e vi amo con tutta l'anima mia.
Maria, speranza mia, abbiate di
me pietà.
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