Ventitreesimo giorno
Trattato: [183 – 190]
CAPITOLO TERZO
"LA VITA
DI CONSACRAZIONE ESPRESSA IN UNA FIGURA BIBLICA"
San Luigi prende la figura dell’Antico
Testamento di Giacobbe, figlio di Isaaco, nipote di Abraham, il quale ricevette
la benedizione di suo padre tramite le cure industriose di Rebecca sua madre.
Potete trovare l’intero racconto biblico sul libro della Genesi, capitolo 27.
Quanto segue è il racconto biblico che scrive San Luigi con un riassunto della
sua propria spiegazione.
1. Il racconto biblico di Rebecca e di Giacobbe
Esaù aveva venduto la sua primogenitura a
Giacobbe. Ora, Rebecca, madre dei due fratelli, che amava teneramente Giacobbe,
riuscì diversi anni dopo, con un'accortezza molto santa e tutta piena di
misteri, ad assicurargli questo vantaggio.
Isacco si sentiva ormai molto innanzi negli anni. Prima di morire,
voleva benedire i suoi figli. Chiamò dunque il figlio Esaù, che amava, e gli
comandò di andare a caccia per procurargli del cibo, prima di dargli la
benedizione.
Rebecca avvertì subito Giacobbe di quanto stava succedendo e gli
ordinò di andare al gregge a prendere due capretti. Ricevutili dal figlio,
Rebecca ne fece un piatto per Isacco, secondo il gusto di lui. Poi rivestì
Giacobbe degli abiti di Esaù, che lei custodiva, e gli coprì mani e collo con
la pelle dei capretti, perché il padre che non vedeva più sentendo la voce di
Giacobbe, potesse credere, dalla pelosità delle mani, che fosse Esaù suo fratello.
Infatti Isacco si meravigliò di quella voce, che credeva fosse la voce di
Giacobbe, lo fece quindi avvicinare e palpato il pelo delle pelli che coprivano
le sue mani, disse: “La voce è di Giacobbe, ma le mani sono di Esaù”. Dopo aver
mangiato, aspirò, mentre lo baciava, l'odore degli abiti profumati di Giacobbe,
e lo benedisse: “Dio ti conceda rugiada dal cielo e terre grasse”. Lo costituì
signore di tutti i suoi fratelli e concluse la benedizione con queste parole:
“Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia colmo di benedizioni”.
Isacco aveva appena terminato queste parole, quando entrò Esaù e
gli diede da mangiare la selvaggina perché poi suo padre lo benedicesse. Quel
santo patriarca fu colto da incredibile sbigottimento nel conoscere quanto era
successo, ma invece di ritrattare quanto aveva fatto, lo confermò, poiché in
tutta la vicenda vedeva troppo chiaramente il dito di Dio.
Esaù allora scoppiò in ruggiti, come nota la sacra Scrittura, ed
accusando a gran voce di inganno il fratello, domandò al padre se avesse
soltanto una benedizione. Osservano i santi Padri che, in questo, Esaù è figura
di coloro che trovano comodo conciliare Dio col mondo e vogliono godere insieme
le benedizioni del cielo e quelle della terra. Commosso dalle grida di Esaù,
Isacco finì per benedirlo, ma di una benedizione terrena e assoggettandolo al
fratello. Ciò fece nascere nell'animo di Esaù un odio così velenoso contro
Giacobbe che da allora aspettava solo la morte del padre per ucciderlo. Né
Giacobbe avrebbe potuto evitare la morte, se Rebecca, sua madre, non l'avesse
protetto con gli accorgimenti e i consigli che gli dava e che lui seguiva.
2. Esaù figura dei riprovati
Al dire di tutti i santi Padri e interpreti della sacra Scrittura,
Giacobbe è figura di Gesù Cristo e dei predestinati, mentre che Esaù
è figura dei reprobi.
Possiamo paragonare la condotta di Esaù con quella dei reprobi,
considerando Rebecca, madre de entrambi i figli, come figura della Vergine
Maria.
Esaù
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I reprobi
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1) Il figlio maggiore, forte e di costituzione robusta, accorto
e abile nel tirare d'arco e nel prendere molta selvaggina a caccia.
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1) Hanno fiducia nella propria forza ed accortezza riguardo agli
affari temporali. Sono versati, abili e illuminati nelle cose della terra, ma
molto deboli e ignoranti in quelle del cielo.
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2) Non restava quasi mai in casa e, confidando unicamente nella
propria forza e destrezza, lavorava solo fuori casa.
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2) Non rimangono mai o quasi mai in casa, cioè nel segreto
della loro coscienza . Non amano affatto né il ritiro, né la
spiritualità, né la devozione interiore. Disprezzano la gente pietosa.
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3) Non si preoccupava molto di piacere a Rebecca, sua madre, e
non faceva nulla a tale scopo.
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3) I reprobi non si curano per nulla della devozione a Maria,
la madre dei predestinati. È vero che non odiano formalmente la Vergine.
Talora, anzi, la lodano, protestano di amarla e perfino l'onorano con qualche
forma di devozione, ma poi non sanno tollerare che la si ami teneramente,
perché non hanno per lei le tenerezze di Giacobbe. Trovano da ridire sulle
pratiche devote che i suoi figli e servi adempiono fedelmente per
guadagnarsene l'affetto, perché non credono che sia loro necessaria a
salvezza la devozione a Maria. A loro basta non detestare formalmente la
Vergine santa o non disprezzarne apertamente la devozione. Ritengono in tal
modo di essere nelle sue grazie e di essere suoi servi, recitando e
borbottando qualche preghiera in suo onore, senza tenerezza alcuna per lei
e senza correggere se stessi.
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4) Era così ghiotto e talmente schiavo della gola, che vendette
il suo diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie.
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4) I reprobi vendono il loro diritto di primogenitura, cioè le
gioie del paradiso, per un piatto di lenticchie, vale a dire per i piaceri della
terra. Ridono, bevono, mangiano, si divertono, giocano, danzano... senza
preoccuparsi, come fece Esaù, di rendersi degni della benedizione del Padre
celeste. In breve, pensano solo
alla terra, amano solo la terra, parlano e operano solo per la terra e le
soddisfazioni terrene, vendendo per un fuggevole momento di piacere, per un
vano fumo di onore e per un pezzo di terra dura, gialla o bianca, la grazia
battesimale, la veste d'innocenza e l'eredità del cielo.
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5) Era come Caino, pieno di invidia contro suo fratello Giacobbe
e lo perseguitava oltre ogni dire.
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5) Non possono sopportare i predestinati: li disprezzano,
criticano, burlano, ingiuriano, derubano, ingannano, li gettano nella
povertà, li mandano via, fanno loro mordere la polvere. Essi invece fanno
fortuna, si tolgono ogni soddisfazione, se la spassano, si arricchiscono,
ingrandiscono e vivono a loro agio.
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X
Pratiche di preparazione
Per questa terza settimana, dice san Luigi: “si applicheranno in tutte le loro preghiere e azioni quotidiane a conoscere Maria. Chiederanno tale conoscenza allo Spirito Santo. Potranno leggere e meditare ciò che ne abbiamo detto. Reciteranno, come nella prima settimana, le litanie dello Spirito Santo e l'Ave Stella del mare”. Per questa settimana si possono offrire anche le orazioni che uno faccia abitualmente (l’offerta delle opere la mattina, le tre Ave Marie, la preghiera dell’Angelus…) e nella misura delle proprie possibilità recitare il Santo Rosario.
1) Ci mettiamo nella presenza di Dio
2) Chiediamo la grazia allo Spirito Santo di conoscere Maria Santissima.
3) Esortazione di San Bernardo ad avere fiducia:
" O chiunque tu sia, che nel mare di questo mondo ti senti come sballottato in mezzo a una tempesta, se non vuoi essere sommerso dalle onde, non distogliere lo sguardo dal fulgore di quella Stella. Se insorgono i venti delle tentazioni, se vai contro gli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria! Se turbato dal pensiero delle tue colpe, stai per lasciarti vincere dalla tristezza e sei per cadere negli abissi della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nelle difficoltà, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria. Seguendo lei , non devierai; invocandola, non ti smarrirai; pensando a lei, non peccherai; tenendoti stretto a lei, non cadrai; affidandoti a lei, più nulla temerai. Con il suo aiuto, ogni fatica sarà per te leggera, sotto la sua guida giungerai facilmente alla Patria Beata".
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